A distanza di quattro anni è stato pubblicato il bando per la nuova abilitazione scientifica nazionale (Asn), la “patente” che dovrebbe certificare chi tra gli aspiranti docenti universitari abbia la qualificazione sufficiente per partecipare un giorno a un concorso all’università e risultando vincitore, di potersi fregiare del titolo di professore associato o ordinario.
La prima versione dell’Asn, arrivata dopo anni di blocco dei concorsi, è stata criticata per una serie di problematiche, dall’inclusione di improbabili riviste scientifiche (la più famosa “Suinicoltura”, la rivista degli allevatori di maiali nell’area di economia) ma soprattutto riguardo all’impiego di indicatori presuntamene “oggettivi” della produzione scientifica. Nella nuova versione le soglie sono molto alte e soprattutto inderogabili (non si può ottenere un giudizio positivo se non si superano determinati valori), che tra l’altro sono stati stabiliti su base statistica e non tramite un giudizio ragionato delle varie aree disciplinari.
Gli indicatori nelle aree cosiddette “bibliometriche” (essenzialmente le scienze fisiche e naturali più ingegneria e medicina; per le scienze umane il discorso è più complesso e non sarà trattato qui) che saranno presi in considerazione sono il numero di articoli negli ultimi 5-10 anni, il numero di citazioni e “l’indice di Hirsch”.
Gli indicatori bibliometrici sono calcolati da database commerciali, il cui accesso è a pagamento. Per loro natura, forniscono un’“indicazione”, essendo uno strumento informativo non normativo. È possibile introdurre in una legge una soglia rigida (si diventa maggiorenni il giorno del compimento dei 18 anni di età), tuttavia il calcolo degli indicatori bibliometrici soffrono di incertezza (i database presentano errori), quindi si crea una zona grigia nella quale si potranno concentrare i ricorsi dei candidati bocciati, che basandosi sull’esperienza della vecchia Asn sono stati davvero tanti. Persino organi di stampa come il Sole 24 Ore, che avevano una volta salutato entusiasticamente la svolta bibliometrica introdotta nell’accademia italiana stanno esprimendo ora delle forti perplessità su questa nuova versione dell’abilitazione, definita una “competizione truccata, scorretta e malata”.
Soprattutto, l’aspetto che più di tutto suscita perplessità e che come con il doping si incrementano illecitamente le proprie prestazioni sportive, analogamente sia possibile comprare sia le pubblicazioni scientifiche che le citazioni. Con l’avvento della rete internet, sono apparse sul web una serie di riviste solo on-line. Molte di queste hanno adottato una politica del tipo “open access”, ovvero dopo il processo di revisione i costi della pubblicazione sono sostenuti dagli autori e non dal pubblico, che può accedere liberamente agli articoli.
L’open access è sicuramente qualcosa di molto positivo in termini di diffusione della scienza (basti pensare agli articoli di medicina sulle malattie rare) e una risposta interessante ai crescenti costi per accedere ad alcune riviste. Ecco un elenco di quelle considerate di qualità più elevata.
L’open access ha tuttavia un lato oscuro. Chiunque abbia mai scritto un libro sa che presso certi editori è possibile pubblicare qualsiasi cosa, basta pagare. Questo modello è stato purtroppo adottato anche da una serie di editori scientifici senza scrupoli. L’editoria predona del tipo paga-e-pubblica-cosa-vuoi è recensita annualmente da Jeffrey Beal su questo sito.
Per testare la qualità media del processo di revisione delle riviste open access, John Bohannon, un giornalista scientifico, ha inviato un articolo chiaramente farlocco (era stato scritto con un programma che genera articoli scientifici automaticamente, tradotto in francese con google e ritradotto in inglese per introdurre un bel po’ di errori di grammatica) a circa 300 riviste di questo tipo. Era roba che un qualsiasi revisore serio, per quanto ben disposto verso gli autori, non poteva assolutamente lasciare passare. Circa la metà di queste riviste hanno accettato l’articolo praticamente senza correzioni, alcune addirittura dopo poche ore, ovviamente a condizione che arrivasse il lauto pagamento.
