Basta con elettrodomestici e smartphone programmati per guastarsi, come troppo spesso accade, allo scadere della garanzia. I consumatori dicono basta ai ‘furbetti dell’industria’. E il Parlamento accoglie l’invito ad agire con tre proposte di legge, presentate alla Camera dal Pd, con Luigi Lacquaniti, dal Movimento 5 Stelle con Ivan Della Valle, e da Sinistra italiana-Sel, con Lara Ricciatti, contro l’obsolescenza programmata, l’insieme delle tecniche per ridurre la durata o l’uso potenziale di un prodotto immesso sul mercato e sostituirlo nell’arco di un breve periodo.
AD OGNI COSTO Le tre iniziative si muovono lungo un’unica direttrice a tutela del consumatore: garanzia che passa da 2 a 5 anni, che diventano 10 nel caso di prodotti di grandi dimensioni (come nella proposta M5S); disponibilità di pezzi di ricambio fino a che il prodotto è sul mercato e per i 5-7 anni successivi; costo del ricambio “sempre e comunque proporzionato al prezzo di vendita del bene”; possibilità di riparazioni a costi accessibili, per non sentirsi più dire “spende meno se lo compra nuovo”. E ancora (sempre nella proposta M5S): ispezioni negli stabilimenti di produzione e confezionamento, nei magazzini di stoccaggio e nei punti vendita per verificare la conformità dei prodotti alle nuove norme; ritiro immediato dal mercato in presenza di violazioni, insieme a multe, e qui le 3 proposte concordano, che possono arrivare fino a 500mila euro.
SCARSA DURATA Quella contro l’obsolescenza programmata è una battaglia che le associazioni dei consumatori conducono da anni, senza grandi risultati. Qualcosa però inizia a muoversi, tanto che nelle scorse settimane la Apple ha finalmente ammesso che i suoi dispositivi, in testa gli iPhone (circa 700 milioni di pezzi venduti dal 2007), hanno una vita che non supera i 3 anni. Non si tratta, si affretta a precisare il colosso di Cupertino, di obsolescenza programmata, quanto piuttosto della definizione dei termini di utilizzo medio dei device da parte del primo acquirente. Ma questo sembra un arzigogolo che non cambia i termini della questione: molti tra i prodotti più venduti hanno ‘strategicamente’ una durata che raramente va oltre la copertura della garanzia. Dopo, ripararli costa molto e il consumatore è indotto a comprare nuovamente.
CONSUMATORI AL VERDE Qualche anno fa, i Verdi tedeschi hanno commissionato uno studio, che ha dato risultati incontrovertibili: stampanti che si bloccano dopo un prestabilito numero di copie; lavatrici con le barre di riscaldamento realizzate con leghe o metalli che arrugginiscono facilmente; spazzolini da denti a batteria con la pila sigillata e quindi non sostituibile; chiusure lampo con i denti a spirale in modo da rompersi molto prima del dovuto; scarpe con suole incollate impossibili da sostituire una volta consumate. ‘Trucchi’ che ai consumatori tedeschi costano circa 100 miliardi di euro l’anno.
TASCHE VUOTE Furbizie industriali che vengono da lontano. L’obsolescenza programmata entra in scena nel 1924, quando Phoebus, il cartello mondiale dei produttori di lampadine, decide di ridurre la durata dei bulbi a incandescenza da 2 mila 500 a mille ore. I produttori raddoppiano i propri profitti, ma a risentirne sono le tasche dei consumatori, insieme all’ambiente perché aumentano la quantità di risorse naturali utilizzate e quella di rifiuti prodotti. Strategie che nei decenni successivi hanno fatto leva anche sulla volubilità dei desideri dei consumatori, come teorizzava negli anni 50 Brooks Stevens: milioni di persone, secondo il designer statunitense, vogliono avere un oggetto “più nuovo e prima di quanto sia realmente necessario”. Esattamente quel che accade ormai da anni con la corsa spasmodica, e spesso ingiustificata, al nuovo modello di smartphone.
