La questione rifiuti preoccupa la giunta di Virginia Raggi, sindaca di Roma tra polemiche e attacchi. La capitale presenta in alcune zone una situazione di criticità con la spazzatura in strada, ma le soluzioni scarseggiano mentre le polemiche e i punti di domanda aumentano.
Il tritovagliatore di Rocca Cencia è l’unica scelta?
La crisi rifiuti a Roma è stata provocata dal blocco di un impianto dove l’Ama portava 300 tonnellate al giorno. Così nel confronto trasmesso in diretta Facebook tra l’assessore Paola Muraro e Daniele Fortini, presidente dimissionario di Ama, nei giorni scorsi, è esplosa la questione del tritovagliatore di Rocca Cencia. Muraro ha chiesto spiegazioni su questo: “Perché quell’impianto, messo a disposizione di Roma Capitale con una delibera di giunta regionale, non viene utilizzato da Ama?”. Una proposta che presenta diversi problemi. L’impianto è di proprietà di Manlio Cerroni, ribattezzato l’ottavo re di Roma, sotto processo da una parte per traffico illecito di rifiuti e truffa mentre, in un altro procedimento, risponde di disastro ambientale e avvelenamento delle acque. Anche l’iter autorizzato del tritovagliatore è sotto inchiesta. Insomma Paola Muraro spiega che in assenza di altre soluzioni è giusto usare quell’impianto. Ma era davvero l’unica scelta per pulire la città? In realtà le soluzioni alternative ci sono.
Tommaso Sodano, già senatore e vicesindaco di Napoli nella prima giunta De Magistris spiega: “Non bisogna cedere ad alcun ricatto. La prima soluzione è quella di creare una, anche due, stazioni di trasferenza dove i rifiuti in sicurezza possono essere stoccati anche 6 mesi. Noi ne creammo una da 7mila tonnellate poi progettammo di portarli all’estero a costi contenuti. La stazione di trasferenza si può fare subito con una capienza fino a 20mila tonnellate”. Bisogna ricordare che il costo per il conferimento dei rifiuti al tritovagliatore di Cerroni, nel periodo di utilizzo, è stato pari a 175 euro a tonnellata. Non c’è solo questa come soluzione. Alessio Ciacci è stato assessore a Capannori, il comune riciclone per eccellenza, e per alcuni mesi ha guidato l’azienda di raccolta a Messina triplicando la percentuale di differenziata. “Il trasporto all’estero via nave è una soluzione che ha bisogno di qualche settimana, ma si può organizzare e con prezzi competitivi, sotto i 150 euro, e consente di pianificare l’allargamento della differenziata e la costruzione degli impianti”. Ma non è finita. Come lo stesso Daniele Fortini, presidente di Ama, ha suggerito è possibile requisire il tritovagliarore in questione. “L’articolo che lo consente è il 14 della legge n. 116 dell’11 agosto 2014 – ha chiarito Fortini – la quale prevede che in casi di estrema necessità nella Regione Lazio, il Governatore della Regione ovvero uno dei sindaci della Regione possa requisire gli impianti fondamentali a garantire lo smaltimento dei rifiuti in fasi di grave criticità”.
In realtà sia Ciacci che Sodano sottolineano che attraverso un accordo tra regioni è possibile portare rifiuti anche fuori dal Lazio. Alcuni impianti campani di trattamento sono sottoutilizzati come ilfattoquotidiano.it ha appurato chiamando i responsabili degli impianti. Soluzioni praticabili e subito.
Il passato di Muraro da consulente anche in Impregilo
Non c’è solo il caso tritovagliatore a far discutere. L’assessore Muraro per 12 anni è stata consulente dell’Ama, dal 2004 al giugno 2016. Il suo ultimo compenso è stato pari a 115 mila euro lordi. Era prima tecnico processista, poi referente Ipcc, con il delicato incarico di verifica dell’Aia, autorizzazione integrata ambientale dei Tmb, impianti di trattamento meccanico biologico. Si occupava del “monitoraggio del processo svolto e di tutte le attività di accettazione del rifiuto, selezione, trattamento”. Impianti Tmb, ora, finiti sotto indagine della Procura di Roma che vuole capire perché in passato queste strutture hanno lavorato male e a singhiozzo.
Un curriculum, quello di Paola Muraro, dove spicca anche la consulenza dal 2002 al 2005 con Impregilo, l’impresa del nord che si occupò, tra le proteste di cittadini e comitati, presenti anche alcuni futuri onorevoli grillini, di costruire gli impianti in Campania. I vertici di Impregilo, così come del commissariato di governo, sono finiti anche sotto processo per quella gestione, ma sono stati assolti, assoluzione contro la quale è stato presentato ricorso da parte della Procura di Napoli. Muraro, mai indagata, nel processo Impregilo fu anche sentita come teste d’accusa, nel suo curriculum questo contributo, lo indica come supporto alla formulazione dell’impianto accusatorio. Ora proprio Muraro è diventata la prima grana della giunta Raggi mentre Roma non esce dall’ennesima crisi pattume.