La pubblicazione su riviste presunte scientifiche è una delle tattiche delle pseudoscienze di cui abbiamo discusso nel blog come omeopatia, sindonologia autenticista, fusione fredda, pseudocure per il tumore come l’inefficace chemioterapia “Metodo Di Bella”, e serve a chi queste cose le propaganda per affermare: “Ci sono delle pubblicazioni scientifiche” in modo da accreditarsi e costruirsi una credibilità. Moltissime di queste riviste sono recensite sulle banche dati impiegate per l’abilitazione che (giustamente) non entrano nel merito della validità delle pubblicazioni, come un qualsiasi motore di ricerca. Le persone che abboccano non sono in grado di leggere quelle pubblicazioni in modo critico.
Ci sono inoltre dei campi in cui le pubblicazioni sono assolutamente di alto valore, ma firmate però da centinaia se non migliaia di autori. E’ il caso di alcune aree della fisica, nelle quali esperimenti complessi sono messi in piedi da innumerevoli persone. In questo modo definire un contributo individuale è davvero complesso. Esistono articoli nei quali il solo elenco degli autori occupa diverse pagine della rivista, ad esempio oltre 1000 nel caso del paper sulle onde gravitazionali.
Al di là delle grandi collaborazioni, l’abilitazione con queste regole favorisce anche altri comportamenti scorretti: l’inclusione di autori che abbiano contribuito poco o nulla all’articolo, con un conseguente “scambio di favori”, lo scambio di citazioni e le autocitazioni per incrementare i propri indici bibliometrici.
Si potrà pensare che la valutazione dei candidati in un secondo momento possa identificare queste condotte. In realtà, i candidati che hanno messo in atto comportamenti discutibili si trovano con pochi concorrenti e sono premiati quasi senza valutazione di merito.
Il fatto che titoli conseguiti con una strategia utilizzata per la diffusione delle pseudoscienze possano rappresentare un requisito indispensabile non solo per accedere al ruolo di professore nelle università pubbliche, ma anche – ben più grave – per avere diritto ad essere valutato in generale, dovrebbe generare una profonda riflessione, soprattutto per i danni introdotti nell’accademia italiana, incoraggiando comportamenti che poco hanno a che vedere con l’etica scientifica.
Marco Bella
Già deputato, ricercatore in Chimica Organica
Scuola - 11 Agosto 2016
Università, pubblicare su alcune riviste scientifiche? Basta pagare
A distanza di quattro anni è stato pubblicato il bando per la nuova abilitazione scientifica nazionale (Asn), la “patente” che dovrebbe certificare chi tra gli aspiranti docenti universitari abbia la qualificazione sufficiente per partecipare un giorno a un concorso all’università e risultando vincitore, di potersi fregiare del titolo di professore associato o ordinario.
La prima versione dell’Asn, arrivata dopo anni di blocco dei concorsi, è stata criticata per una serie di problematiche, dall’inclusione di improbabili riviste scientifiche (la più famosa “Suinicoltura”, la rivista degli allevatori di maiali nell’area di economia) ma soprattutto riguardo all’impiego di indicatori presuntamene “oggettivi” della produzione scientifica. Nella nuova versione le soglie sono molto alte e soprattutto inderogabili (non si può ottenere un giudizio positivo se non si superano determinati valori), che tra l’altro sono stati stabiliti su base statistica e non tramite un giudizio ragionato delle varie aree disciplinari.
Gli indicatori nelle aree cosiddette “bibliometriche” (essenzialmente le scienze fisiche e naturali più ingegneria e medicina; per le scienze umane il discorso è più complesso e non sarà trattato qui) che saranno presi in considerazione sono il numero di articoli negli ultimi 5-10 anni, il numero di citazioni e “l’indice di Hirsch”.
Gli indicatori bibliometrici sono calcolati da database commerciali, il cui accesso è a pagamento. Per loro natura, forniscono un’“indicazione”, essendo uno strumento informativo non normativo. È possibile introdurre in una legge una soglia rigida (si diventa maggiorenni il giorno del compimento dei 18 anni di età), tuttavia il calcolo degli indicatori bibliometrici soffrono di incertezza (i database presentano errori), quindi si crea una zona grigia nella quale si potranno concentrare i ricorsi dei candidati bocciati, che basandosi sull’esperienza della vecchia Asn sono stati davvero tanti. Persino organi di stampa come il Sole 24 Ore, che avevano una volta salutato entusiasticamente la svolta bibliometrica introdotta nell’accademia italiana stanno esprimendo ora delle forti perplessità su questa nuova versione dell’abilitazione, definita una “competizione truccata, scorretta e malata”.
