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Mediaset, il numero uno di Vivendi: “Premium? Ci hanno detto che era una Ferrari, invece è una Punto”

Arnaud de Puyfontaine, braccio destro del finanziere Vincent Bollorè, ha detto che l'accordo con il Biscione "non è una condizione sine qua non" per "creare un gruppo leader mondiale dei contenuti": "Ci sono altri attori in Italia"
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“Se mi dici che mi stai vendendo una Ferrari e poi viene fuori che è una Punto, c’è un problema”. Più chiaro di così il numero uno di Vivendi Arnaud de Puyfontaine non poteva essere, nell’intervista rilasciata domenica al Financial Times dopo che Mediaset ha annunciato azioni legali contro il gruppo del finanziere bretone Vincent Bollorè. Il quale la settimana scorsa ha comunicato che non intende rispettare i termini dell’intesa in base alla quale Bollorè sarebbe diventato socio dell’azienda della famiglia Berlusconi con il 3,5% e avrebbe acquisito il 100% di Mediaset Premium, il tutto in cambio di un 3,5% di Vivendi.

I numeri della pay tv di Cologno Monzese, secondo il braccio destro di Bollorè, sono molto diversi da quelli su cui si basava l’accordo siglato da Vivendi e dal Biscione lo scorso aprile. In particolare, il business plan di premium per il 2017 e 2018 è “irrealistico“. Di conseguenza, o si trova “la strada giusta per un’alleanza tra i due gruppi” oppure i francesi sono pronti a guardare altrove per realizzare il progetto di “creare un gruppo leader mondiale dei contenuti”, in grado di far concorrenza alla Sky di Rupert Murdoch e ai video in streaming di Netflix.

“Abbiamo differenti opzioni”, ha detto de Puyfontaine al Ft. “(Un’operazione con Mediaset) non è una condizione sine qua non”, ha ribadito poi il manager che dal 2007 al 2008 è stato presidente di Mondadori France parlando con Les Echos. “Ci sono altri attori in Italia”. I “ponti” con Mediaset comunque “non sono ancora tagliati”, sostiene de Puyfontaine, tornando poi a negare che Vivendi punti in realtà alla conquista di Cologno Monzese, visto che la proposta alternativa presentata mercoledì scorso comporta la salita fino al 15% del capitale della controllata di Fininvest. “Sono ipotesi errate”, “dire che abbiamo sfruttato l’accordo per raggiungere l’obiettivo finale di controllare Mediaset è un’ipotesi che smentiamo totalmente”. E ancora: “Se lo avessimo voluto fare, sarebbe stato molto più semplice andare sul mercato e costruire una partecipazione”. In merito alle azioni legali, si dice “abbastanza sereno” e fa sapere: “Le parole in alcune versioni di Mediaset sono diffamatorie e siamo pronti a discutere in tribunale”, perché “Vivendi è un gruppo che fa quello che dice e dice quello che fa. Invece, ci accusano di non onorare il contratto, è inaccettabile”.

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