I corrimani sui muri bianchi e i pavimenti marroncini fanno pensare a un ospedale, se non fosse per le targhe appese alle porte rosse: Sala esorcismi 1, Sala esorcismi 2. Il “Servizio Diocesano Gerasa” è a dieci minuti dalla stazione centrale di Milano, in un palazzo antico di mattoni rossi. Lì, al quarto piano, si presentano persone che pensano di essere possedute dal demonio. Aspettano il proprio turno in una sala d’attesa, alcune pregano rivolte alla statua della Madonna e all’imponente crocifisso appeso al muro. La Chiesa, che collabora con medici specializzati, riconosce che la maggior parte di loro ha problemi psichiatrici, ma in alcuni casi viene ufficialmente riconosciuta la possessione. A quel punto si procede con l’esorcismo.
Al Gerasa arrivano da tutta Italia: spesso hanno già consultato degli esorcisti o sono reduci da anni di terapie psichiatriche ritenute fallite. Alcuni hanno tentato persino la carta della stregoneria. “Siamo qui da due anni. All’inizio accoglievamo la gente nella cappella in cortile”, spiega padre Antonio Salvatore Bernasconi, 73 anni. “Ma a causa delle urla e di tutte le manifestazioni non si poteva più stare lì, nel palazzo c’è anche una scuola per disabili. Ora stiamo preparando una camera insonorizzata”.
Nel 2012 il cardinale Angelo Scola ha nominato dodici nuovi esorcisti per la diocesi di Milano. In Curia, quell’anno, è stato istituito un centralino, è attivo ogni pomeriggio da lunedì a venerdì. “Da allora abbiamo ricevuto oltre 8mila telefonate. Il mio compito è quello di filtrarle, bisogna capire lo stato di salute mentale di chi chiama”, prosegue Bernasconi. “Su cento persone che vengono qui, 98 non hanno problemi legati al demonio. Però non è che li caccio via con una pedata sul sedere. Vorrei creare una rete di psichiatri, psicologi e psicoterapeuti”.
In Italia ci sono circa trecento esorcisti: sacerdoti nominati dai vescovi e i vescovi stessi. Hanno un “patentino” che dura cinque anni, rinnovabile oppure valido solo per un certo numero di casi. L’esorcismo è un sacramentale, ossia un rito cattolico con particolari effetti a livello spirituale. Gli “strumenti del mestiere” sono la stola viola, il crocifisso, l’acqua benedetta e il “Rito degli esorcismi e preghiere per circostanze particolari” (la versione italiana del De Exorcismis et supplicationibus quibusdam di papa Giovanni Paolo II). “Molti sacerdoti non credono nell’esorcismo, alcuni hanno paura di Satana”, sostiene Bernasconi. Ma sono sempre di più le persone che si rivolgono agli esorcisti, senza differenze di sesso, origini o età. Basta osservare chi si aggira per i corridoi del Gerasa: una distinta signora bionda accompagnata dal marito, una donna disabile con agli anziani genitori, un uomo sulla cinquantina con una giacca di pelle, una sudamericana preoccupata per la figlia (“Da quando sono iniziati i problemi casa nostra è invasa da insetti tutto l’anno”).
Per gli esorcisti la vera difficoltà è individuare chi ha problemi psicologici e chi di tipo spirituale, il cosiddetto “discernimento”. “Sono tantissime le persone convinte di essere vittima del demonio nelle sue molteplici forme: tentazione, ossessione, vessazione e possessione”, spiega l’esorcista François Dermine, 67 anni, presidente del Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa. “La possessione diabolica può nascondersi dietro una malattia mentale”, dice Valter Cascioli, portavoce dell’Associazione internazionale esorcisti, riconosciuta nel 2014 dal Vaticano. “I sintomi più comuni sono l’avversione al sacro, reazioni violente e immotivate, una forza sovrumana, parlare lingue ignote, la conoscenza di cose occulte, la levitazione, la psicocinesi e la chiaroveggenza”.
