Prima ancora di arrivare a Piazza Affari, la privatizzazione di Enav finisce in procura. Nel pieno della fase di sottoscrizione dell’offerta, la Federazione Autonomia Trasporto Aereo (Fata Cisal) e la Confederazione italiana lavoratori autonomi attività di volo (Cila-Av) hanno infatti presentato un esposto al Tribunale di Roma chiedendo di appurare l’eventuale esistenza di “fattispecie penalmente rilevanti in ordine alla scellerata volontà di collocare in Borsa” Enav. Secondo quanto riferisce il documento, depositato il 12 luglio, in azienda si “stanno registrando e verificando una serie di eventi ed atti, dai quali sono presumibili, quanto meno, una serie di irregolarità nella gestione direzionale, in spregio dei principi cardine dell’ordinamento e/o dell’agere amministrativo, che dovrebbero guidare l’operato di una società pubblica” .

Il sindacato contesta innanzitutto le modalità con cui è stata decisa la privatizzazione del gestore pubblico del traffico aereo civile: “Ci troviamo di fronte ad una vendita con Ipo fino al 49% del capitale sociale (…) solo sulla base di un atto regolamentare contenuto nel Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri” del 16 maggio 2014 (…)”, spiega l’esposto. L’operazione non avviene “dunque a seguito di un atto parlamentare avente forza di legge, come di contro si ritiene sarebbe eventualmente dovuto avvenire” per vendere “legittimamente” una parte o la totalità di Enav, precisa la denuncia, ipotizzando la “nullità dell’intero procedimento di Ipo”.

In secondo luogo, Fata Cisal e Cila-Av chiedono alla procura di verificare se la riduzione del capitale decisa il 13 aprile 2015 per 180 milioni, la successiva emissione di un bond di pari importo e, infine, la conversione a riserve disponibili di 400 milioni non si configurino come un depauperamento del “patrimonio della società  (..) pur in assenza di perdite, anzi consuntivati dividendi negli ultimi tre esercizi”. Inoltre, secondo il sindacato, è evidente sin d’ora che per tener fede alle promesse fatte agli investitori sui dividendi futuri, Enav “dovrà necessariamente” attingere a “risorse interne, con ogni conseguente rilevanza pubblica, per la stabilità finanziaria della società e molto probabilmente per i livelli occupazionali dell’intero gruppo”. Anche perché il fatturato di Enav, assicurato al 90% dal Contratto di programma e di servizio 2013-2015, si basa per il triennio successivo su una clausola di continuità, la cui validità, secondo l’esposto, è ancora tutta da verificare.

La denuncia si sofferma poi sul capitolo su Enav North Atlantic, società in cui nel 2014 l’allora ad Massimo Garbini decise di investire per “mettere in piedi un sistema di sorveglianza del traffico aereo per monitorare zone attualmente prive di copertura radar”. Un progetto che tuttavia, secondo l’esposto, “risulta quanto meno di difficile coordinamento per il fatto che esso richiede di fare controllo del traffico aereo su spazi aerei attualmente non di competenza/sovranità italiana”. Infine il sindacato chiude l’esposto denunciando un potenziale conflitto d’interesse per il numero uno dell’Enav, Roberta Neri, che è anche amministratore di Sorgenia, azienda con cui il gestore del traffico aereo “sembra abbia stipulato un importante contratto”. Sulla questione, nulla è riportato nel prospetto informativo dove si evidenzia solo il potenziale conflitto d’interesse della Neri in merito al bonus per il collocamento (307mila euro). Cifra che si sommerà allo stipendio, recentemente passato da 200mila a 400mila euro, e a un compenso variabile (40% del fisso) legato al raggiungimento di obiettivi specifici.

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