MURO CONTRO MURO Eppure, proprio l’indicazione della durata di un prodotto farebbe crescere i consumi, come ha dimostrato uno studio condotto a inizio 2016 dal Comitato economico e sociale europeo (Cese), che ha intervistato 3 mila consumatori in Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Spagna e Paesi Bassi. Quattro i tipi di etichette utilizzate dal Cese per la sua indagine: il 90% degli intervistati ha dichiarato che sarebbe disposto a pagare anche un sovrapprezzo di 100 euro per una lavastoviglie con due anni in più di vita. Evidente l’interesse dei consumatori per prodotti più durevoli: secondo l’analisi del Cese si venderebbero il 128% in più di valige, il 70% in più di stampanti, il 41% in più di smartphone. A meno che non si voglia tornare ai metodi in voga prima della caduta del Muro nella Germania dell’est, dove i frigoriferi dovevano garantire per legge una durata di 25 anni. Ma nessuno se lo augura.
Camera
Consumi, stop ai furbetti dell’industria: proposte Pd-Si-M5S per allungare vita e garanzia a elettrodomestici e smartphone
Copertura fino a 10 anni e possibilità di riparazioni low cost. In Parlamento tre iniziative di legge contro l’obsolescenza programmata. L’insieme delle tecniche per ridurre durata o uso potenziale di un prodotto. E sostituirlo nell’arco di un breve periodo
Basta con elettrodomestici e smartphone programmati per guastarsi, come troppo spesso accade, allo scadere della garanzia. I consumatori dicono basta ai ‘furbetti dell’industria’. E il Parlamento accoglie l’invito ad agire con tre proposte di legge, presentate alla Camera dal Pd, con Luigi Lacquaniti, dal Movimento 5 Stelle con Ivan Della Valle, e da Sinistra italiana-Sel, con Lara Ricciatti, contro l’obsolescenza programmata, l’insieme delle tecniche per ridurre la durata o l’uso potenziale di un prodotto immesso sul mercato e sostituirlo nell’arco di un breve periodo.
AD OGNI COSTO Le tre iniziative si muovono lungo un’unica direttrice a tutela del consumatore: garanzia che passa da 2 a 5 anni, che diventano 10 nel caso di prodotti di grandi dimensioni (come nella proposta M5S); disponibilità di pezzi di ricambio fino a che il prodotto è sul mercato e per i 5-7 anni successivi; costo del ricambio “sempre e comunque proporzionato al prezzo di vendita del bene”; possibilità di riparazioni a costi accessibili, per non sentirsi più dire “spende meno se lo compra nuovo”. E ancora (sempre nella proposta M5S): ispezioni negli stabilimenti di produzione e confezionamento, nei magazzini di stoccaggio e nei punti vendita per verificare la conformità dei prodotti alle nuove norme; ritiro immediato dal mercato in presenza di violazioni, insieme a multe, e qui le 3 proposte concordano, che possono arrivare fino a 500mila euro.
SCARSA DURATA Quella contro l’obsolescenza programmata è una battaglia che le associazioni dei consumatori conducono da anni, senza grandi risultati. Qualcosa però inizia a muoversi, tanto che nelle scorse settimane la Apple ha finalmente ammesso che i suoi dispositivi, in testa gli iPhone (circa 700 milioni di pezzi venduti dal 2007), hanno una vita che non supera i 3 anni. Non si tratta, si affretta a precisare il colosso di Cupertino, di obsolescenza programmata, quanto piuttosto della definizione dei termini di utilizzo medio dei device da parte del primo acquirente. Ma questo sembra un arzigogolo che non cambia i termini della questione: molti tra i prodotti più venduti hanno ‘strategicamente’ una durata che raramente va oltre la copertura della garanzia. Dopo, ripararli costa molto e il consumatore è indotto a comprare nuovamente.
