Burkini: già la parola è un ossimoro orribile e ridicolo. Come se fosse ragionevole creare un punto d’incontro non tanto tra due indumenti, quanto tra due visioni del femminile, del corpo, della sessualità, della libertà di movimento, della bellezza e della relazione tra gli esseri umani.
La Francia, coerente con l’impostazione laica e avversa al multiculturalismo (che purtroppo in altri paesi è presentato come soluzione ‘rispettosa’ delle culture e delle tradizioni, così non si affronta il tema della secolarizzazione dove ancora non c’è) ha deciso di vietare la versione natatoria della copertura adottata sulle spiagge da alcune donne islamiche. “Il burkini è incompatibile con i valori della Francia e della Repubblica, non è un costume da bagno ma l’espressione di un’ideologia basata sull’asservimento della donna”, sono le parole del premier Manuel Valls, che ha aggiunto “anche le autorità musulmane devono condannare il velo integrale e gli atti di provocazione che ostacolano le condizioni di un confronto”.
Penso che il punto sia proprio questo: usare il simbolo religioso per eccellenza, che non a caso coinvolge in modo preciso e significativo il corpo femminile, per affermare un’appartenenza culturale, sociale e politica ‘altra,’ oggi e qui, significa marcare il territorio. Tralascio le evidenze, come la scomodità, l’incongruità dell’uso nello sport, un accanimento che dal velo (primo gradino, in apparenza innocuo, per significare la pudicizia necessaria per una ‘buona’ donna, in famiglia e nella società) passa dai capelli al corpo intero, in una vertigine di ossessione per la fisicità e la sessualità insita nell’umanità che arriva, nei paesi dove l’Islam è legge, a punire i ‘reati contro la castità’.
Adonis, poeta e scrittore siriano, nel suo ‘Violenza e Islam’ denuncia l’involuzione delle speranze riposte nelle ‘primavere arabe’ affermando che dal mondo musulmano “non c’è stata nessuna presa di posizione, nemmeno una parola, sulla libertà della donna. Come si può parlare di una rivoluzione araba se la donna è ancora prigioniera della sharī‘a? Il ricorso alla religione ha trasformato questa primavera in un inferno. E la religione è stata interpretata e sfruttata a fini ideologici”.
C’è molto d’ideologico anche a sinistra, e in pezzi del femminismo, quando si afferma che vietare alle islamiche il velo o il burkini è un atto razzista. Scatta il veto alla critica quando si tratta della religione delle ‘vittime’: secondo questo pensiero, in quanto occidentali e colonizzatori, non possiamo intervenire, dimenticando che le destre razziste fanno, quando loro conviene, accordi e alleanze con i fondamentalisti religiosi di ogni tipo, di sicuro sui temi della famiglia e della libertà sessuale.
“Scandendo slogan come ‘il terrorismo non ha religione’ oppure ‘questo non è vero Islam’, adottando queste scuse senza senso, la parte regressiva della sinistra occidentale ha involontariamente fornito uno spazio per il fiorire dell’islamismo”, sostiene l’attivista pakistano Umer Ali che in un articolo su The nation scrive: “Dire ‘il terrorismo non ha nulla a che fare con l’Islam’ è problematico come dire ‘tutti i musulmani sono terroristi’.
Per la femminista iraniana Maryam Namazie “la laicità è una rivendicazione e un desiderio della gran maggioranza del popolo iraniano sebbene il 70% dei giovani abbia vissuto tutta la propria vita solo sotto la legge islamica. Questo perché la laicità è una richiesta umana, non importa dove si sia nati o si viva. Ed è una richiesta che non è mai stata così urgente nella storia contemporanea, visto l’emergere dei movimenti religiosi in generale, e dell’Islam politico in particolare”.
