Gli attentatori giurano fedeltà allo Stato Islamico e i vertici di Raqqa non perdono l’occasione di prendersi il “merito” degli attentati di matrice islamista. Anche nell’ultimo attentato a Dacca, capitale del Bangladesh, dove hanno perso la vita venti persone, tra cui nove italiani, i miliziani in nero fedeli ad Abu Bakr al-Baghdadi hanno sfruttato il proprio brand per farsi pubblicità all’interno del panorama terroristico internazionale e tra i simpatizzanti sparsi in tutto il mondo.
Nel momento più nero della storia del Califfato dal giorno della sua autoproclamazione, con Fallujah riconquistata dall’esercito governativo iracheno, Raqqa e Mosul assediate da milizie regolari e Peshmerga curdi, gli islamisti sfruttano gli attentati in Occidente e in Asia per risollevare la propria immagine. Ma molti di questi attacchi sono il risultato della penetrante propaganda web del gruppo jihadista, anche se non sono stati progettati dagli uomini di Abu Bakr al-Baghdadi.
Attacchi in Occidente: i lupi solitari fanno la fortuna del Califfo
L’ultimo episodio in Europa risale a metà giugno, con Larossi Abballa, parigino 25enne di origine araba, che ha accoltellato due poliziotti nella capitale francese. L’uomo non era nuovo nel giro delle reti jihadiste internazionali. Nel 2013 era stato condannato per appartenenza a una rete di reclutamento jihadista che inviava combattenti in Afghanistan e Pakistan ed era attualmente sotto inchiesta per collegamento con una filiera di jihadisti con base in Siria. Non sono emersi, però, collegamenti diretti con gli uomini di al-Baghdadi. In un messaggio rilasciato giorni dopo l’attacco, il giovane ha giurato fedeltà a Isis, ma non sembra che l’attentato sia stato progettato e commissionato direttamente dal Califfato.
Situazione simile a quella di uno dei doppi attentati più celebri rivendicati dalle bandiere nere, quando Amedy Coulibaly, nei giorni della strage di Charlie Hebdo, ha prima ucciso una poliziotta a Montrouge e poi ha sequestrato sei persone all’interno di un supermercato kosher di Porte de Vincennes. Un doppio attentato compiuto da Coulibaly per perseguire la causa del Califfato. Nel successivo numero di Dabiq, il magazine dello Stato Islamico, l’uomo è stato dipinto come un uomo del Califfato. Ma non sono emersi collegamenti tra lui e l’establishment delle bandiere nere: era un criminale comune radicalizzato, un lupo solitario.
Storia simile a quella dell’attentatore di Orlando, il 29enne Omar Seddique Mateen, che il 12 giugno è entrato in un locale gay, il Pulse, sparando contro la folla e uccidendo 49 persone e ferendone altre 53 prima di dichiarare di essere un uomo del Califfo. Di origine afgane, “era arrabbiato per aver visto due omosessuali baciarsi”, ha poi dichiarato il padre del ragazzo. L’Fbi era stata sulle sue tracce nel 2013 e nel 2014 per presunti collegamenti con cellule terroristiche attive nel suo Paese di origine, senza mai però riuscire a incriminarlo.
Ma gli attentati di lupi solitari in Occidente sono più numerosi. Tra i più celebri ci sono quelli negli Stati Uniti, Australia e Canada nel 2014, con fanatici estremisti che hanno ucciso usando coltelli o investendo persone con le proprie auto. O come l’attacco del 2015 a Copenaghen, quando Omar el-Hussein ha ucciso due persone a colpi d’arma da fuoco fuori da un meeting al quale era presente il vignettista svedese Lars Vilks, attaccato da una parte della comunità islamica per le sue vignette “offensive” che ritraevano il Profeta Maometto.
Asia e Nord Africa: gruppi locali cercano appoggio dallo Stato Islamico
Attentati rivendicati da simpatizzanti dello Stato Islamico sono stati compiuti anche in Nord Africa e Asia. Spesso, si è trattato di gruppi locali che hanno l’obiettivo di unirsi al brand Isis, soprattutto dopo la nascita del Califfato, quando il movimento ha tolto ad al-Qaeda il primato tra le organizzazioni terroristiche islamiste a livello internazionale. Un tentativo di affiliamento che, nella maggior parte dei casi, lo Stato Islamico ha sfruttato per migliorare la propria reputazione nelle galassia jihadista.
Il 24 settembre 2014 il gruppo terroristico Jund-al-Khilafa, storicamente legato ad al-Qaeda, ha rapito e sgozzato il turista francese Hervé Gourdel. Dopo l’assassinio, i miliziani incappucciati hanno diffuso un video in cui giuravano fedeltà ad al-Baghdadi. Richiesta di affiliazione rispedita al mittente da Raqqa, in uno dei rari casi in cui i vertici del Califfato hanno deciso di non prendersi il merito dell’uccisione di un cittadino occidentale.
Cosa che non hanno fatto, ad esempio, dopo l’attentato di Jakarta, in Indonesia, il 14 gennaio 2016. In quel caso, un commando formato da più di dieci uomini ha assaltato un centro commerciale e uno Starbucks nel centro della capitale indonesiana, uccidendo 4 persone e ferendone 24. Poche ore dopo, l’Isis ha rivendicato l’attacco.
Twitter: @GianniRosini