CONSUMATORI AL VERDE Qualche anno fa, i Verdi tedeschi hanno commissionato uno studio, che ha dato risultati incontrovertibili: stampanti che si bloccano dopo un prestabilito numero di copie; lavatrici con le barre di riscaldamento realizzate con leghe o metalli che arrugginiscono facilmente; spazzolini da denti a batteria con la pila sigillata e quindi non sostituibile; chiusure lampo con i denti a spirale in modo da rompersi molto prima del dovuto; scarpe con suole incollate impossibili da sostituire una volta consumate. ‘Trucchi’ che ai consumatori tedeschi costano circa 100 miliardi di euro l’anno.
TASCHE VUOTE Furbizie industriali che vengono da lontano. L’obsolescenza programmata entra in scena nel 1924, quando Phoebus, il cartello mondiale dei produttori di lampadine, decide di ridurre la durata dei bulbi a incandescenza da 2 mila 500 a mille ore. I produttori raddoppiano i propri profitti, ma a risentirne sono le tasche dei consumatori, insieme all’ambiente perché aumentano la quantità di risorse naturali utilizzate e quella di rifiuti prodotti. Strategie che nei decenni successivi hanno fatto leva anche sulla volubilità dei desideri dei consumatori, come teorizzava negli anni 50 Brooks Stevens: milioni di persone, secondo il designer statunitense, vogliono avere un oggetto “più nuovo e prima di quanto sia realmente necessario”. Esattamente quel che accade ormai da anni con la corsa spasmodica, e spesso ingiustificata, al nuovo modello di smartphone.
MURO CONTRO MURO Eppure, proprio l’indicazione della durata di un prodotto farebbe crescere i consumi, come ha dimostrato uno studio condotto a inizio 2016 dal Comitato economico e sociale europeo (Cese), che ha intervistato 3 mila consumatori in Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Spagna e Paesi Bassi. Quattro i tipi di etichette utilizzate dal Cese per la sua indagine: il 90% degli intervistati ha dichiarato che sarebbe disposto a pagare anche un sovrapprezzo di 100 euro per una lavastoviglie con due anni in più di vita. Evidente l’interesse dei consumatori per prodotti più durevoli: secondo l’analisi del Cese si venderebbero il 128% in più di valige, il 70% in più di stampanti, il 41% in più di smartphone. A meno che non si voglia tornare ai metodi in voga prima della caduta del Muro nella Germania dell’est, dove i frigoriferi dovevano garantire per legge una durata di 25 anni. Ma nessuno se lo augura.
Articolo Precedente
Giudici tributari, scontro Ferranti – Davigo: “La nostra riforma non è una toppa, forse non l’ha letta bene”
Articolo Successivo
Rai, dopo l’assunzione di Semprini esposto di Anzaldi a Cantone e Corte dei conti
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Politica
La Lega a Meloni: “Dov’è l’emergenza per il riarmo da 800 miliardi?”. La premier in Aula si scaglia contro il Manifesto di Ventotene e infiamma le opposizioni
Mondo
Trump: ‘Telefonata con Zelensky molto buona’. Incontrerà Putin domenica in Arabia Saudita. Witkoff: ‘La tregua in un paio di settimane’
Zonaeuro
I paletti di Bruxelles sul business del riarmo: la torta di 150 miliardi riservata a produttori Ue e ucraini
Roma, 19 mar (Adnkronos) - "Giorgia Meloni è fuggita di nuovo, non la vedevamo dal dicembre scorso e le volte che si è palesata in aula si contano sulle dita di una mano. Si è chiusa per mesi nel silenzio imbarazzato di chi non sa cosa dire o non vuole dire cosa pensa". Lo ha detto Elly Schlein alla Camera.
Roma, 19 mar (Adnkronos) - La Lega "ha sostanzialmente commissariato la presidente Meloni dicendo che non ha mandato per esprimersi al Consiglio Ue". Lo ha detto Elly Schlein alla Camera.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Nessun impegno, nessun nuovo modello e nessuna certezza su occupazione e investimenti. Oltre i modi garbati di Joh Elkann non c’è nulla di nuovo". Lo affermano Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli di Alleanza Verdi Sinistra.
