“Estremismo di casa nostra”. Con queste parole il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha definito la strage di Orlando, dove Omar Mateen ha ucciso 49 persone in un club per gay. L’inquilino della Casa Bianca, dopo un vertice con la Fbi e l’antiterrorismo, ha spiegato che l’attentato è maturato all’interno dei confini nazionali e che non c’è alcuna prova chiara che il killer sia stato guidato da estremisti o che abbia fatto parte di un complotto più ampio. E ha colto l’occasione per ribadire la sua posizione sul commercio delle armi, a suo dire “troppo facili da ottenere”.
Il presidente ha spiegato che la strage di Orlando è stata un episodio di “homegrown extremism”, “qualcosa di simile a quello che abbiamo visto a San Bernardino“. Il killer, ha aggiunto Obama, sembra sia stato ispirato dall’informazione estremista disseminata in internet. “Sembra che abbia annunciato fedeltà all’Isis all’ultimo minuto”, ha precisato il presidente Usa. E spiega così la sua strategia per contrastare il terrorismo in patria: “Non basta colpire i vertici dell’Isis e le sue strutture: bisogna combattere la sua propaganda sul web e l’idea perversa dell’Islam diffusa su internet”.
Ma Obama ha puntato anche il dito contro la facilità con la quale il killer si è procurato gli armamenti necessari alla strage. “E’ troppo facile l’accesso alle armi. Ed è un problema”. Notando come l’autore della strage fosse stato in grado di procurarsi un fucile d’assalto e una pistola, il presidente ha ancora una volta sottolineato: “Corriamo un rischio nell’essere così indulgenti sulle armi”. E ancora: “Dopo la strage di Orlando c’è il rischio di diventare più lassisti e permissivi in America sul fronte delle armi da fuoco. Il pericolo è che questo tipo di eventi degeneri in un dibattito in cui la necessità di controllare maggiormente le armi da fuoco sia vista come un ostacolo alla lotta al terrorismo”.