Urbano Cairo conquista Rcs con il 48,8 % delle azioni e diventa il proprietario del più importante quotidiano italiano, il Corriere della sera, che si aggiunge ai vari settimanali della Cairo Communication e soprattutto a La7, la tv che negli ultimi anni si è specializzata nell’approfondimento informativo. Nasce il vero terzo polo dell’informazione italiana. Dopo tanti anni viene dato un calcio a una grave anomalia: a vincere è un editore puro invece di banchieri, finanzieri, industriali e faccendieri. Perché non si dovrebbe applaudire al risultato? Anche l’Antitrust si è espressa favorevolmente: l’acquisizione non determina una posizione dominante.
Ma una domanda è d’obbligo: “Cairo sarebbe stato in grado da solo di sostenere l’operazione?”. Questo è il punto. Senza il supporto della prima banca italiana, Intesa, sarebbe stato difficile per non dire impossibile, battere i poteri forti di Mediobanca, UnipolSai, Pirelli e Della Valle. E’ un’operazione avvenuta qualche giorno prima della decisione a portare ombre sull’evento: l’intervista al Corriere di Giovanni Bazoli, il vero capo di Intesa, che dichiara di votare Sì al referendum di novembre. Ha tutta l’aria di essere un messaggio per il governo Renzi.
E’ tutto oro ciò che luccica? Fin dove arriverà l’autonomia dell’editore? Durante l’incontro tra Cairo e Lotti, avvenuto prima della decisione su Rcs, hanno parlato di vacanze o di un eventuale taglio alla pubblicità della Rai dato il maggior introito che la tv pubblica riceverà con il canone in bolletta, per dare più risorse al mercato? Cairo è abituato a governare le sue aziende da uomo solo al comando. Così si è comportato con La7, non solo è l’amministratore delegato, ma con molta probabilità fa e disfa i palinsesti, decide le scenografie, sceglie gli autori dei programmi e i direttori generali, sotto la sua guida, svolgono il ruolo di impiegati.
E’ il capo che si permette di tagliare la sua unica star: Crozza, fregandosene di indebolire il programma di Floris che da gennaio perderà il suo picco d’ascolto. E’ vero che negli anni il comico ha perso qualche punto di share ma era sempre uno dei numeri uno ed è tra i pochi capaci di fare satira politica. Il Corriere non sta attraversando un bel periodo nonostante l’aiuto che La Repubblica di Mario Calabresi gli sta dando, è impensabile che l’editore Cairo non intervenga in Rcs (ha già annunciato che probabilmente, dopo la conferma ufficiale della Consob che avverrà entro il 28 luglio, il consiglio di amministrazione andrà a casa), e non crei sinergie tra via Solferino e il Tg7 di Mentana, sarebbe un modo per non tagliare posti di lavoro e sul fronte dell’informazione si costituirebbe un polo veramente alternativo alla Rai e a Mediaset.
Cairo in questa fase non poteva che confermare il direttore del Corriere Luciano Fontana. Non metto in dubbio la reciproca stima, ma la conferma fatta così ha un po’ il sapore dello “stai sereno” di Renzi a Letta.