Si contano almeno dodici morti, tra i quali sette poliziotti e quattro civili, e quarantadue feriti in una esplosione avvenuta a Istanbul. Azionata con un telecomando a distanza, un’auto parcheggiata imbottita di esplosivo è stata fatta esplodere al passaggio di un bus di agenti antisommossa nei pressi di un commissariato nel quartiere centrale di Beyazit, nella parte europea della città sul Bosforo, vicino al Gran Bazar e all’università. Le autorità turche hanno arrestato quattro persone sospettate di aver avuto un ruolo nell’attentato. Sono sotto interrogatorio. Come scrive il sito internet del quotidiano Hurriyet, i quattro hanno noleggiato l’auto che è stata usata per eseguire l’attentato. L’agenzia Anadolu riferisce che subito dopo l’esplosione sono stati uditi anche alcuni colpi di pistola.
Ancora nessuna rivendicazione dell’attentato. Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, tuttavia, punta il dito contro il Pkk: “Avevano detto che avrebbero commesso attentati nelle grandi città. Questo sta in relazione? Sì, fanno attentati i tutti i siti. I terroristi non dormono”, ha detto Erdogan parlando con i giornalisti dopo avere fatto visita ai feriti in un ospedale di Istanbul. Il presidente turco dovrebbe partire l’8 giugno per gli Stati Uniti per partecipare ai funerali del campione della boxe Muhammad Ali, durante i quali dovrebbe pronunciare un discorso. Il viaggio per il momento resta confermato.
L’esplosione del 7 giugno arriva dopo altri cinque sanguinosi attacchi sferrati in Turchia dallo scorso luglio, per un bilancio complessivo che supera i 200 morti.
ATTACCO KAMIKAZE AD ANKARA, MARZO 2016 – Fece 37 morti nel quartiere di Kizilay, vicino a una fermata dell’autobus prossima al parco pubblico Guven. Almeno 125 persone sono rimaste ferite. L’esplosione è stata innescata da un’auto che è andata a sbattere contro un autobus. Il governo ha puntato il dito contro i curdi del Pkk.
ATTENTATO AD ANKARA, FEBBRAIO 2016 – Lo stesso quartiere, a febbraio, era stato teatro di un attentato che fece 28 morti. La dinamica fu particolarmente simile a quella dell’esplosione del 7 giugno: l’esplosione era avvenuta anche in quel caso al passaggio di un mezzo che trasportava soldati, vicino al complesso militare nella zona centrale di Kizilay, a circa 300 metri dal Parlamento turco e dal quartier generale dell’esercito. Anche in questo caso Ankara ha puntato il dito contro i curdi.
ESPLOSIONE A ISTANBUL, GENNAIO 2016– questa volta nel cuore di Sultanahmet, cuore turistico di Istanbul che ospita la Moschea Blu e il Topkapi Palace, a gennaio un altro attentato ha ucciso 10 persone, ferendone altre 15. In maggioranza si trattava di turisti tedeschi. Il kamikaze era un miliziano del sedicente Stato Islamico.
ATTACCO KAMIKAZE AD ANKARA, IL PIÙ GRAVE NELLA STORIA DELLA TURCHIA MODERNA, OTTOBRE 2015– Il 10 ottobre, durante una manifestazione per la pace ad Ankara, in un attacco sferrato da due kamikaze, 97 persone sono state uccise e 245 ferite. L’attentato terroristico, il più grave nella storia della Turchia moderna, è stato messo a segno vicino alla stazione centrale, poco prima dell’inizio della manifestazione organizzata da sindacati e ong, a cui partecipavano diversi partiti d’opposizione, primo tra tutti il curdo Hdp. Anche questo attentato è attribuito all’Is.
ATTENTATO AL CONFINE CON LA SIRIA, LUGLIO 2015 – Tre mesi prima, il 20 luglio, un attentatore suicida seguace dell’Is si è fatto saltare in aria a Suruc, cittadina turca sul confine con la Siria, uccidendo almeno 30 giovani attivisti che volevano superare il confine per contribuire alla ricostruzione di Kobane, cittadina a maggioranza curda sottratta all’Is dalle milizie curde e dai Peshmerga di Erbil.