Soprattutto, l’aspetto che più di tutto suscita perplessità e che come con il doping si incrementano illecitamente le proprie prestazioni sportive, analogamente sia possibile comprare sia le pubblicazioni scientifiche che le citazioni. Con l’avvento della rete internet, sono apparse sul web una serie di riviste solo on-line. Molte di queste hanno adottato una politica del tipo “open access”, ovvero dopo il processo di revisione i costi della pubblicazione sono sostenuti dagli autori e non dal pubblico, che può accedere liberamente agli articoli.
L’open access è sicuramente qualcosa di molto positivo in termini di diffusione della scienza (basti pensare agli articoli di medicina sulle malattie rare) e una risposta interessante ai crescenti costi per accedere ad alcune riviste. Ecco un elenco di quelle considerate di qualità più elevata.
L’open access ha tuttavia un lato oscuro. Chiunque abbia mai scritto un libro sa che presso certi editori è possibile pubblicare qualsiasi cosa, basta pagare. Questo modello è stato purtroppo adottato anche da una serie di editori scientifici senza scrupoli. L’editoria predona del tipo paga-e-pubblica-cosa-vuoi è recensita annualmente da Jeffrey Beal su questo sito.
Per testare la qualità media del processo di revisione delle riviste open access, John Bohannon, un giornalista scientifico, ha inviato un articolo chiaramente farlocco (era stato scritto con un programma che genera articoli scientifici automaticamente, tradotto in francese con google e ritradotto in inglese per introdurre un bel po’ di errori di grammatica) a circa 300 riviste di questo tipo. Era roba che un qualsiasi revisore serio, per quanto ben disposto verso gli autori, non poteva assolutamente lasciare passare. Circa la metà di queste riviste hanno accettato l’articolo praticamente senza correzioni, alcune addirittura dopo poche ore, ovviamente a condizione che arrivasse il lauto pagamento.
La pubblicazione su riviste presunte scientifiche è una delle tattiche delle pseudoscienze di cui abbiamo discusso nel blog come omeopatia, sindonologia autenticista, fusione fredda, pseudocure per il tumore come l’inefficace chemioterapia “Metodo Di Bella”, e serve a chi queste cose le propaganda per affermare: “Ci sono delle pubblicazioni scientifiche” in modo da accreditarsi e costruirsi una credibilità. Moltissime di queste riviste sono recensite sulle banche dati impiegate per l’abilitazione che (giustamente) non entrano nel merito della validità delle pubblicazioni, come un qualsiasi motore di ricerca. Le persone che abboccano non sono in grado di leggere quelle pubblicazioni in modo critico.
Ci sono inoltre dei campi in cui le pubblicazioni sono assolutamente di alto valore, ma firmate però da centinaia se non migliaia di autori. E’ il caso di alcune aree della fisica, nelle quali esperimenti complessi sono messi in piedi da innumerevoli persone. In questo modo definire un contributo individuale è davvero complesso. Esistono articoli nei quali il solo elenco degli autori occupa diverse pagine della rivista, ad esempio oltre 1000 nel caso del paper sulle onde gravitazionali.
Al di là delle grandi collaborazioni, l’abilitazione con queste regole favorisce anche altri comportamenti scorretti: l’inclusione di autori che abbiano contribuito poco o nulla all’articolo, con un conseguente “scambio di favori”, lo scambio di citazioni e le autocitazioni per incrementare i propri indici bibliometrici.
Si potrà pensare che la valutazione dei candidati in un secondo momento possa identificare queste condotte. In realtà, i candidati che hanno messo in atto comportamenti discutibili si trovano con pochi concorrenti e sono premiati quasi senza valutazione di merito.
