Anche i vertici di Ferrotramviaria sono indagati dalla procura di Trani per il disastro ferroviario del 12 luglio tra Corato e Bari, in cui sono morte 23 persone e altre 52 sono rimaste ferite. Lo si apprende in ambienti giudiziari tranesi. Ferrotramviaria è la società privata che gestisce la linea su cui si è verificato il disastro. I nuovi indagati sono la presidente e legale responsabile Gloria Pasquini, che è anche socio dell’azienda, il direttore generale di Ferrotramviaria, Massimo Nitti, il direttore di esercizio delle Ferrovie del Nord Barese (Ferrotramviaria) Michele Ronchi. I reati ipotizzati sono disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni personali colpose plurime.
“Siamo pronti a dare tutti i chiarimenti necessari e a fornire la massima collaborazione possibile ai magistrati inquirenti”, ha detto l’avvocato Michele Laforgia, loro difensore. Laforgia, che ha depositato questa mattina in procura a Trani la nomina a difensore di fiducia, ha sostenuto che l’iscrizione dei vertici dell’azienda è un “atto dovuto” anche in conseguenza del fatto che alcuni dipendenti dell’azienda sono morti nello scontro tra i due treni.
La Pasquini fa parte della famiglia del fondatore della società, il conte Ugo Pasquini. Lei e i familiari Emanuele, Ughetta e Patrizia hanno il 61,3% del capitale, mentre Clara Nasi, figlia di un cugino di Gianni Agnelli e moglie del conte Enrico Maria Pasquini, ha il 12,7%. Enrico Maria Pasquini è uscito dal’azionariato nel 2014 dopo una condanna in primo grado a 4 anni per reati finanziari per i guai della Smi, fiduciaria di San Marino attraverso la quale aveva acquisito il controllo di San Marino International bank. Lo scorso febbraio, in appello, i giudici hanno sentenziato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione.
Il marito di Gloria Pasquini, Andrea Pavoncelli, guida la United investment bank basata nell’isola di Vanuatu, nel Pacifico. I pm di Siena Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso, nell’ambito dell’inchiesta sugli ex vertici del Monte dei Paschi di Siena e prima del trasferimento a Milano dei fascicoli sui derivati Alexandria e Santorini, hanno sentito anche Pavoncelli e ricostruito l’invio di 1,4 milioni di euro da un conto dell’istituto offshore intestato all’ex manager dell’area finanza di Mps Alessandro Toccafondi alla Smi, attraverso cui quei soldi furono poi scudati. Toccafondi era vice di Gianluca Baldassarri, ritenuto il capo della cosiddetta “banda del 5%” che avrebbe truffato l’istituto senese lucrando percentuali sulle operazioni finanziarie fatte per conto della banca.