Gentile sindaca Virginia Raggi,
come presidente di un’organizzazione che si occupa della tutela e della promozione dei diritti delle comunità rom e sinte in Italia Le formulo i migliori auguri di buon lavoro. Un lavoro che non sarà facile, ma sicuramente affascinante per le sfide che Lei sarà chiamata ad affrontare e per le tante domande che oggi, nella città di Roma, attendono risposte.
Era il maggio 2014 quando, presso la Sala del Campidoglio, fotografammo, con il rapporto “Campi Nomadi s.p.a.”, il “sistema campi” che nella città di Roma, da almeno due decenni, da una parte condanna le comunità rom in emergenza abitativa a vivere concentrate in ghetti etnici dove i diritti sono violati, dall’altra prevede l’erogazione di un flusso incontrollato di denaro pubblico che non raggiunge alcun risultato in termini di inclusione sociale. Fummo i primi a denunciare, nel solo 2013, la spesa di 22 milioni e mezzo di euro per mantenere il “sistema campi” attraverso affidamenti diretti a beneficio di vari enti, organizzazioni o uffici dipartimentali.
Oggi, a distanza di due anni, lo scenario è totalmente cambiato, in seguito al terremoto giudiziario che sta travolgendo più di cinquanta tra dirigenti e funzionari pubblici, cooperative ed associazioni, sedicenti “rappresentanti rom” e vigili urbani. Dalle inchieste degli inquirenti il quadro che attualmente emerge è desolante: i rappresentanti di 16 dei 31 enti che nel 2013 ruotavano attorno al “sistema campi” oggi sono agli arresti o sotto indagine e il 70% delle risorse destinate agli insediamenti per soli rom è stato per anni gestito da loro. La verità di Buzzi: «Gli zingari rendono più della droga!» sembrerebbe la stessa delle decine di persone che, utilizzando denaro pubblico hanno sino ad oggi lucrato sulla pelle dei più deboli permettendo che migliaia di persone continuassero a vivere nel degrado, nella povertà, nell’emarginazione, indistintamente additati come asociali o criminali.
L’inganno è stato svelato e ora che è stata fatta tabula rasa è il momento propizio per iniziare un nuovo corso che ci auguriamo Lei sappia incoraggiare, sostenere, portare a compimento. Una strada verso il superamento delle baraccopoli romane attraverso processi inclusivi, così come indicato dalle linee guida contenute nell’agenda “Oltre le baraccopoli” che Le abbiamo presentato nel corso della campagna elettorale.
Ma ancor prima di avviare un intervento in tal senso, riteniamo sia di fondamentale importanza da parte Sua pronunciare una parola che aiuterebbe veramente a voltare pagina, una parola che sinora nessun amministratore ha avuto il coraggio di dichiarare pubblicamente: la parola “Scusa”. È fondamentale che la nuova Amministrazione da Lei presieduta, possa e sappia riaprire il nuovo corso iniziando a chiedere “Scusa” per quanto compiuto dagli amministratori che l’hanno preceduta e per il “sistema campi” che con le loro scelte hanno fatto nascere e consolidato: scusarsi con quelle famiglie rom, discriminate e indigenti, che per anni sono state le “galline dalle uova d’oro” utili per generare profitti illeciti; con quei cittadini e i comitati di quartiere che hanno subìto la presenza di insediamenti abbandonati a se stessi, ormai vere e proprie baraccopoli; con quei dipendenti del Comune di Roma e quei lavoratori del sociale che hanno sempre lavorato onestamente, con passione e professionalità sulla “questione rom” e che rischiano di vedere il loro lavoro gravemente compromesso dall’attività di colleghi senza scrupoli.
Chiedere “Scusa” significa per un amministratore esprimere con fermezza la volontà che gli errori commessi nel passato non si ripetano, attraverso un nuovo rapporto di fiducia, fondato sull’onestà, la trasparenza e il rispetto dei diritti di tutti, che si potrà creare tra abitanti delle baraccopoli, cittadini delle periferie e istituzioni.
Scusarsi è l’atteggiamento proprio degli umili e dei forti. E noi riteniamo che solo chi saprà essere umile e forte nell’amministrare questa bellissima città, potrà dare una risposta soddisfacente anche alle baraccopoli presenti nella città di Roma e a quanti le abitano, che potranno forse tornare a sognare in una città che li tratti diversamente, senza discriminazione.
Auguri di buon lavoro!