A giugno aumentano gli italiani che hanno un lavoro ma anche quanti sono in cerca. Questo perché, nel frattempo, calano gli inattivi, cioè quanti non hanno un impiego e non lo stanno cercando. Secondo l’Istat, infatti, il tasso di occupazione è cresciuto di 0,1 punti percentuali. E della stessa misura è incrementato il tasso di disoccupazione, cioè di quanti non lavorano ma si impegnano per trovare un posto, arrivando a quota 11,6%. Cala invece di 0,3 punti la disoccupazione giovanile. Allo stesso tempo, la quota di inattivi scende invece di 0,1 punti. “Fatti non parole. Da febbraio 2014 a oggi l’Istat certifica più di 599mila posti di lavoro. Sono storie, vite, persone. Questo è il Jobs Act“, esulta il premier Matteo Renzi. Vero, anche se a trascinare la crescita degli occupati sono gli over 50, trattenuti al lavoro dai requisiti più stringenti per andare in pensione. E i dati Istat rilevano anche che nel secondo trimestre, con il dimezzamento degli sgravi per le assunzioni stabili, a fare la parte del leone sono i rapporti precari.
Occupazione – A giugno il tasso di occupazione, pari al 57,3%, aumenta di 0,1 punti percentuali sul mese precedente. Nel dettaglio, si registrano 71 mila persone occupate in più, proseguendo la tendenza positiva già registrata nei tre mesi precedenti. Tale crescita è attribuibile sia alla componente maschile sia a quella femminile e riguarda gli indipendenti (+78 mila), mentre restano sostanzialmente invariati i dipendenti.
Disoccupazione – Il tasso di disoccupazione è pari all’11,6%, in aumento di 0,1 punti percentuali su maggio. Diminuisce di 0,3 punti il tasso di disoccupazione tra i giovani 15-24enni. Dopo il calo di maggio, il numero dei disoccupati a giugno aumenta di 27 mila unità. L’aumento è attribuibile agli uomini a fronte di un lieve calo tra le donne.
Inattivi – Il tasso di inattività scende al 35,1% (-0,1 punti percentuali). Il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni a giugno diminuisce di 51 mila unità, proseguendo il calo dei tre mesi precedenti.
Il boom degli over 50 a causa della riforma Fornero – L’aumento degli occupati negli ultimi dodici mesi riguarda prevalentemente i lavoratori più anziani. Questo perché la riforma Fornero ha reso più stringenti i criteri per andare in pensione e più lavoratori sono costretti a rimanere in azienda. Su 329 mila occupati in più a giugno rispetto all’anno precedente, 264 mila hanno 50 e più anni. L’Istat rileva che sono in aumento anche i lavoratori più giovani, con meno di 35 anni (175 mila in più), mentre continuano le difficoltà per la fascia di età intermedia. Tra i 35 e i 49 anni gli occupati si riducono in un anno di 111 mila unità.
Nel 2° trimestre i precari aumentano più dei posti fissi – La crescita dell’occupazione nel secondo trimestre riguarda in misura maggiore i precari con contratti a termine (60 mila in più, +2,6%) e i lavoratori indipendenti (58 mila in più, +1,1%) rispetto ai dipendenti permanenti, che sono 27 mila in più del trimestre precedente. Guardando ai dati di giugno, rispetto ai dodici mesi precedente, la situazione si capovolge e a trainare sono gli occupati fissi, 207 mila in più (in aumento dell’1,4%), mentre quelli a termine sono 39 mila in più e gli indipendenti 83 mila in più. Ma in mezzo c’è stato il dicembre 2015, il mese del boom di assunzioni stabili per accaparrarsi gli ultimi esoneri contributivi al 100%.