Aziende pubbliche e private devono cedere allo Stato i loro dipendenti per almeno 60 giorni per partecipare alla produzione agroalimentare. In un Venezuela sempre più in crisi, è questa l’ultima misura decisa dal presidente Nicolas Maduro che deve essere applicata a “tutti i datori di lavoro del paese, pubblici, privati, di proprietà sociale o misti”. Il decreto, emesso in base ai poteri speciali che il governo si è attribuito per affrontare l’emergenza economica, non specifica quali saranno i meccanismi per regolamentare la “cessione” dei lavoratori allo Stato, pur precisando che si deve trattare di persone che dispongano delle “condizioni fisiche adeguate” e di “conoscenze teoriche e tecniche” delle attività agroalimentari.

La misura, senza precedenti, è vista dagli analisti come l’ennesimo tentativo disperato di Maduro per controllare una situazione che potrebbe sfociare in una rivolta sociale: i venezuelani soffrono la peggiore inflazione al mondo – nel 2016 potrebbe raggiungere il 700%, secondo il Fondo monetario internazionale – e un tasso di scarsità dei beni di consumo superiore all’85%.

L’opposizione ha dichiarato l’emergenza umanitaria nel paese, ma Maduro ha bocciato l’iniziativa – come tutte quelle approvate dal Parlamento da quando è passato in mano all’antichavismo – insistendo sul fatto che la crisi è causata da una presunta “guerra economica” lanciata contro il suo governo dall’”oligarchia traditrice” e l’”imperialismo americano”. Così, in poche settimane l’erede di Chavez ha prima annunciato la creazione dei Claps, Comitati locali di militanti chavisti per la distribuzione di alimenti, e poi la militarizzazione di fatto della distribuzione del cibo, affidando al generale Padrino Lopez la cosiddetta Grande Missione per l’Approvvigionamento Sicuro.

Queste misure, però, non hanno funzionato, e il numero di attacchi e saccheggi di magazzini e supermercati continua in costante aumento in tutto il paese. E così si è arrivati all’ordine di inviare a lavorare nei campi i dipendenti del settore pubblico e privato. Il presidente della Confindustria di Caracas, Francisco Martinez, ha respinto la misura, definendola “una palese violazione della libertà dei lavoratori” e un “regime di schiavitù statale retribuita”, in chiara violazione delle convenzioni sottoscritte dal paese con l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo). Da parte sua, la responsabile per l’America Latina di Amnesty International, Erika Guevara-Rosas, ha detto che “cercare di risolvere la crisi alimentare forzando la gente ad andare a lavorare nei campi è come cercare di curare una gamba fratturata con un cerotto”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Attentato a Nizza, incriminato 36enne che fece selfie con l’attentatore

next
Articolo Successivo

Libia, analista: “Nessuna escalation, solo gli Usa nella posizione di bombardare”

next