Li ha ospitati per alcune settimane, e ora si dice pronto a riaprire loro le porte: “Perché con i profughi almeno riuscivo a pagare le bollette e il personale”. Lui si chiama Giancarlo Pari, è lo storico titolare dell’Hotel Gelso di Igea Marina, a pochi chilometri da Rimini. Prima dell’inizio della stagione estiva, ha accolto nelle sue stanze tre gruppi di migranti, una quarantina di persone in tutto, per un periodo medio di 20 giorni per gruppo. “Mi ha contattato la Prefettura – racconta – con cui ho un buon rapporto da sempre, e mi ha chiesto se potevo tenere gli stranieri qui. Ho accettato volentieri. Il ministero mi pagava 32,50 euro a persona al giorno. Mi servivano per le spese, il personale e le utenze. E’ ovvio che a livello economico mi conveniva, perché avevo un incasso certo e il bilancio era positivo. La differenza ora che è iniziata la stagione la sento, perché con la crisi i turisti sono pochi e l’albergo è mezzo vuoto”. La sua esperienza con i profughi è terminata a inizio giugno, perché molte famiglie alloggiate nell’albergo non gradivano la presenza dei giovani di colore. “Sono stato costretto a sospenderla per non perdere i clienti abituali. In Italia si fa ancora fatica a lavorare con turisti e insieme con migranti”. L’albergatore ora spera di riprendere la collaborazione con la Prefettura a ottobre. Anche perché, aggiunge, “con i profughi avevo un ottimo rapporto e loro si comportavano benissimo”.
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