Nicola Cosentino, ex sottosegretario del Pdl, è stato condannato a quattro anni di carcere per corruzione. Per Cosentino, ai domiciliari, si tratta della prima condanna nell’ambito dei vari processi in cui è imputato. In sede di requisitoria il pm della procura di Napoli Nord Paola Da Forno aveva chiesto 6 anni. Era accusato di aver corrotto un agente della penitenziaria in servizio al carcere napoletano di Secondigliano, Umberto Vitale, già condannato in sede di rito abbreviato a 4 anni e 8 mesi di carcere. “Presenteremo certamente appello perché riteniamo questa decisione giuridicamente errata – ha commentato Agostino De Caro, legale di Nicola Cosentino – Siamo convinti che non ci sia stata alcuna corruzione, al massimo si è trattato di induzione. Aspettiamo le motivazioni”.
L’indagine per corruzione che ha portato alla condanna di Cosentino era partita a fine 2013 per un giro di presunti favori concessi dall’ex sottosegretario nei confronti dell’agente Umberto Vitale, in cambio della possibilità di ricevere in carcere beni non consentiti come alimenti, capi di abbigliamento e un Ipod per ascoltare la musica, oltre a una serie di visite non consentite. Vitale è già stato condannato a 4 anni e 8 mesi con il rito abbreviato. Nell’inchiesta sono stati coinvolti anche la moglie di Cosentino, raggiunta da un obbligo di dimora, e un cognato, arrestato. Come spiegava la procura di Napoli, “alcuni agenti della polizia penitenziaria, illecitamente remunerati attraverso somme di denaro o assunzioni di propri parenti, facevano arrivare a Cosentino messaggi dei suoi familiari o comunque provenienti dall’esterno, gli recapitavano beni e utilità varie, contravvenendo a quanto imposto dalla normativa carceraria e consentivano all’ex politico di muoversi liberamente nell’istituto penitenziario durante la notte”.