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Brexit, e ora che succede? Niente di brutto

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Sembra di essere piombati alla vigilia dell’anno Mille, quando l’ignoranza diventava paura e le menzogne premonizioni. E ora che succederà?, è la domanda ricorrente puntando lo sguardo verso gli indici di borsa. Succederà quel che è sempre successo: le borse sono un gioco di speculazioni ancor prima che di investimenti. Sono anni che i saliscendi borsistici provocano instabilità. Sono anni che si bruciano soldi di cartone. Il referendum britannico segna la vittoria del mondo reale sul mondo di cartone.

Il mondo di quelle genti che non giocano in borsa per quanto le loro sorti siano segnate dall’economia finanziaria. La Finanza – concetto liquido per eccellenza – entra ed esce da perimetri globali quindi non sarà il Brexit a fermare alcunché. Esattamente come non è stato il quantitative easing a modificare il potere d’acquisto delle persone. Registreremo scosse perché si tratta di trovare nuovi equilibri. Con un soggetto che giocherà in proprio in un mercato globale.

Brexit mette paura perché esattamente come accadde all’indomani dell’anno Mille si scoprirà che i secoli bui erano tutt’altro che bui e che quella paura dell’inevitabile, una volta sconfitta, generò linfa nuova. Modelli nuovi. Accettare l’Europa “perché adesso non se ne può fare a meno” significa ragionare come quella borghesia nazista e fascista che accettò i duci per paura di quello che “altrimenti cosa può accadere?”.

Una lotta di liberazione non solo è possibile ma è pure miracolosa. Ho letto frasi e commenti assurdi in queste settimane. Ho visto borse schizzare in alto il minuto dopo l’omicidio della Cox e precipitare perché una maggioranza corposa ha fatto la sua scelta. Liberamente. Ho sentito pezzi di istituzioni parlare di “abuso di democrazia” da parte della Gran Bretagna. Ho letto dichiarazioni di un pericoloso elitarismo che puzza di fascismo senza manganello e olio di ricino.

Potremmo mai votare in Italia un referendum del genere? No. Perché la Costituzione ci rivela esattamente l’identità di questa Europa, cioè un “trattato internazionale”, quindi immune dal quesito referendario. Tanto è l’Europa, un prodotto di laboratorio, un accordo internazionale privo di anima, privo di identità perché le identità non possono essere oggetto di accordi. L’Europa politica non potrà mai esistere fintanto che la cessione della sovranità non sarà una scelta di popolo.

Oggi è l’Europa delle burocrazie. Questa Europa è destinata sempre più a vestire i panni di un monarca moderno contro cui si ribelleranno maggioranze di esclusi. E allora quel che una legge impedirà oggi potrà consentirlo domani sotto la spinta popolare. Tranquilli, non è il caso degli italiani…

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