“Quando la casa brucia non si sta a discutere se sia arredata bene o male, si mette mano alle pompe”. Il problema è essere consapevoli che stia bruciando e avere a disposizione acqua a sufficienza. Nei prossimi giorni dovrebbe vedere la luce l’operazione volta a mettere in sicurezza il Monte dei Paschi attraverso l’acquisto di un massiccio pacchetto di non performing loans a un prezzo più congruo di quel 20% circa che il mercato è disposto a pagare. E, sulle attese di quest’intervento, venerdì i titoli bancari hanno finalmente rimbalzato trascinando al rialzo Piazza Affari. Ma la Borsa, si sa, è volubile e una soluzione-tampone rischia di risolvere poco o nulla, anche se al momento sembra l’unica praticabile: il rigido rispetto delle regole europee in tema di aiuti di Stato non solo costringe a interventi parziali, ma riduce anche la portata d’acqua delle pompe con le quali si vorrebbe spegnere l’incendio.

Il fondo Atlante ha già il fiato corto dopo i salvataggi di Popolare Vicenza e Veneto Banca e si sta dunque lavorando alla creazione di un secondo fondo per intervenire sulle sofferenze del MontePaschi, ma non è così facile raccogliere capitali sufficienti: a parte la Cassa depositi e prestiti che ha già dichiarato la sua disponibilità, le grandi banche si sono tirate tutte indietro, mentre le casse di previdenza e i fondi pensione al momento restano alla finestra nonostante il pressing del governo perché il rischio di far pagare le perdite agli aderenti (cioè lavoratori e professionisti) è piuttosto elevato. Con ogni probabilità alla fine verrà trovato un compromesso e verranno raccolti i 3 miliardi necessari per far decollare il nuovo fondo, tamponando la falla aperta dalla Bce con la richiesta a MontePaschi di vendere 10 miliardi di non performing loans entro il 2018. Contestualmente si dovrà però risolvere il problema della ricapitalizzazione della banca senese che il 29 luglio verrà ancora una volta bocciata agli stress test.

Sarà permesso al governo di intervenire senza toccare azionisti, obbligazionisti e correntisti? Probabilmente no – è di questo che si discute da giorni tra Roma, Bruxelles, Francoforte e Berlino – ed è perciò del tutto comprensibile che i clienti del MontePaschi abbiano iniziato a spostare fondi altrove. Un deflusso di capitali che rischia di accelerare nei prossimi giorni, aggravando i problemi della banca stessa, ma che è anche l’unica soluzione praticabile per chi non voglia rischiare di trovarsi azzerato come accaduto da un giorno con l’altro agli azionisti e agli obbligazionisti di Banca Marche, Popolare Etruria, CariFerrara e CariChieti. Giusto venerdì Altroconsumo ha diramato un comunicato in cui afferma di aver sospeso i rating di MontePaschi, della controllata Widiba e di Deutsche Bank, consigliando ai risparmiatori di vendere le azioni e le obbligazioni Mps e Deutsche Bank in loro possesso e di chiudere i conti deposito presso Widiba. Semplici misure precauzionali che danno però un’idea dell’aria che tira e di quanto poco credibile paia la fotografia di un sistema bancario solido diffusa ancora una volta dal palco dell’assemblea annuale dell’Abi dal governatore della Banca d’Italia.

Certo, la situazione del MontePaschi è ben precedente alla Brexit – come hanno osservato a Bruxelles – ma se malauguratamente la situazione dovesse scappare di mano, l’incendio potrebbe divampare con conseguenze disastrose non solo per i risparmiatori e le imprese italiane. Intanto, la sabbia della clessidra scorre inesorabile. Ammesso e non concesso che in tempi rapidi possa decollare Atlante 2 e realizzare l’operazione sui non performing loans del MontePaschi, a quel punto l’acqua a disposizione sarebbe sostanzialmente terminata, mentre le ragioni strutturali dell’attacco speculativo alle banche italiane sarebbero ancora tutte in piedi. E a quel punto inizierebbero i guai grossi. Per spegnere sul nascere l’incendio e i rischi di contagio è necessario trovare un compromesso con i partner europei e determinare una modalità comune di intervento che dia le opportune garanzie a tutti. La sensazione però è che qualcuno stia giocando una partita tutta sua e che usi l’arma di un’ottusa intransigenza per alzare la posta in palio e il prezzo. Bentrovati nell’Europa a trazione tedesca.

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