Custodiva in casa diverse sentenze del Consiglio di Stato, tra cui quella con cui è stato accolto il ricorso di Silvio Berlusconi contro il provvedimento di Bankitalia che gli imponeva la cessione delle quote di Mediolanum. Renato Mazzocchi, funzionario della presidenza del Consiglio e membro della Struttura di missione per la ricostruzione de L’Aquila, indagato per riciclaggio e corruzione, era passato in secondo piano tra i protagonisti dell’inchiesta ‘Labirinto’ che vede coinvolti anche il parlamentare dell’Ncd Antonio Marotta, l’ex sottosegretario del governo Berlusconi Giuseppe Pizza e suo fratello Raffaele. Invece, rivela oggi il Corriere, il funzionario aveva un ruolo centrale nella “rete” accusata di aver aggiustato diversi processi e pilotato appalti, assunzioni e nomine.
Il documento più rilevante ritrovato nella sua cassetta di sicurezza è sicuramente la sentenza con cui il Consiglio di Stato aveva permesso a Silvio Berlusconi di sospendere l’obbligo di cessione del 20% di Mediolanum, imposto da Bankitalia. L’ex Cavaliere aveva deciso di ricorrere ai giudici amministrativi dopo che il Tar gli aveva dato torto e questi avevano accolto le sue ragioni. La decisione era stata motivata in base alla decadenza dei requisiti di onorabilità dell’ex premier, persi dopo la condanna passata in giudicato per la vicenda dei diritti Mediaset. Mediolanum, nel frattempo, era infatti diventata capogruppo di Banca Mediolanum ed era quindi soggetta alle norme previste per le banche. Tra queste, appunto, i requisiti di onorabilità richiesti a quanti detengono più del 10% del capitale.
A insospettire maggiormente gli inquirenti è stato il ritrovamento nella cassaforte di Mazzocchi non solo degli originali dei fascicoli, scaricabili on-line, ma anche delle “minute”, le bozze. Insieme ai documenti sono stati rinvenuti anche 247 mila euro nascosti in confezioni di spumante, sistemate in un soppalco. Secondo le ipotesi degli inquirenti si tratterebbe di denaro utile a pagare tangenti per ottenere la proroga di un appalto dell’Inps.
Il funzionario era stato arrestato lo scorso 4 luglio insieme ad altri imprenditori durante il blitz del Nucleo Valutario della Guardia di Finanza e sarebbe legato soprattutto all’ex membro del Csm e parlamentare Ncd Marotta, indagato oggi per associazione per delinquere, corruzione e traffico d’influenza.Documenti e mazzette sono state ritrovati nelle abitazioni anche degli altri indagati. Proseguono quindi le indagini condotte dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Stefano Fava che stanno cercando di ricostruire la ragnatela di contatti organizzata da Raffaele Pizza e Alberto Orsini, in grado, secondo l’accusa, di manipolare politici, manager e magistrati accondiscendenti in cambio di denaro.