Un ultimatum per avere una risposta e chiarire una volta per tutte la propria posizione: dentro o fuori dal Movimento 5 stelle, la riconciliazione o la rottura definitiva. Dopo oltre due mesi di silenzio, il sindaco di Parma Federico Pizzarotti rompe gli indugi e scrive a Beppe Grillo, perché “il tempo delle attese è finito”. È dal 13 maggio, giorno della sua sospensione, che Pizzarotti è stato lasciato in un purgatorio dal quale direttorio e vertici del Movimento pare non abbiano alcuna intenzione di farlo uscire. Per questo ha deciso di rivolgersi direttamente a Grillo con una lettera, in cui definisce la propria sospensione “un atto di forza illegittimo”, anche alla luce della pronuncia del tribunale di Napoli sulle espulsioni campane. “Se non dovessero arrivare in tempi brevi risposte a entrambe le mie considerazioni di cui sopra – scrive il sindaco alla fine della lettera, lanciando un aut aut – interpreterò l’atteggiamento per quello che è: la chiara volontà di arrivare a una rottura senza neppure il coraggio di assumersene la responsabilità. Nonostante mi senta ancora profondamente legato al Movimento 5 Stelle e al suo popolo, ritengo che la dignità dei miei concittadini venga prima di tutto. Questo limbo in cui avete tentato di isolarci non è rispettoso nei loro confronti e, giustamente, pretendiamo chiarezza. D’altra parte l’indifferenza non rende piccolo chi la subisce, ma chi la attua”.

Nel documento, redatto insieme al suo gruppo di maggioranza, il primo cittadino spiega che sono passati 60 giorni da quando ha presentato le controdeduzioni “a una sospensione che reputo ingiusta e illegittima, ma non mi è chiaro se siano state prese in esame e da chi”. Pizzarotti ricorda anche di avere rispettato l’ultimatum di dieci giorni per inviare le proprie repliche, a cui però non è seguita alcuna reazione. “Se non c’era fretta di prendere una decisione – aggiunge – mi chiedo il motivo dell’ultimatum di dieci giorni a un sindaco del Movimento 5 Stelle, che ha sempre fatto della serietà e della responsabilità punti di riferimento dell’attività di governo”. Il sindaco, che subito dopo la sospensione aveva annunciato di stare pensando alle vie legali, ha visto rafforzarsi la propria posizione dopo la vicenda degli espulsi reintegrati a Napoli. Un finale a cui potrebbe arrivare anche il gruppo di Parma, in caso di ricorso. Il pronunciamento del tribunale, spiega infatti Pizzarotti nella lettera, “conferma ciò che ho esposto nello scritto che ti ho presentato: la sospensione è stato un atto di forza illegittimo, probabilmente il pretesto da parte di qualcuno per neutralizzare la critica interna, che in democrazia è necessaria”.

Prima del caso di Napoli, che in qualche modo ha riacceso i riflettori anche su Parma, c’erano state le amministrative che hanno rafforzato il Movimento, con le fondamentali vittorie a Torino e a Roma, e del destino del primo sindaco grillino non si era più saputo niente. Ma l’isolamento in cui è stato lasciato insieme alla città che amministra, per il sindaco ora è troppo. “A questo fatto che denota scarso rispetto, nei confronti miei e della città, si è aggiunta una indifferenza totale continuata negli anni, incomprensibile sotto ogni punto di vista. – scrive – Durante il periodo dei ballottaggi ho evitato di alimentare polemiche e risposte pubbliche e, pur continuando a rispondere a fredde email, ho richiesto con forza un incontro e chiarimenti faccia a faccia”. Richieste che sono sempre rimaste inascoltate, anche se sono continuate le polemiche a distanza, l’ultima pochi giorni fa con Luigi Di Maio, che pur essendo a Bologna per un incontro con attivisti pentastellati non si è degnato di passare da Parma.

Così Pizzarotti ha deciso di forzare la resa dei conti e togliersi i sassolini dalle scarpe, rammentando tutto quello che ha passato in quasi cinque anni di governo da pentastellato: dagli insulti via blog all’indifferenza verso il proprio operato, fino all’esclusione dall’incontro con i sindaci Cinquestelle a Roma dopo le ultime amministrative, una richiesta che lo stesso sindaco da tempo chiedeva ai vertici e all’epoca, ricorda, “bollata come inutile”. “Credo che se il tavolo di discussione fosse stato preso in considerazione già allora – aggiunge – oggi diverse problematiche interne sarebbero state risolte (vedi Comacchio, Gela e Quarto), i sindaci avrebbero alle spalle un rapporto più solido e coeso, mentre l’azione di governo locale risulterebbe ora condivisa e politicamente più forte”.

Il sindaco non perde occasione anche per lanciare critiche dirette alla gestione del Movimento negli ultimi anni, come le sue proposte bocciate, tra cui quella di un meetup nazionale, o le occasioni perse, come la mancata partecipazione alle elezioni di Ravenna e Rimini: “Sono anche ‘colpevole’ di portare avanti la richiesta di gettare le fondamenta di un meetup nazionale, un’assemblea di cittadini e portavoce, liberi ed uguali, per discutere pubblicamente e alla luce del sole indirizzi politici futuri in vista delle prossime, decisive politiche, ma soprattutto regole chiare ed eque per tutti. Ti rendi conto che con un’organizzazione seria, oggi probabilmente Rimini e Ravenna sarebbero città amministrate dal Movimento? Qualcuno, novello Pilato, ha invece scelto di non candidare nessuno”.

Il sindaco, ricordando di non avere paura a dire quello che pensa, conclude chiedendo a Grillo quali intenzioni abbia per il futuro dei Cinquestelle: “Ti chiedo: la volontà è quella di lasciare che le varie correnti del Movimento lo logorino dall’interno? Decidere in una stanza chiusa regolamenti e indirizzi politici per poi, eventualmente, farli ratificare dalla rete? La rete è un mezzo, uno strumento, e non un soggetto politico. Sono convinto che prima o poi una forma simile di confronto sarà più che mai necessaria: per quanto innovativo e rivoluzionario, Rousseau non potrà mai, mai, rimpiazzare i rapporti umani”.

Pizzarotti però deve anche chiarire il suo, di futuro politico: a meno di un anno dalle elezioni a Parma, non ha ancora annunciato una sua ricandidatura o meno, e se lo farà o avrà il permesso di farlo con il simbolo dei Cinquestelle. Proprio per questo, pur confermando anche nella missiva la volontà di proseguire il suo impegno nell’interesse della sua città e dei suoi cittadini, ora pretende risposte dai vertici: “Chi guida il Movimento non può sottrarsi alle proprie responsabilità, soprattutto se è un movimento candidato a governare il Paese – spiega verso la conclusione della lettera – Non si può più non avere il coraggio di rispondere, perché l’Italia ha bisogno di uomini di principio, capaci di decisioni anche difficili. Ritengo quindi di aver diritto a delle risposte chiare”.

Una frecciata ancora una volta è indirizzata anche a Di Maio, responsabile dei rapporti con i Comuni, con cui si chiede di calendarizzare un incontro perché “dovrebbe essere il primo anello di collegamento con noi, mentre continua a nascondersi dietro la tua figura”. “Ritieni le mie risposte sufficienti? – conclude Pizzarotti, sempre rivolgendosi a Grillo – Se non a me, ai consiglieri con me eletti e alla mia città credo sia dovuta una spiegazione seria e circostanziata”.

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