Expo2015 non è coinvolta nelle indagini che hanno portato a 11 arresti per associazione per delinquere con aggravante mafiosa e al commissariamento della Nolostand del gruppo Fiera di Milano, hanno precisato gli investigatori. Però le intercettazioni raccontano che la grande esposizione era nel mirino degli indagati, ed emerge la preoccupazione per l’intervento dell’Autorità nazionale anticorruzione dopo che erano emersi i primi casi di tangenti. “Il problema è che anche Expo dovevano tenerla, poi è arrivato Cantone (…) e lui li ha messi tutti in fila!”, dice al telefono Enrico Mantica, ex ad di Nolostand a Liborio Pace, stretto collaboratore di Giuseppe Nastasi, entrambi tra gli 11 arrestati di oggi. Il tema è la prosecuzione dei rapporti del consorzio Dominus, che faceva capo a Nastasi, per avere in subappalto i lavori al polo fieristico e a Expo.

Nel provvedimento con cui la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Milano, presieduta da Fabio Roia, ha commissariato Nonsolostand, si legge che il 14 marzo 2015 Mantica spiega al suo interlocutore “che Fiera Milano Spa era intenzionata ad applicare la medesima gestione nell’assegnazione degli appalti fieristici anche in occasione di Expo2015: tuttavia, tale condotta sarebbe stata bloccata” dal presidente della Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone. E Pace replica: “Fiera la tengono sempre al coperto perché comunque gli interessi in Fiera… Fiera io in questo momento la valuto un’altra Alitalia.. che tutti i piaceri della parte politica…”.

Il contratto da prolungare a ogni costo
Dal mese precedente, dal febbraio 2015 “si registrano numerosi contatti tra Nastasi e Pace, allarmati dall’ingresso di società terze nell’allestimento degli eventi espositivi, con Mantica, finalizzati ad avere rassicurazioni circa la prosecuzione dei rapporti del Consorzio con le società organizzatrici degli eventi fieristici”. L’11 febbraio Nastasi al telefono con Simona Mangoni (da oggi ai domiciliari) esprime l’intenzione di ottenere il rinnovo del contratto con Fiera Milano spa ad ogni costo: “C’è un bordello… qua stan provando in tutti i modi a farci uscire… a metterci in cattiva luce”. “Ma adesso Simò adesso mi ci metto addosso sai come? come un pitbull!!! Il contratto me lo devono prorogare due anni, me ne sbatto i coglioni”.

Le carte si addentrano nei rapporti tra gli indagati, su cui pende l’aggravante mafiosa, con i dirigenti dell’azienda di Fiera Milano, controllata da Fondazione Fiera di Milano, i cui vertici sono scelti da Regione Lombardia. Giuseppe Nastasi e Liborio Pace “hanno avuto, e hanno nell’attualità, contatti continuativi con dirigenti ed organi apicali di Nolostand spa, finalizzati all’ottenimento o alla proroga di importanti commesse nel settore dell’allestimento di eventi espositivi/fieristici milanesi“, scrivono i giudici della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, presieduta da Fabio Roia, che hanno disposto il commissariamento di Nolostand. “L’utilizzo di prestanome a capo del consorzio Dominus, di fatto pienamente gestito dagli indagati”, si legge nel decreto, “nonché delle singole consorziate, ha consentito agli indagati di aggirare sia i controlli istituzionali svolti dalla Dia e dalla Prefettura, che le procedure di internal audit”. I controlli e le verifiche, “seppur formalmente attivate, non hanno evidenziato anomalie in ragione della mimetizzazione degli indagati all’interno del Consorzio”. “Elusa” anche la condizione “che la società consortile e ciascun suo consorziato siano in possesso dei requisiti di legge per il rilascio del certificato antimafia” e li mantengano per tutta al durata dell’incarico.

L’incontro con l’ad di FieraMilano e l’avvicinamento al presidente
Quello che è certo è che Nastasi e Pace tengono sotto controllo nel marzo del 2015 “gli avvicendamenti interni a FieraMilano”. Il primo manda un sms al secondo in cui annuncia la sostituzione dell’ad con Corrado Peraboni. Che, come si legge nella misura di preveenzione, “viene prontamente contattato dagli indagati che nel luglio 2015 riescono a farsi ricevere“. I due rientrano dalle vacanze per essere certi che il contratto di collaborazione del consorzio Dominus sia prolungato. Nastasi poi si dice certo, è il 29 luglio 2015, di avere il prolungamento fino al 2022: “Sono contentissimo…. siamo stati lì un paio d’ore”. Il giorno dopo Nastasi e Pace commentano di “aver fatto bingo”. In autunno Pace e Nastasi entrano in fibrillazione perché vengono a sapere della gara d’appalto per l’assegnazione dell’intera gestione della logistica, gara che subisce uno stop. L’arrivo di Peraboni comporta dei cambi anche in Nolostand, ma il cambio al vertice viene garantito di avere “ottime credenziali” dall’ad uscente Marco Serioli.

Non solo quindi contatti, allo stato senza rilievo penale, per Peraboni ma è lo stesso Nastasi a raccontare di essere fatto avanti con il presidente di Fiera Milano in un incontro casuale. In ballo c’è il rinnovo del contratto del consorzio Dominus, “rallentato” da una lettera anonima. “…dicono che sono uno pseudo-mafioso…” si lamenta con Marisa Vimercati Nastasi che cerca di risolvere alcuni inconvenienti con casellario giudiziario, che risulta nulla, e carichi pendenti. Nastasi racconta l’episodio così: “… Ho conosciuto il presidente della Fiera … omissis … mi han detto che entro fine mese si riuniscono per il rinnovo… omissis – l’ho beccato cosi in ascensore…”. L’uomo fa riferimento a una mail di Mantina che è “piaciuta”, a un “contatto della madonna in fiera che sono rimasti a bocca aperta… fortunatamente quindi la lettera anonima non se la sono inculata…”

L’inchiesta, spiegano le carte del gip Maria Cristina Mannocci, è nata da una segnalazione di Domenico Pomi, ex generale di brigata dei carabinieri, poi responsabile sino al 2014 del settore Security di Gruppo di Fiera Milano spa, morto un anno fa. Fu lui a segnalare il “sodalizio”, riferendo ai carabinieri “notizie sul conto di Pace e Nastasi e sul ruolo che avevano acquisito in Fiera, come risulta dalla nota della Compagnia di Rho” del 3 aprile scorso.

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