Roger Federer è immortale. Nella stagione più complicata della sua carriera, davanti al miglior Marin Cilic mai visto dopo la vittoria agli US Open 2014, il re del tennis mondiale sfodera tutta la sua classe e conquista la semifinale con una rimonta che entra nella galleria degli scatti più belli dall’All England Club. Sotto 2-0 contro il croato, iniziano tre set destinati a rimanere nella memoria del pubblico di Wimbledon. Federer è a un passo dall’ennesima delusione del 2016. Ha puntato tutto sull’erba inglese, arrivando a rinunciare al Roland Garros per preparare al meglio il torneo più prestigioso al mondo, vinto sette volte tra il 2003 e il 2012. A quasi 35 anni, con Nole Djokovic fuori dai giochi, è una delle più ghiotte occasioni per disegnare l’ottava meraviglia a Church Road. E inizia lo show. Che assume i contorni dell’epica dopo il terzo set, portato a casa 6-3. Cilic non ha alcuna voglia di inchinarsi e il quarto parziale dura 58 minuti, durante i quali lo svizzero annulla due match point portando la sfida al tie-break, fuori dall’ordinario anche quello. Federer va avanti 6-4 ma cede tre punti di fila al croato che si ritrova così di nuovo a un passo dalla semifinale. Sulla sottile linea tra l’eliminazione e la gloria, il re inizia a ballare. Annulla il terzo match point, firma la parità con un corpo a corpo a rete, va avanti 9-8 grazie a un doppio fallo, ma Cilic impatta ancora prima di cedere per 11-9. Con il Centrale in delirio, il comando delle operazioni passa a Federer, che scrive la storia. Il quinto set è equilibrato fino all’ottavo game quando il re piazza la zampata facendo il break. Si costruisce la chance con un paio di colpi di altissima scuola, poi ringrazia il croato per un dritto nella corsia laterale. A quel punto serve per il match ed è in totale fiducia. Quindi inarrestabile. Gli ultimi due punti sono due ace. La firma del campione sull’undicesima semifinale a Wimbledon, come Jimmy Connors. E non è finita qui.
In semifinale sfiderà Raonic – Ha battuto l’uomo che ha fermato la corsa di Nole Djokovic verso il Grande Slam. E lo ha fatto senza grossa difficoltà, Milos Raonic. Il bombardiere croato, numero 6 del tabellone maschile, è stato il primo a qualificarsi per le semifinali di Wimbledon cedendo un solo set a Sam Querrey, l’eroe dello scorso sabato pomeriggio sui campi dell’All England Club. L’americano ha resistito per 2 ore e 31 minuti, il tempo impiegato da Raonic per chiuderla sul 3-1 con il punteggio di 6-4 7-5 5-7 6-4. Il croato non risente della partita giocata in rimonta su Goffin agli ottavi, costretto a risalire dai due set di svantaggio. È lucido, non perde quasi mai sulla prima di servizio (87%) e anche sulle 38 seconde porta a casa il 71 per cento di punti. Così a Querrey, confermatosi contro Mahut dopo l’exploit della scorsa settimana, non viene mai concessa una chance. Lo statunitense ha appena due palle break, una delle quali non sfruttata e rispetto a Raonic ha difficoltà sulla seconda di servizio, con appena il 41 per cento di scambi vinti. Troppo poco contro un erbivoro di razza e in grande forma come dimostrato con la finale conquistata al Queen’s. Per lui si tratta della seconda semifinale a Wimbledon, dopo quella del 2014 persa contro Roger Federer. Troverà ancora lo svizzero. Fermarlo dopo l’epica rimonta contro Cilic sarà davvero difficile.
Tutto semplice per Berdych – Sicuramente molto più di quanto è stato combattuto il faccia a faccia tra Tomas Berdych e Lucas Pouille, durato meno di due ore. Il ceco, 10 del seed, ha dovuto faticare solo nel primo set, chiuso con una rimonta nel tie-break finito con il punteggio di 7-4. Dal secondo in poi è stato un monologo che ha permesso a Berdych di tornare tra i big 4 dei Championships dopo la finale disputata nel 2010, diventando così il primo tennista ceco dopo Ivan Lendl a giocare per più di una volta la semifinale di Wimbledon. Il numero 9 al mondo, solido al servizio e dal fondo, ha dovuto spesso solo attendere l’errore (frequente) del giovane francese testa di serie n. 32, dominandolo in ogni fase di gioco.
Murray su e giù. Poi domina – Prima lotta, poi vola. Crolla e infine risorge con un ultimo set senza sbavature, come spesso gli accade. Andy Murray non si lascia sfuggire la semifinale di Wimbledon e conferma la tradizione positiva nei match iniziati con il piede giusto. Lo scozzese batte Jo-Wilfried Tsonga in cinque set (7-6, 6-1, 3-6, 4-6, 6-1) dopo una maratona durata quasi quattro ore. Durante le quali si è visto di tutto e di più. L’avvio è feroce da parte di entrambi: il primo set si chiude solo al tie-break, dove la spunta il numero 2 al mondo per 12-10. Sembra un match equilibrato, ma Murray spicca il volo con un secondo parziale a senso unico nel quale concede solo un game all’avversario. Fatta? Macché. Tsonga non ci sta, lo scozzese si rilassa e – incredibilmente – si riapre tutto: due set di fila finiscono al francese, vinti anche abbastanza agevolmente. A quel punto l’inerzia sembra totalmente capovolta. Trema perfino una statistica impressionante a favore di Murray: nei 142 match durante i quali è stato avanti 2-0 ha vinto in 141 occasioni, ultima sconfitta nel 2005 – a Wimbledon – contro Nalbadian. Da allora 139 successi. Ma di chiudere la striscia, non se ne parla neanche. Del resto lo scozzese ha vinto 14 degli ultimi 16 match finiti al quinto set, perdendo solo contro Djokovic negli ultimi sette anni. Non fa eccezione Tsonga, travolto fino al 5-0 da un Murray che sembra essere entrato in campo pochi minuti prima tanto è reattivo e lucido. Poi il francese tiene finalmente un servizio, prima di cedere sul 6-1. Il numero 2 al mondo aspetta Berdych e pensa alla finale, con il possibile bis del 2013. Roger Federer, sconfitto nelle ultime due edizioni nella partita per il titolo, permettendo.