Esorcisti sui banchi di scuola
“I demoni non hanno un nome o un’entità propria, vengono chiamati con il nome del vizio di cui sono portatori. Ma l’unico vero appellativo è Satana”. Renzo Lavatori, 78 anni, è un demonologo, autore dell’Antologia diabolica, una raccolta di testi sulla personificazione e azione del diavolo. “L’apparenza può rivelarsi illusoria, al demonio piace nascondersi. Perciò l’esorcista, oltre alla pratica, deve ricevere una preparazione dottrinale”.
Undici anni fa a Roma è nato il Corso sull’esorcismo e la preghiera di liberazione, organizzato dall’Istituto Sacerdos dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, dall’Aie e dal Gris. Il corso si tiene una volta l’anno e dura sei giorni. Costa trecento euro. “Ogni anno si iscrivono circa 150 persone da tutto il mondo”, spiega Giuseppe Ferrari, segretario del Gris. “Oltre ai sacerdoti vengono medici, psichiatri, legali, assistenti sociali e persone che collaborano con gli esorcisti”. Gli insegnamenti, solo teorici, spaziano dal campo teologico a quello antropologico, dalla medicina alla giurisprudenza, senza tralasciare la criminologia e le istruzioni per il rito. “I parroci comuni – conclude Ferrari – non sanno come affrontare persone con problematiche legate all’occulto, perché da anni non ricevono alcuna formazione”.
L’occulto sul piccolo schermo
Se da una parte esistono sacerdoti che non credono all’azione del demonio, dall’altra ci sono laici che non hanno dubbi. “Sono convinto che sia tutto vero. La prova dell’esistenza di Satana sono le testimonianze delle persone” dice David Murgia, 44 anni, giornalista e conduttore di Vade Retro su Tv2000, televisione della Cei. Satana, l’esorcismo e l’occultismo non sono temi frequenti nella tv italiana, così Murgia nel 2012 decide di proporre al cardinal Angelo Bagnasco un programma costruito con la collaborazione di teologi, esorcisti e demonologi. La Cei accetta di trasmettere qualche puntata su Tv2000 e il programma arriva all’uno per cento, cioè un successo. Così il programma diventa fisso. Nasce così Vade Retro. “All’inizio davo credito anche ai pazzi che mi chiamavano nonostante non avessero un problema demoniaco. Poi ho capito che dovevo fidarmi degli esorcisti”, racconta il conduttore. “Quando ci sono testimoni in studio la gente scappa. Si deve capire che la possessione non è contagiosa e che il diavolo non è ovunque, quella è solo superstizione”.
La scienza al servizio della religione
Per accertare la possessione, nella fase del discernimento spesso i sacerdoti collaborano con psicologi, psicoterapeuti e psichiatri. Ma è necessario che il medico creda al demonio e ritenga possibile che una persona sia posseduta. “Spesso i professionisti sono scettici, la maggior parte è ateo e convinto che sia tutto un delirio”, spiega Laura Cantarella, psicoterapeuta. “Ma basta vedere anomalie come il rifiuto al sacro o la levitazione per capire che c’è dell’altro”. Anche Vittorino Andreoli, psichiatra e scrittore, crede nella possessione demoniaca, ma non gli è mai capitato un caso simile: “Diversi esorcisti mi mandano persone che, pur credendo di avere problemi spirituali, hanno invece disagi psicologici. Ma anche se finora non mi è successo non significa che escludo sia possibile”. Andreoli nel 1973 ha scritto il libro Demonologia e schizofrenia, che spinse Papa Paolo VI a invitarlo a discutere insieme del rapporto tra psichiatria e demonologia. “L’idea del libro mi è venuta dopo l’incontro con un paziente che ogni giorno disegnava demoni, parlava di demoni e si definiva un demone. Alla fine risolsi il caso con terapie psichiatriche”, racconta Andreoli. “Ma non c’è dubbio che vi siano comportamenti che non rientrano nelle categorie psichiatriche”.