La seconda moglie Noor, padre del suo bambino di tre anni, da sabato è sparita. Via dai profili social, forse fuggita a Rodeo in California. E adesso è indagata perché forse sapeva delle sue reali intenzioni, tant’è che- riferisce Abc – avrebbe cercato di parlare al marito Omar Mateen per convincerlo a desistere dall’attacco al Pulse club, il locale gay a Orlando dove ha ucciso 49 persone. Intanto su di lui, autore della strage, continuano a emergere particolari inquietanti. L’uomo aveva più volte frequentato il Pulse, la discoteca gay teatro della strage e faceva uso di app per appuntamenti al buio tra omosessuali. Ma la sua prima moglie Sitora Yusufiy, con la quale è stato per quattro mesi nel 2009, si spinge molto oltre. In un’intervista a una tv brasiliana riportata dal New York Post la donna, che dopo l’attentato aveva descritto l’ex come violento e instabile, ha spiegato che Mateen aveva tendenze omosessuali. Una volta il padre, Seddique Mateen – afghano e sostenitore dei talebani – lo ha persino chiamato ‘gay’ davanti a lei. La rivelazione segue quella di un compagno di scuola di Mateen, il quale sostiene che una volta gli ha chiesto di uscire.
Tante anche le testimonianze di chi, omosessuale o frequentatore di locali gay, era entrato in contatto con lui. “A volte se ne andava in un angolo a bere da solo, altre volte si ubriacava al punto da alzare la voce e diventare aggressivo”, ha raccontato all’Orlando Sentinel Ty Smith, cliente abituale del Pulse. Mateen sarebbe stato visto nel bar almeno una decina di volte. “Non abbiamo chiacchierato molto, ma ricordo che disse qualcosa riguardo a suo padre. Ci disse che aveva una moglie e un figlio”, ha riferito ancora Smith al quotidiano di Orlando. Un altro frequentatore del locale, Kevin West, ha invece raccontato al Los Angeles Times di essersi messaggiato con Mateen a fasi intermittenti per un anno, attraverso un’app di messaggistica solitamente usata dalle persone gay. Altri frequentatori della discoteca di Orlando hanno riferito ai media locali e alla Msnbc che Mateen faceva uso di diverse app e social network gay, tra i quali Grindr, per “rimorchiare”.
Intanto 27 feriti della strage sono ancora ricoverati in ospedale e sdi loro versano in gravi condizioni. Alcuni dei sopravvissuti raccontano che Mateen rideva mentre gli ostaggi lo imploravano di non ucciderli. “Rideva, e quel suono rimarrà nella mia testa per sempre”, ha spiegato alla Cnn Norman Casiano, 25 anni. “Era pura malvagità”, ha aggiunto, spiegando che il killer sembrava soddisfatto, perché stava portando a termine il suo obiettivo. Un altro ragazzo, che si è salvato perchè si è finto morto, ha raccontato invece di aver sentito Mateen mentre chiamava il 911 (il pronto intervento americano) per dichiarare la sua fedeltà all’Isis.