Estate di fuoco al ministero dell’Istruzione. La stagione della mobilità, la pubblicazione dei trasferimenti e la cosiddetta chiamata diretta entrata nel vivo in queste ore hanno scaraventato una bufera sopra viale Trastevere: dirigenti e politici, dopo aver fatto saltare le ferie ai presidi e ai professori, ora rischiano di dover trascorrere le prossime settimane in ufficio a trovare soluzioni a quelli che le organizzazioni sindacali e gli insegnanti definiscono “errori grossolani dell’algoritmo” che ha deciso le assegnazioni dei maestri della scuola dell’infanzia e primaria.
Da Palermo, a Bari, a Napoli, ad Ascoli Piceno migliaia di docenti della fase B che si sono visti, a parità di punteggio con altri colleghi della fase C, scaraventati a chilometri da casa, hanno alzato la voce occupando uffici scolastici e istituzioni. A puntare il dito contro il ministero è il sindacato: Lena Gissi parla di un “flop” del cervellone del Miur. Rino Di Meglio della Gilda denuncia la “mancata trasparenza nella pubblicazione dei movimenti di infanzia e primaria”. Ieri pomeriggio la Cisl ha portato sulla scrivania del sottosegretario Davide Faraone un dossier con almeno 1.000 casi di palesi errori: solo a Napoli ne sarebbero stati registrati 476 su 1176 trasferimenti.
Numeri che non sembrano scalfire il ministero che difende il suo operato pur impegnandosi ad effettuare le verifiche del caso. Oggi pomeriggio, a chiedere al governo Renzi un intervento sulla questione trasferimenti saranno i governatori nella Conferenza Stato Regioni convocata alle 14,30 in via della Stamperia: la maggior parte dei docenti che dovranno fare le valigie sono infatti del Sud. In Puglia, dove secondo la Uil su 1.800 docenti interessati alla mobilità 900 dovranno prendere il treno per il Nord, nei giorni scorsi una delegazione di insegnanti ha incontrato il presidente della Regione Michele Emiliano che si è detto pronto a dare una mano ai docenti come già aveva fatto lo scorso anno.
In Sicilia ad alzare la voce è stato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando che come presidente dell’Anci regionale ha preso posizione: “Circa settemila insegnanti, non più giovanissimi saranno costretti a spostarsi al Centro Nord”. Il caso “mobilità” ha spaccato il Partito Democratico proprio nel regno di Davide Faraone: all’Ars un gruppo di parlamentari ha presentato una mozione per impegnare il governo Regionale ad intervenire. Dati certi da viale Trastevere non ne arrivano ma secondo la Gilda, per esempio, analizzando i numeri dei trasferimenti su 366 insegnanti nati in provincia di Benevento il 27% è stato assegnato agli ambiti della Lombardia; il 10% a quelli del Lazio; il 6% alla Toscana, il 5% a Veneto ed Emilia Romagna. Un problema che riguarda anche le Marche: “Quasi tutte noi insegnanti della fase B della provincia di Ascoli Piceno – spiega Francesca Marconi Sciarroni a nome delle colleghe – siamo finite negli ambiti di Rovigo. E’ un’anomalia. Ci sono stati errori evidenti nell’algoritmo. Non avremo posti in deroga: noi insegnanti di sostegno specializzati partiremo e dal momento che la graduatoria è terminata, nella nostra provincia assumeranno docenti senza la specializzazione”.
“In parte – spiega la Gissi – chi si trasferisce dalle Regioni del Sud è perché non ci sono posti in organico. C’è un decremento di alunni soprattutto nel Meridione”. Detto questo restano gli errori grossolani di una mobilità interprovinciale che coinvolge 100 mila persone: una procedura definita “complessa” dalla Giannini ma che ha registrato da subito ritardi e problemi. Basta pensare che i docenti che il 26 luglio dovevano ricevere una email con la destinazione si sono visti recapitare un messaggio senza alcun comune di destinazione. Per avere la sede hanno dovuto aspettare altre 36 ore. Non solo. Una volta definito l’ambito i docenti in questi giorni devono capire in quale scuola andranno ad insegnare: fino a domani, quelli dell’infanzia e primaria, avranno tempo per esaminare gli avvisi dei bandi degli istituti, inviare curriculum, effettuare colloqui via Skype e in alcuni casi preparare video. Non resta che sperare nel “salvagente” che stavolta potrebbe arrivare troppo tardi ovvero nelle assegnazioni provvisorie che dipendono solo dai posti vacanti.