Un rito spezzato. Una liturgia che non lasciava spazio a novità. Erano sempre loro a vincere. A fare cappotto a questa città. E la giustificazione era la stessa: “che volete voi, Latina è di destra e non c’è spazio per altri”. Ieri invece Latina ha voltato pagina, o libro, come ha sempre detto lui, il nuovo sindaco di questa città, Damiano Coletta, che si è presentato a capo della lista civica Latina Bene Comune, stravincendo il ballottaggio con un 75,05 per cento contro Calandrini, di Fratelli d’Italia e collegato ad altre civiche.
Un successo personale, quello di Damiano, e di un bel lavoro di squadra, iniziato da anni e intensificatosi negli ultimi tempi. Un lavoro visibile alla città e che, giorno dopo giorno, ha ingrossato le fila dei supporter, soprattutto tra i giovani. Un concetto di città ormai allo sbando, tra interessi e mala amministrazione, chiaro a tutti. Con la destra divisa, tutti potevano avere una chance. E il più quotato della vigilia era il candidato del Pd, uscito vittorioso da primarie che hanno lasciato il segno della divisione. Un vantaggio che è stato dilapidato nel giro di poco. Tante le accuse di questi giorni. Poca comunicazione e poca visibilità. Un vuoto riempito da Coletta e i suoi, presenti in ogni dove.
La città li ha cominciati a conoscere e ad apprezzare. Era ottobre dello scorso anno quando scrissi un pezzo sulla presentazione a sindaco di Damiano, e mi vanto di averne saputo cogliere il segno: “Nell’aula magna del liceo Grassi si sono presentati in 700, riempiendo completamente la sala, per assistere alla presentazione della candidatura a sindaco di Damiano Coletta, cardiologo ospedaliero, che ha deciso di prendersi cura anche del cuore malato di questa città. Già, davvero una sorpresa questa folta partecipazione in una città in genere fredda e distaccata. Evidentemente, nessuno ha fatto i conti con l’indignazione e l’esasperazione a cui ci hanno portato. Venire a conoscenza che criminali comuni e corrotti si definivano padroni della città potrebbe aver scatenato una forza reattiva magnifica e coinvolgente per tirarsi fuori dalla morsa in cui questa gente, insieme ai politici, l’hanno chiusa, soffocandone bellezza e voglia di fare.
Ed ecco quindi che diverse associazioni e realtà del territorio si sono unite e hanno dato vita a un nuovo soggetto politico: Latina Bene Comune, proponendo Damiano Coletta candidato sindaco. La kermesse giovane e dinamica, diretta e sapientemente guidata dal regista Renato Chiocca, ha fatto improvvisamente diventare vecchio tutto il rito della politica che abbiamo conosciuto fino ad oggi. Via gli stantii stereotipi e spazio ai giovani e alle loro speranze, tra teatro, musica e prosa. Tutto di qualità. Qualcuno lo ha detto. Ci hanno tolto l’Assessorato alla Cultura. Ci hanno chiuso il Teatro. Solo lo stadio è importante. Se qualcuno ha dimenticato cosa significa vivere in una società democratica, un gruppo di attori ci riporta ad Atene, dove tutti avevano gli stessi diritti e gli stessi doveri e ognuno, indipendentemente dal reddito poteva partecipare al bene comune della città.
Damiano Coletta chiude la serata con un discorso di grande equilibrio e molto coinvolgente. Nessuna promessa: il cambiamento si fa insieme, partendo dal basso. E cita Kennedy: “Non devi chiederti cosa può fare l’America per te, ma cosa puoi fare tu per l’America”. Il bene è contagioso, ha detto, per questo siete qui in tanti. Non facciamoci sfuggire questa occasione. Tocca a noi tutti uscire da questa città malata, rompendo definitivamente con il passato. Sappiatelo, è l’ultimo treno questo, cerchiamo di prenderlo tutti insieme. La gente si alza dalle sedie con la sensazione che sì, qualcosa è cambiato. Che sì, c’è una nuova speranza. Gli sguardi si incontrano, c’è una luce nuova negli occhi. La gente esce mentre Mercedes Sosa canta Todo cambia!”.
E così è stato. Se vuoi vincere ci devi soprattutto credere. E Damiano ci ha creduto sul serio, mettendoci, oltre il suo sorriso, anche la sua anima.