Il fatto che titoli conseguiti con una strategia utilizzata per la diffusione delle pseudoscienze possano rappresentare un requisito indispensabile non solo per accedere al ruolo di professore nelle università pubbliche, ma anche – ben più grave – per avere diritto ad essere valutato in generale, dovrebbe generare una profonda riflessione, soprattutto per i danni introdotti nell’accademia italiana, incoraggiando comportamenti che poco hanno a che vedere con l’etica scientifica.
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Roma, 1 mar (Adnkronos) - "Grazie Fulco per aver insegnato a intere generazioni la cura e la conservazione della natura. Fondatore del WWF, parlamentare, sempre attento a portare fuori dai recinti l'ambientalismo convinto che doveva vivere soprattutto nella società e nei comportamenti individuali e collettivo per cambiare anche la politica. In un mondo in grave crisi climatica la Sua saggezza e conoscenza divulgativa ci mancherà molto". Lo dice Paolo Cento, già parlamentare dei Verdi e direttore della rivista ambientalista 'Articolo 9'.
Roma, 1 mar (Adnkronos) - "Giorgia Meloni non ha nulla da dire sulle parole dell’inviato speciale di Trump?". Lo scrive sui social al deputato di Iv Maria Elena Boschi, rilanciando il colloquio di Paolo Zampolli con il Foglio.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - A sedici anni dall'ultima presenza di un Capo dello Stato, in quel caso Giorgio Napolitano, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, torna in Giappone per una visita ufficiale in programma da lunedì 3 a domenica 9 marzo. Un appuntamento che suggella una fase di svolta nei rapporti tra l'Italia e il Paese del Sol Levante, visto che l'entrata in vigore nel 2023 del Partenariato strategico e il successivo Piano di azione siglato tra i rispettivi Governi l'estate scorsa in occasione del G7 a Borgo Egnazia segnano l'avvio di un rapporto caratterizzato da un nuovo dinamismo, che si preannuncia foriero di conseguenze positive e di prospettive da esplorare, che vanno ad inserirsi in una già collaudata comunanza di vedute e di interessi sul piano politico ed economico.
Basti pensare all'attenzione sempre crescente dell'Italia per le problematiche del Sud-est asiatico, con l'intensificazione di un dialogo a livello Nato e tra Unione europea e Giappone, per il quale il partenariato con gli Stati Uniti rappresenta un pilastro fondamentale, anche per la stabilità dell'Indo-pacifico. Con la necessità per il Paese del Sol Levante di trovare un equilibrio nei rapporti con la Cina, tra tensioni di carattere geopolitico da governare e interessi commerciali da salvaguardare.
Le circa 150 nostre aziende che operano in Giappone e le circa 380 giapponesi che sono nel nostro Paese, il Business-Forum in programma a Roma il prossimo 13 maggio, con la partecipazione di circa 200 imprese nipponiche e italiane, sono invece la dimostrazione di quanto sia rilevante e in crescita la partnership economica, che oltre alla presenza italiana nei tradizionali settori del design, della moda e dell'agroalimentare vede aumentare la collaborazione sul piano industriale e tecnologico. Si inserisce proprio in questo contesto il progetto Gcap per il caccia di sesta generazione basato sulla collaborazione tra Italia, Giappone e Regno Unito.
Si svilupperà quindi lungo questa direttrice il programma della visita di Mattarella, con impegni di carattere istituzionale, economico e culturale. Lunedì 3 marzo alle 19 ora locale (8 ore avanti il fuso orario rispetto all'Italia dove quindi saranno le 11), il Capo dello Stato vedrà a Tokyo la comunità italiana. Poi martedì l'incontro con l'imperatore Naruhito e l'imperatrice Masako e i colloqui con gli speaker, rispettivamente, della Camera dei Rappresentanti e della Camera dei Consiglieri. Quindi il concerto del tenore Vittorio Grigolo, offerto dall'Italia alla presenza dei rappresentanti della Casa imperiale.
Mercoledì 5 alle 11 (le 3 di notte in Italia) è previsto un confronto del presidente della Repubblica con rappresentanti della Confindustria giapponese ed esponenti dell'imprenditoria italiana, mentre alle 18 Mattarella vedrà il premier giapponese, Shigeru Ishiba.
