Ospitiamo la seconda parte del contributo di un caro amico, Paolo Tartaglione, referente “Infanzia, adolescenza e famiglie” del Cnca Lombardia (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza) e responsabile area “Reinserimento e autonomia” della Cooperativa sociale Arimo. Paolo conosce a fondo la questione che riguarda la riforma del Tribunale per i minorenni nel nostro Paese e i rischi per la nostra giustizia minorile se la riforma della giustizia Orlando, che ha appena concluso il suo iter alla Camera e sta passando al Senato, dovesse essere approvata così com’è.
di Paolo Tartaglione
Molti mi chiedono perché hanno deciso di sopprimere i Tribunali per i minorenni. Per risparmiare?
Me lo chiedo in continuazione da quando sono venuto a conoscenza di questa scellerata scelta dei nostri deputati. Io non credo che sia una scelta legata a questioni di bilancio; anzi, sono convinto che chi sostiene questa riforma sia davvero convinto di fare una cosa buona. Ma lo sono altrettanto del fatto che costoro non abbiano più in mente i bisogni dei bambini, e vedano nella particolarità del linguaggio e delle procedure utilizzate dai Tribunali per i minorenni un sopruso dei diritti degli adulti più che la tutela di quelli dei bambini.
Oltre alla grave ingenuità rappresentata da una specializzazione che resterà solo sulla carta, l’emendamento Ferranti incarna, magari senza volerlo, il pensiero di un Tribunale per i minorenni “troppo schierato con i servizi sociali”, che contamina il legale con l’educativo, e che così facendo rischia di diventare arbitrario. Quella che per noi operatori è la forza dei Tribunali per i minorenni, cioè la capacità di adattarsi ai bisogni dei minori, al loro linguaggio, ai loro tempi, la capacità di porre con chiarezza l’interesse dei bambini al centro di tutto, a chi non li conosce, sembra un attacco ai diritti degli adulti (e dei loro avvocati).
E allora è chiaro che l’errore è nostro, di chi da anni opera nella giustizia minorile: convinti che tutti avrebbero sempre capito qual è il “migliore interesse” dei minorenni, abbiamo smesso di lavorare per la diffusione di una cultura della tutela dei minori. La nostra è una società che tende a rifiutare l’idea che all’interno delle famiglie possano essere danneggiati o trascurati i bambini; l’opinione pubblica tollera poco il pensiero che, purtroppo, la maggior parte delle violenze sui bambini, così come sulle donne, avviene all’interno delle mura domestiche. In alcune recenti trasmissioni televisive, è tornato a farsi vivo il teorema secondo il quale “se i soldi che lo Stato spende per le comunità li desse alle famiglie, la violenza sui bambini sparirebbe come per magia”.
L’opinione pubblica non vede con preoccupazione il fatto che, nelle separazioni conflittuali, i genitori hanno ciascuno il proprio avvocato, generalmente molto capace di tutelare gli interessi dei propri clienti… ma che i bambini non hanno un avvocato che pensi a loro, che sappia che l’interesse dei bambini è che i genitori evitino di farsi la guerra per anni e di “arruolare” anche i figli nel proprio “esercito”. L’opinione pubblica vede “con gli occhi degli adulti”. Quindi qualcuno deve dire all’opinione pubblica e ai parlamentari che c’è assolutamente bisogno di un giudice per i bambini e gli adolescenti, che conosca i loro bisogni, i loro tempi, il loro linguaggio, e che sappia che, tra gli interessi dei minori, c’è anche quello di fare tutto il possibile per sostenere e aiutare i loro genitori.
Questo è stato sino ad oggi, per chi lo conosce, il Tribunale per i minorenni. Che potrebbe non esistere più! Abbiamo lanciato una petizione, con la quale chiediamo ai senatori di stralciare dal Ddl gli articoli sui minorenni, e di trattare la riforma dei Tribunali per i minorenni in un disegno di legge “ad hoc”, più curato e più condiviso con magistrati e avvocati minorili, oggi profondamente contrari a quanto previsto dal testo della riforma Orlando. La petizione è stata sottoscritta da oltre 14.000 persone, tra le quali Gherardo Colombo, Giuliano Pisapia e Nando Dalla Chiesa. Diffondiamola il più possibile, per informare i cittadini su questo grandissimo errore che si appresta a fare il parlamento.