La Cassazione ha annullato senza rinvio “perché il fatto non sussiste” le condanne inflitte nei confronti di cinque presunti appartenenti alla cellula terroristica con base ad Andria, ordinando l’immediata scarcerazione dei quattro imputati detenuti accusati di associazione finalizzata al terrorismo islamico. Nei confronti di uno dei detenuti, l’imam Hosni Hachemi Ben Hassen, la Suprema Corte ha annullato la sentenza con rinvio per la rideterminazione della pena solo per il reato di istigazione all’odio razziale.
Sul suo telefono nel gennaio 2009 viene intercettato questo sms: “Dio prendi il mio sangue come vuoi e disperdi il mio corpo per il tuo disegno come vuoi. Amen!”. Ed è soltanto una delle tante intercettazioni depositate agli atti. “Sono al mio ultimo punto Sceicco!”, si legge ancora in un’intercettazione, “Preparato! … Se Dio vuole, spero che Dio lasci disperdere … prega e dici: “Possa Dio sparpagliare i nostri corpi per la sua causa…..voglio che le mie carni vadano in pezzi! … Voglio che la mia carne vada in pezzi!”.
Gli imputati furono arrestati dal Ros dei Carabinieri di Bari il 30 aprile 2013. In primo grado, nel settembre 2014, al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato, furono condannati dal Tribunale di Bari a pene comprese fra i 5 anni e 2 mesi (Hosni, ritenuto il capo, difeso dagli avvocati Giangregorio De Pascalis e Roberta Maria Porro) e i 3 anni e 4 mesi per gli altri quattro. I quattro, di nazionalità tunisina, erano ritenuti componenti l’associazione: Faez Elkhaldey, detto ‘Mohsen’, difeso da Sergio Ruggiero, Ifauoi Nour, detto ‘Moungi’, difeso da Vittorio Platì, Khairredine Romdhane Ben Chedli, difeso da Carolina Scarano e Chamari Hamdi, difeso da Carlo Corbucci.
Secondo l’accusa, gli imputati “cooperavano nell’attività di proselitismo, di finanziamento, di procacciamento di documenti falsi, tenevano i contatti con altri membri dell’organizzazione, disponibili al trasferimento in zone di guerra per compiervi attività di terrorismo”. In appello, nell’ottobre 2015, le condanne furono confermate con riduzione di pena a 2 anni e 8 mesi per il solo Chamari Hamdi.
Stando alle indagini della Dda di Bari, tra il 2008 e il 2010 il gruppo, sotto la guida dell’Imam tunisino della moschea di Andria, Hosni Hachemi Ben Hassem, alias Abu Haronne di 50 anni, avrebbe studiato in rete le tecniche per costruire ordigni, si sarebbe addestrato sull’Etna, in Sicilia, ridendo delle chiese distrutte in Abruzzo dal terremoto e parlando di odio, di sacrificio, di morte. “Dio è grande. E tante chiese sono state distrutte… Sì, tutte le chiese sono crollate… Non c’è altro dio all’infuori di Allah… le chiese, la maggior parte delle chiese sono crollate…” le parole dell’imam.
Agli atti del processo c’erano materiale fotografico e video, documenti, intercettazioni telefoniche, e poi le rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia, terroristi pentiti. Sempre secondo la Dda, l’indottrinamento finalizzato anche al reclutamento di volontari mujaheddin da avviare ai campi di battaglia in Afghanistan, Yemen, Iraq e Cecenia avveniva nel call center gestito dal presunto capo dell’organizzazione.