È morto nella Roma che lo aveva adottato tanti anni fa Valentino Zeichen, il poeta di origini fiumane, considerato uno dei più importanti nel panorama italiano. Ad aprile, dopo essere stato colpito da un ictus, era stato al centro di una mobilitazione di amici, intellettuali e politici che chiedevano che gli fosse attribuita la pensione prevista dalla legge Bacchelli per cittadini illustri in difficoltà economiche. Nonostante Zeichen non lo volesse, a maggio era arrivato il benestare dal consiglio dei ministri per il vitalizio. Zeichen fino alla malattia aveva continuato a vivere nella sua casa-baracca di Borghetto Flaminio in riva al Tevere. Nelle ultime settimane era in cura nella clinica romana Santa Lucia, dove stava facendo la riabilitazione dopo il malore. Ora anche il presidente del consiglio Matteo Renzi lo ha voluto ricordare: “Con la scomparsa di Valentino Zeichen si spegne una delle voci più acute e nitide della poesia italiana. Un uomo mite, protagonista fuori dagli schemi della scena culturale, sempre un passo indietro e sempre un passo oltre, ci mancherà molto”.
Nato nel 1938 a Fiume allora italiana, orfano di madre a soli sette anni, alla fine della seconda guerra mondiale, quando la città diventa jugoslava, Valentino arriva con la famiglia nella penisola assieme ai tanti profughi istriani di origine italiana. Prima Parma, poi approda a Roma, dove il padre fa il giardiniere a Villa Borghese. Arriva alla poesia attraverso l’amore per il teatro. Il suo primo libro di versi, pubblicato nel 1974, si intitola Area di rigore. Il suo ultimo romanzo, un affresco in prosa della Capitale, si intitola La sumera. Fino all’ultimo il libro era tra i favoriti per la partecipazione al Premio Strega. “Non avrei mai immaginato una cosa simile nella mia vita”, aveva spiegato Zeichen in una intervista quando aveva saputo di essere tra i candidati alle finali. Poi, inaspettata, era arrivata invece l’esclusione dalla competizione letteraria e pochi giorni dopo un ictus aveva portato Zeichen in ospedale. L’editore del romanzo, Elido Fazi aveva criticato il Premio Strega chiedendone addirittura l’abolizione: “Bisognerebbe chiedere perché un grande poeta come Valentino, con un bel libro come La Sumera sia stato escluso anche dai 12” finalisti.
“Il mio cuore è sempre stato / come la porta girevole / d’un albergo a ore / Dove si poteva entrare / e pernottare a piacere; / riuscire in incognito / e senza rimpianti”, scriveva Zeichen in una delle sue tante poesie. Influenzato da autori surrealisti come André Breton e Jacques Prévert, Alberto Moravia aveva definito la poesia di Zeichen “un’eco di Marziale nella Roma contemporanea”.