Nelle giornate di giovedì e venerdì il Capo dello Stato sarà invece a Kyoto, dove sono in programma appuntamenti di carattere artistico e culturale e l'incontro con i nostri connazionali. Particolarmente significativa, anche per i risvolti legati alla attuale e delicata situazione internazionale, l'ultima tappa a Hiroshima, prevista sabato 8 marzo, con la visita al Museo della Pace e l'incontro con l'Associazione dei sopravvissuti ai bombardamenti nucleari e con l'organizzazione Nihon Hidankyo, impegnata per l'abolizione delle armi nucleari e insignita lo scorso anno del Premio Nobel per la pace. Domenica 9 il rientro a Roma.
Roma, 1 mar (Adnkronos) - "Mentre la vigilanza resta bloccata dal ricatto della maggioranza, gli ascolti della Rai continuano a precipitare, soprattutto nel settore dell’informazione, dove assistiamo a una vera e propria desertificazione. Un tempo i programmi di approfondimento erano punti di riferimento, oggi vengono sistematicamente penalizzati da scelte di palinsesto incomprensibili". Lo dicono i parlamentari del M5s della commissione di Vigilanza Rai.
"Un esempio? Fiction di grande successo, capaci di catalizzare milioni di spettatori, vengono mandate in onda in diretta concorrenza con trasmissioni storiche d’informazione. È successo con Rocco Schiavone contro Chi l’ha visto?, e si ripete con Imma Tataranni opposta a Report -proseguono-. Chi ha interesse a sabotare l’informazione di qualità? Come se non bastasse, la Rai autorizza con leggerezza la partecipazione di suoi volti di punta sulle reti concorrenti, depotenziando i propri programmi".
"Domani sera, Stefano De Martino sarà ospite di Fabio Fazio: un conduttore che già raccoglie ottimi ascolti, ha bisogno di fare promozione sul Nove? Ma a chi serve davvero questa ospitata, a De Martino o a Fazio? È solo una coincidenza che entrambi abbiano lo stesso agente? Di certo, non si può pensare di premiare chi è responsabile di tutto questo affidandogli la supergestione dei palinsesti. Per salvare la Rai serve competenza, non amichettismo", concludono gli esponenti M5s.
Roma, 1 mar (Adnkronos) - "Tra l’invasore Putin e il bullo Trump, noi stiamo con Zelensky, con l’Ucraina e con l’Unione europea, ormai unico argine al neocolonialismo e al neo imperialismo di Usa e Russia. Per questo +Europa parteciperà alle piazze per l’Ucraina che si stanno organizzando in tutta Italia, comprese quelle di oggi a Milano davanti al consolato USA e di domani in piazza dei Mercanti, così come a Roma in Piazza Santi Apostoli sempre domani. Non possiamo più stare a guardare. È il momento che tutti coloro che credono nell’Europa Unita e nella democrazia si schierino dalla parte di Kiev, dell’Europa, dei diritti e della libertà”. Lo annuncia il segretario di Più Europa Riccardo Magi.
Roma, 1 mar (Adnkronos) - "Apprezzabile la manifestazione in favore dell’Ucraina, domani pomeriggio. Ridicolo però che venga da Carlo Calenda, che ha distrutto il progetto Stati Uniti d’Europa non aderendo alla lista e regalando posti al parlamento europeo ai sovranisti filo Putin". Lo scrive sui social il senatore di Iv Ivan Scalfarotto.
Roma, 1 mar (Adnkronos) - "Le immagini di ieri dallo Studio ovale hanno sconvolto il mondo. Siamo in una situazione internazionale senza precedenti e il comunicato della premier Meloni, giunto ben ultimo dopo altri leader europei, non fa chiarezza sulla posizione dell’Italia". Lo dicono Chiara Braga e Francesco Boccia, capigruppo Pd alla Camera e al Senato.
"Meloni deve spiegare al paese se ha intenzione di abbandonare l’Ucraina al suo destino, se pensa di distinguersi dal resto dell’Europa e come intende rispondere all’arroganza degli Stati Uniti e di Trump. Non può continuare a nascondersi e a scansare la questione di fondo: dove colloca l’Italia nel mondo in questo drammatico frangente. Basta video e comunicazioni tardive, venga in Parlamento già prima del vertice europeo straordinario del 6 marzo", aggiungono Braga e Boccia.