"Abbiamo chiesto - proseguono i due leader di Avs - a John Elkann di fare davvero il Presidente e il Ceo dell’azienda che dirige. Solo lui potrebbe e dovrebbe dare garanzie concrete su investimenti e occupazione in Italia. Dal 2014 ad oggi il settore ha perso 15mila lavoratori, con un danno sociale ed economico enorme per il paese. Vogliamo riportare le produzioni delocalizzate in Italia, come quella della grande Panda in Serbia, interrompendo il trasferimento degli stabilimenti all’estero. È inaccettabile che Stellantis continui a produrre modelli di grande diffusione lontano dal nostro Paese utilizzando l’immagine made in Italy solo per gli spot".
"Chiediamo un progetto industriale chiaro, che preveda investimenti definiti, nuovi modelli da realizzare in Italia e precise garanzie sul fronte produttivo e occupazionale. Tocca costatare che anche oggi non è arrivata nessuna risposta sulla Gigafactory di Termoli, sul reshoring delle produzioni trasferite all’estero, così come la fine della spinta alle delocalizzazioni, che impoveriscono il nostro tessuto industriale. L’audizione di oggi evidenzia anche - concludono Bonelli e Fratoianni - l’inadeguatezza del governo Meloni, più impegnato a fare la guerra alla transizione ecologica che a investire seriamente nelle infrastrutture necessarie, come le stazioni di ricarica e le Gigafactory. La destra non capisce che, se l’Europa non procederà con determinazione verso l’elettrico, sarà schiacciata dai colossi globali come l’americana Tesla e la cinese Byd. Serve una politica industriale lungimirante, non la difesa di modelli ormai superati".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Oplà! L’ennesima giravolta di Giorgia l’Influencer è servita". Lo scrive Matteo Renzi sui social postando una dichiarazione del 2016 della premier Giorgia Meloni. "Sull'Europa avevano le idee più chiare nel 1941 i firmatari del Manifesto di Ventotene, detenuti in carcere", disse Meloni parlando di Renzi, Hollande e Merkel.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Criticare un Manifesto è legittimo. Non rispettare la storia di ha dato la propria vita è un errore, ma questo non è accaduto". Lo ha detto in aula Maurizio Lupi di Noi Moderati nelle dichiarazioni di voto dopo le comunicazioni delle premier Giorgia Meloni. "Rispettare la storia non vuol dire non avere la libertà o la legittimità di criticare contenuti e idee diverse dalla propria storia, questo è il sale delle forza della democrazia".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - “La presidente del Consiglio che rinnega i valori della Costituzione sulla quale pure ha giurato: come si può? Come si possono insultare i padri non solo dell’Europa ma anche della nostra patria? Non è solo un’anti europeista che getta la maschera, e su questo avevamo pochi dubbi visto che la sua idea di Europa è più quella di Orban che la nostra ,il fatto più grave è che Meloni, con il suo discorso sul manifesto di Ventotene, insulta la storia e la memoria del nostro Paese". Così in una nota l’eurodeputata del Pd, Irene Tinagli.
"Mi voglio augurare che i vertici delle istituzioni, i presidenti di Camera e Senato in primis, vogliamo intervenire a tutela della democrazia, duramente contestata da chi dovrebbe governare l’Italia ed invece la oltraggia. La verità è fin troppo banale: all'Europa libera e unita, la Meloni preferisce l’autoritarismo di Orban e la sudditanza a Trump”.
Roma, 19 mar (Adnkronos) - "Abbiamo assistito all'ennesimo show della influencer Meloni, dopo un intervento scialbo, il grande colpo finale, l'attacco al Manifesto di Ventotene, preparato da giorni con giornalisti amici e le Tv, che serve per stare sui giornali per il Manifesto di Ventotene anzichè per le divisioni della maggioranza o la mancanza di una linea chiara di questo governo". Lo ha detto Maria Elena Boschi in aula alla Camera.
"Penso che abbia mandato di traverso il pranzo al presidente Mattarella, che ha anche ricordato che il Manifesto di Ventotene è un punto di riferimento nella costruzione europea", ha aggiunto la capogruppo di Iv a Montecitorio, che tra le altre cose ha sottolineato: "La Lega ha linea chiara, e l'ha detto: lei no ha mandato per andare al Consiglio Ue".