Primo Hamilton, a casa sua. Secondo Rosberg, ma sotto investigazione per una comunicazione proibita dai box. Il Gran Premio di Silverstone regala alla Mercedes, sanzioni permettendo, la terza doppietta stagionale dopo Australia e Russia. Ma soprattutto è il quarto successo – il più netto, mai contestato – nelle ultime cinque gare per il campione del mondo in carica, che dopo il difficile avvio di stagione sembra aver un po’ ristabilito le gerarchie di scuderia. Rosberg è ancora leader del mondiale, ma ormai ha solo 4 punti di vantaggio sul compagno (che potrebbero diventare anche di meno in caso di retrocessione). C’è poco altro oltre questo verdetto e un gran sorpasso di Verstappen (terzo alla fine), in una gara ricca di errori e povera di emozioni, senza neppure il brivido della partenza. In cui la Ferrari è ancora una volta comparsa di secondo piano: quinto Raikkonen, addirittura nono Vettel. Mai così male quest’anno.
La tipica pioggia britannica costringe i piloti a partire in regima di safety car, neutralizzando di fatto i primi dieci giri. Il punto, più che sorpassare, diventa allora azzeccare il momento giusto per fermarsi e montare le gomme intermedie, in una pista per metà bagnata e l’altra metà asciutta. Il più bravo e fortunato di tutti è il messicano Perez, che con la sua Force India improvvisamente si ritrova dalle retrovie in zona podio, e chiuderà sesto. Lo stesso giochetto che invece non riesce alla Ferrari con Vettel: nel tentativo di raddrizzare una gara partita a handicap, il tedesco è il primo a scegliere la slick dopo solo 15 giri. Troppo presto, probabilmente: infatti subito dopo il giro veloce ma va in testacoda, perdendo altro tempo.
In testa la gara vive quasi esclusivamente del duello fra Verstappen e Rosberg per il secondo posto. Il ragazzino della Red Bull si mangia il leader del mondiale con un sorpasso in curva all’esterno da applausi. Ma poi non riesce a ricucire su Hamilton, ed è anzi l’altra a Mercedes a rifarsi sotto, con Rosberg che con più fatica e meno spettacolarità gli restituisce il favore. Solo un problema tecnico può ravvivare il finale già scritto della corsa: a cinque giri dalla fine Rosberg ha un problema di settaggio e riceve un’indicazione via radio dal box, che preferisce sfidare l’ira dei giudici (in teoria il regolamento lo vieterebbe) che mettere a rischio in pista un prezioso secondo posto. Il tedesco è arrivato al traguardo sotto investigazione: non ci sono precedenti a riguardo e il caso, comunque verrà giudicato, farà giurisprudenza. La classifica finale potrebbe essere riscritta. Non cambierà, invece, il risultato modesto delle due Ferrari, che si fanno notare solo per lunghi in curva e testacoda. La gara di Raikkonen è perfettamente anonima: parte quinto e arriva quinto. Quella di Vettel addirittura un’odissea: retrocesso di cinque posizioni al via per l’ennesima sostituzione al cambio, fuori pista dopo il primo pit-stop quando provava a spingere con la gomma nuova, penalizzato nel finale per aver forzato un sorpasso su Massa per un misero ottavo posto che diventa nono. Invece di migliorare, la Ferrari peggiora.
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