Il Gran Premio d’Ungheria è la gara della tregua armata. E del sorpasso mondiale. Lewis Hamilton vince e per la prima volta in stagione si prende anche il primo posto nella classifica piloti. Nico Rosberg è secondo e soprattutto non attacca mai il compagno. La corsa si decide tutta alla prima curva, dove l’inglese passa il compagno in maniera pulita. Poi un no contest, fino alla fine. Evidentemente i troppi contatti sporchi delle ultime settimane hanno lasciato il segno. Dietro le inarrivabili Mercedes, la Red Bull dà uno schiaffo alla Ferrari, vincendo entrambi i duelli fra coppie di piloti: Ricciardo è terzo e lascia fuori dal podio Vettel, Raikkonen compie una rimonta straordinaria dal quattordicesimo al sesto posto, ma nel finale non riesce a superare Verstappen e deve accontentarsi della sesta piazza. Nel campionato scuderie il Cavallino ha ancora un punto di vantaggio, ma la Red Bull è sempre più seconda forza del mondiale.
Proprio all’Hungaroring due anni fa era nata la grande rivalità in casa Mercedes, con il gran rifiuto di Hamilton di lasciar passare il compagno Rosberg. Stavolta, i due amici-nemici vanno d’amore e d’accordo fino all’ultima curva. Persino alla partenza, dove tutti ci provano ma nessuno esagera. Lo spunto miglior è di Ricciardo, che per un momento insidia anche la prima posizione con una coraggiosa traiettoria esterna. Ma la zampata giusta la piazza il campione del mondo in carica, che riesce a mettersi alle spalle il compagno che partiva dalla pole position. Di lì in poi nessuno screzio. Un po’ perché Hamilton è davvero veloce, e gioca al gatto col topo col rivale: ha la freddezza di lasciarlo avvicinare e riallungare puntualmente nei momenti decisivi. La gestione del campione. Un po’ perché Rosberg era in debito, dopo l’episodio in Austria e anche le decisioni favorevoli ricevute dai commissari a Silverstone e in qualifica. Meglio non tirare troppo la corda. Anche se questo vuol dire cedere la vetta del mondiale, dove per la prima volta da inizio stagione Lewis Hamilton si ritrova primo, dopo esser stato anche a meno 43. Il campionato è ancora lungo, ma le gerarchie Mercedes sembrano lentamente ripristinarsi.
Alla fine del Gran Premio d’Ungheria festeggia anche la Red Bull. E non la Ferrari, che pure avrebbe il miglior pilota in pista per distacco: se c’è un protagonista fra le curve dell’Hungaroring, in una corsa piuttosto noiosa, è senza dubbio Kimi Raikkonen. Autore di una gara clamorosa, che lo vede partire quattordicesimo e arrivare sesto, grazie a una gestione fantastica delle gomme e al record della pista. Il finlandese fa trenta giri senza sosta, risalendo fino alla settima piazza; poi ne fa altri venti con la gomma rossa, superando Alonso ed arrivando addirittura ad insidiare Verstappen. La sua rimonta finisce qui, sul più bello: il ragazzino olandese chiude la porta da veterano in almeno un paio d’occasioni; nella prima, c’è anche un leggero contatto e con l’ala danneggiata il sorpasso diventa impossibile. Poco male, la prestazione è da incorniciare comunque. La strategia indovinata con Raikkonen, però, non riesce anche per Vettel. E allora in casa Ferrari è di nuovo tempo di rimpianti per un terzo posto sfumato per questione di centesimi. All’ultimo pit-stop, i meccanici decide di non montare sulla monoposto del tedesco la super-soft (che pure stava dando ottimi risultati con Raikkonen) per scegliere la più sicura gomma gialla, puntando sul crollo finale di Ricciardo. L’australiano cala, ma non abbastanza e conserva un terzo posto prezioso che a Vettel manca ormai da oltre un mese. Con una macchina mediocre e senza coraggio è davvero difficile salire sul podio.