Per tutti era il gigante buono che menava sganassoni sempre in coppia con l’amico Terence Hill. L’omone barbuto degli spaghetti western degli anni Settanta, quelli che hanno conquistato generazioni di ragazzini innamorati dei due scanzonati protagonisti di Lo chiamavano Trinità. Oggi Carlo Pedersoli, che tutti conoscevano con il nome di Bud Spencer, è morto. Aveva 86 anni, era nato a Napoli, nel quartiere Santa Lucia, il 31 ottobre 1929. Si è spento in un ospedale di Roma, dov’era già stato ricoverato altre volte per problemi di salute dovuti all’età. Messaggi di cordoglio sono arrivati dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e dal ministro della Cultura Dario Franceschini. “Scompare un grande interprete del nostro cinema che nel corso della sua lunga carriera ha saputo divertire intere generazioni e conquistare il pubblico con la sua grandissima professionalità” ha detto il ministro.
Ad annunciare la notizia all’Ansa è stato Giuseppe, il figlio: “Papà è volato via serenamente alle 18.15. Non ha sofferto, aveva tutti noi accanto e la sua ultima parola è stata ‘grazie'”. Un altro messaggio è stato postato sul profilo ufficiale su facebook dell’attore, tenuto aggiornato e molto frequentato dagli utenti ancora oggi che Spencer si era allontanato dalle scene e soprattutto aveva da tempo abbandonato il lavoro in coppia con Hill (che da anni, come si sa, è Don Matteo). Nonostante entrambi abbiano avuto esperienze individuali importanti (Hill con le fiction, Spencer con pellicole di Carlo Lizzani, Dario Argento e Ermanno Olmi) sono stati i loro film in coppia a diventare dei cult. Tanto che nel 2010, insieme, avevano ricevuto insieme il David di Donatello alla carriera.
Una carriera lunga e poliedrica, iniziata per caso, dopo aver ottenuto grandi successi in piscina, nella pallanuoto e nel nuoto: è stato il primo italiano a scendere sotto il minuto sui 100 stile libero ed è stato più volte campione italiano. Poi i trionfi al cinema. Accanto ai film più popolari, anche il thriller (diretto da Dario Argento in Quattro mosche di velluto grigio), il cinema d’autore con Ermanno Olmi (Cantando dietro i paraventi) e persino per il dramma di denuncia civile con Torino nera di Carlo Lizzani. Tante esperienze, tanti successi, e anche un po’ di amarezza per non essere abbastanza considerato da quel mondo del cinema in cui era entrato un po’ per caso finendo per dedicargli la vita: “In Italia io e Terence Hill semplicemente non esistiamo – si lamentava negli ultimi anni – nonostante la grande popolarità che abbiamo anche oggi tra i bambini e i più giovani. Non ci hanno mai dato un premio, non ci invitano neppure ai festival”. L’ultima apparizione in tv era stata nel 2010 con I delitti del cuoco, fiction di Canale 5. L’anno scorso era stato festeggiato a Napoli con una medaglia e una targa per la sua lunga carriera che gli aveva consegnato il sindaco De Magistris a Palazzo San Giacomo in nome della sua città.
Ciao #BudSpencer
Ti abbiamo voluto bene in tanti— Matteo Renzi (@matteorenzi) 27 giugno 2016
Insieme o separati, Bud Spencer e Terence Hill hanno scritto momenti diversi e importanti di alcune tra le stagioni più felici della produzione italiana: dalla serie indimenticabile degli Spaghetti western (un genere declinato a modo loro, fino a farne un marchio di fabbrica), all’avventura comica (altro genere in cui si sono diversamente specializzati), dal cinema di qualità, alle produzioni internazionali di intrattenimento. Il padre è un uomo d’affari bresciano e il lavoro lo porta lontano dal Golfo quando Carlo ha appena 11 anni e tutta la famiglia si trasferisce a Roma (quartiere Parioli) nel 1940. Lasciati gli amici di scuola (tra cui Luciano de Crescenzo), il ragazzo si iscrive al liceo e a un corso di nuoto, risultando brillante in entrambi i casi, tanto che arriva all’università (corso di chimica) ad appena 17 anni. A guerra finita, però, la famiglia cambia nuovamente città, i Pedersoli finiscono a Rio de Janeiro e Carlo deve abbandonare gli studi. Farà l’operaio, il bibliotecario, il segretario d’ambasciata come nelle leggende delle star americane. Tornato a Roma, può riprendere gli studi ma soprattutto l’attività in piscina dove si segnala presto come un vero asso. Continua anche a studiare (questa volta giurisprudenza, laurea che porterà a buon fine nonostante gli exploit sportivi) e viene notato dal cinema nel pieno della stagione di Hollywood sul Tevere.
Ciao Bud, idolo di tutti i nonni. #BudSpencer pic.twitter.com/HRxEKgM60O
— RDJisMARVELous (@costyplace) 27 giugno 2016
Grazie al fisico scultoreo, viene scritturato come comparsa in Quo Vadis? e poi finisce sul set di Annibale dove non incontra mai il giovane attore Mario Girotti – Terence Hill – che diverrà il suo partner d’eccellenza pochi anni più tardi. Tocca a Mario Monicelli affidargli il primo, vero ruolo, quello del manesco Nando in Un eroe dei nostri tempi (1955). Chiuderà col nuoto dopo i Giochi di Roma del 1960 e tornerà in Sud America per una lunga parentesi lontano dai suoi interessi.
Rientrato in Italia apre una propria società, sposa Maria Amato (la figlia del grande produttore Peppino Amato), mette al mondo i primi due figli, scrive canzoni ottenendo un discreto successo. Con il cinema la gavetta è lunga e Bud Spencer conquista il ruolo di protagonista nel western Dio perdona io no soltanto nel 1967 grazie a Giuseppe Colizzi. Prima rifiutato per le richieste economiche ma poi arruolato perché risulta il solo adatto alla parte di gigantesco e minaccioso partner del protagonista, Pedersoli incontra qui di nuovo Girotti.
È morto #BudSpencer …
dovremmo spegnere tutti la TV per un minuto.
Ciao Mito, Grande uomo Grande in tutto. ❤️❤️ pic.twitter.com/SpmHlvzd9D— FraSe (@UnoFRAtanti) 27 giugno 2016
I due decideranno, alla fine del film, di cambiare i propri nomi sui manifesti per attrarre il pubblico e Pedersoli sceglierà il suo in omaggio alla birra Bud e all’adorato Spencer Tracy. Il successo del film è più che lusinghiero, ma sarà l’episodio successivo, Lo chiamavano Trinità (E.B. Clucher, 1970) a consacrare il successo personale del duo. Un vero e proprio colpo di fulmine con il pubblico che si ripeterà, infallibile, per altre 16 volte in tutto, rimanendo sempre amici e – assicurano – non litigando mai. Il cliché del personaggio è sempre lo stesso e Spencer lo riutilizzerà anche da solo: un gigante dal cuor d’oro che mena sganassoni, sorride sempre come un bambino, ristabilisce i torti e si gode la vita. Cow boy o investigatore (la serie di Steno Piedone lo sbirro), avventuriero o buon padre di famiglia, Bud Spencer mette perfino a punto un tipo di pugno a martello che lo renderà inconfondibile.