Riusciranno le assicurazioni ad inaugurare il 2017 con risarcimenti dimezzati per i danni da sinistri stradali? L’ennesima riforma della disciplina su polizze Rc auto e danni da incidenti, questa volta contenuta nel ddl Concorrenza, va in pausa estiva, la seconda dall’inizio del suo travagliato percorso. Il 2 agosto, infatti, la commissione Industria del Senato ha concluso l’esame del testo del disegno di legge, che dal 12 settembre sarà al vaglio dell’Assemblea. Dunque, una gestazione davvero lunga, se si conta che il Ddl era stato approvato dalla Camera dei deputati il 7 ottobre 2015, dopo aver iniziato il suo iter l’aprile precedente.
Perché tutto questo tempo? Non è colpa del bicameralismo perfetto. Innanzitutto, il governo, forse pensando di conseguire in un sol colpo più risultati, aveva esagerato nell’inglobare nel suo disegno di legge le materie più disparate: assicurazioni, fondi pensioni, servizi di telefonia, reti televisive, comunicazioni elettroniche, servizi postali, energia elettrica, gas, carburanti, ambiente, imballaggi, servizi bancari, servizi sanitari, professioni, procedure ereditarie, turismo, trasporti, tassisti, ecc. Insomma, un autentico guazzabuglio inevitabilmente destinato a rendere tortuoso il percorso del Ddl. Ogni norma, come prevedibile, ha poi scatenato intensi scontri tra lobby, emendamenti a profusione, autentiche crociate. Inoltre, in corso d’opera, a ritardare i lavori, è intervenuto l’affaire del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, la prima promotrice del Ddl. Altro ostacolo è stato il sovrapporsi di contrapposte vedute all’interno della variegata maggioranza, ciò anche in relazione al tema dei risarcimenti da sinistri stradali. La disciplina in discussione, difatti, ha pure registrato un netto contrasto tra, da un lato, il governo (schierato dalla parte della lobby assicurativa) e, dall’altro lato, alcuni parlamentari della maggioranza, più inclini, anche all’interno del Pd, a trovare dei compromessi con associazioni di vittime della strada ed Organismo Unitario dell’Avvocatura (Oua).
Cosa succederà a settembre dinanzi all’Assemblea del Senato? Non si possono escludere nuovi tentativi per riportare la riforma della Rc auto sui binari filoassicurativi indicati dal governo Renzi, ciò innanzitutto per quanto concerne i danni alla persona. Al riguardo va rammentato che nella prima versione del Ddl si prevedeva una disciplina per il danno non patrimoniale decisamente penalizzante per i danneggiati, in primo luogo quelli con lesioni psicofisiche gravi e, quindi, più bisognosi di una tutela integrale. Nello specifico la norma dettata inizialmente dal governo era tale da comportare il dimezzamento dei risarcimenti per le macrolesioni rispetto ai valori attualmente applicati dalla magistratura. Si progettava di cancellare il danno morale e dare mano libera all’esecutivo stesso di introdurre valori monetari al ribasso. Alla Camera erano poi spuntati degli emendamenti ulteriormente peggiorativi. Per esempio, la previsione della retroattività dei futuri valori monetari, norma voluta dalle assicurazioni. Per fortuna tali emendamenti venivano respinti, grazie all’intervento dell’Oua e di alcune associazioni delle vittime (le principali associazioni dei consumatori, invece, sono sempre rimaste, sia alla Camera che al Senato, in sintonia con Ania ed UnipolSai, del resto come sempre avvenuto dal 2001 in avanti).
Non solo: la disposizione voluta dal governo veniva pure modificata in meglio. Infatti, tra i criteri per la redazione della tabella nazionale relativa alle lesioni da 10 a 100% di invalidità permanente si aggiungeva la necessità di rispettare le indicazioni della Cassazione, come noto sostenitrice della congruità dei parametri recati dalle “tabelle milanesi”. Inoltre, la norma tornava a ribadire, in linea con la giurisprudenza e la medicina legale, la distinzione tra danno biologico e danno morale, fondamentale per una riparazione integrale del danno alla persona. Queste disposizioni sono sopravvissute anche al vaglio della Commissione Industria del Senato, nonostante le opposte pressioni di Ania e assicurazioni. Ciò ricordato, ci sarebbe da sperare che a settembre non vi siano colpi di scena.
La tutela risarcitoria, tuttavia, rimarrà integrale, se sarà confermata la versione attuale del Ddl Concorrenza? Il Ddl ribadisce le strozzature già volute dai precedenti governi per i danni di lieve e media entità. Ciò detto, non è neppure garantito che le prospettive siano più rosee per i macrolesi. E’ dal 2001 che assistiamo ad interventi legislativi che, passo dopo passo, sviliscono i rimedi risarcitori a tutela dei danneggiati da sinistri stradali (dal 2012 sono equiparati a questi anche le persone menomate da responsabilità mediche). Il percorso è sempre stato al ribasso, fatto di inappaganti compromessi e salvataggi operati in extremis. La norma approvata dai senatori della Commissione Industria non fa eccezione a questo trend. Peraltro, è scritta con assoluta imperizia. E’ un autentico monstrum che darà luogo a non poche incertezze. Essa merita (anzi necessita) di essere risparmiata soltanto in quanto tale da impedire il dimezzamento dei risarcimenti. Tuttavia, i danneggiati meriterebbero ben altre disposizioni, più chiare e inequivoche nell’assicurare giusti risarcimenti. Perlomeno meritano che la riforma dei danni alla persona sia guidata da giuristi preparati e lontani dai soliti circuiti filoassicurativi, invece che da incolti economisti od operatori del diritto di dubbia buona fede.
Sta di fatto come sia del tutto ovvio che la previsione di nuovi e più vessatori limiti al risarcimento dei danni da sinistri stradali non rientri fra quelle misure idonee “a rimuovere ostacoli regolatori all’apertura dei mercati, a promuovere lo sviluppo della concorrenza e a garantire la tutela dei consumatori” (questi gli obiettivi sanciti dall’art. 1 del Ddl Concorrenza). In Italia i problemi della concorrenza nel mercato assicurativo sono ben altri, a cominciare dai rapporti delle più consolidate imprese assicurative con la politica.