Squalifica di due anni, fino al 25 gennaio 2018, per la campionessa di tennis russa Maria Sharapova, che così non potrà essere alle Olimpiadi di Rio. L’Itf, la Federazione internazionale di tennis, ha provato che la tennista 29enne è risultata positiva al meldonium, un “metabolic modulator” che dal 2016 figura nella lista delle sostanze proibite della Wada (World Anti-Doping Agency), durante un controllo seguito ai quarti di finale degli Open di Australia a Melbourne. Il 2 marzo era stata contestata alla Sharapova la violazione della normativa antidoping e lei aveva subito ammesso di aver fatto uso della sostanza, senza sapere fosse proibita.
Il tribunale della Itf si è pronunciato sulla base delle argomentazioni e dalle prove presentate dall’accusa e dalla difesa della campionessa russa fra il 18 e il 19 maggio. Oltre alla squalifica, retrodatata a partire dal 26 gennaio 2016, data a cui risale l’esame delle urine da cui è risultata la positività alla sostanza dopante, per la Sharapova anche l’annullamento del suo piazzamento agli Open di Australia, con le relative conseguenze sul ranking mondiale, e il sequestro del premio in denaro conquistato al torneo di Melbourne, dove è uscita ai quarti di finale per mano di Serena Williams.
La campionessa russa affida a un post su Facebook il suo sfogo alla notizia della squalifica: “L’Itf ha speso un’enorme quantità di tempo di risorse per dimostrare che ho intenzionalmente violato le regole antidoping quando il tribunale aveva riconosciuto la mia condotta non intenzionale rigettando così la richiesta della federazione che aveva chiesto di sospendermi addirittura per quattro anni. Farò immediatamente ricorso al Tas”, ha scritto sul social network.
Nelle motivazioni della sanzione inflitta alla russa, il tribunale della Itf precisa che “la violazione delle regole antidoping” da parte della Sharapova “non è stata intenzionale in quanto non si è resa conto che il Mildronate (il farmaco assunto dalla tennista, ndr) contenesse una sostanza proibita dal 1° gennaio 2016″. Tuttavia, secondo l’organismo, “se lei non avesse nascosto l’uso del Mildronate alle autorità antidoping, ai membri del suo stesso team e ai dottori che ha consultato, la violazione sarebbe stata evitata”. Da qui, la conclusione: “Lei è l’unica autrice della propria sventura”.