La laicità passa anche, e soprattutto, dal modo in cui le collettività umane evolvono e negoziano al loro interno i diritti, le relazioni sessuali e le visioni dei rapporti tra i generi: come è necessario opporsi agli stereotipi sessisti, all’uso mercificato dei corpi di donne e uomini nel mercato globale così è necessario opporsi alla copertura del corpo femminile in nome di tradizioni o di letture religiose alla cui base c’è sempre il patriarcato che governa, con la benedizione dei fondamentalismi di ogni credo, e decide chi sono le donne degne e chi, invece, le cagne.
Monica Lanfranco
Giornalista femminista, formatrice sui temi della differenza di genere
Diritti - 17 Agosto 2016
Burkini, vietarlo è un atto di libertà
La Francia, coerente con l’impostazione laica e avversa al multiculturalismo (che purtroppo in altri paesi è presentato come soluzione ‘rispettosa’ delle culture e delle tradizioni, così non si affronta il tema della secolarizzazione dove ancora non c’è) ha deciso di vietare la versione natatoria della copertura adottata sulle spiagge da alcune donne islamiche. “Il burkini è incompatibile con i valori della Francia e della Repubblica, non è un costume da bagno ma l’espressione di un’ideologia basata sull’asservimento della donna”, sono le parole del premier Manuel Valls, che ha aggiunto “anche le autorità musulmane devono condannare il velo integrale e gli atti di provocazione che ostacolano le condizioni di un confronto”.
Penso che il punto sia proprio questo: usare il simbolo religioso per eccellenza, che non a caso coinvolge in modo preciso e significativo il corpo femminile, per affermare un’appartenenza culturale, sociale e politica ‘altra,’ oggi e qui, significa marcare il territorio. Tralascio le evidenze, come la scomodità, l’incongruità dell’uso nello sport, un accanimento che dal velo (primo gradino, in apparenza innocuo, per significare la pudicizia necessaria per una ‘buona’ donna, in famiglia e nella società) passa dai capelli al corpo intero, in una vertigine di ossessione per la fisicità e la sessualità insita nell’umanità che arriva, nei paesi dove l’Islam è legge, a punire i ‘reati contro la castità’.
Adonis, poeta e scrittore siriano, nel suo ‘Violenza e Islam’ denuncia l’involuzione delle speranze riposte nelle ‘primavere arabe’ affermando che dal mondo musulmano “non c’è stata nessuna presa di posizione, nemmeno una parola, sulla libertà della donna. Come si può parlare di una rivoluzione araba se la donna è ancora prigioniera della sharī‘a? Il ricorso alla religione ha trasformato questa primavera in un inferno. E la religione è stata interpretata e sfruttata a fini ideologici”.
Violenza e islam
Prezzo: 6.99€
Acquista su AmazonC’è molto d’ideologico anche a sinistra, e in pezzi del femminismo, quando si afferma che vietare alle islamiche il velo o il burkini è un atto razzista. Scatta il veto alla critica quando si tratta della religione delle ‘vittime’: secondo questo pensiero, in quanto occidentali e colonizzatori, non possiamo intervenire, dimenticando che le destre razziste fanno, quando loro conviene, accordi e alleanze con i fondamentalisti religiosi di ogni tipo, di sicuro sui temi della famiglia e della libertà sessuale.
“Scandendo slogan come ‘il terrorismo non ha religione’ oppure ‘questo non è vero Islam’, adottando queste scuse senza senso, la parte regressiva della sinistra occidentale ha involontariamente fornito uno spazio per il fiorire dell’islamismo”, sostiene l’attivista pakistano Umer Ali che in un articolo su The nation scrive: “Dire ‘il terrorismo non ha nulla a che fare con l’Islam’ è problematico come dire ‘tutti i musulmani sono terroristi’.
Per la femminista iraniana Maryam Namazie “la laicità è una rivendicazione e un desiderio della gran maggioranza del popolo iraniano sebbene il 70% dei giovani abbia vissuto tutta la propria vita solo sotto la legge islamica. Questo perché la laicità è una richiesta umana, non importa dove si sia nati o si viva. Ed è una richiesta che non è mai stata così urgente nella storia contemporanea, visto l’emergere dei movimenti religiosi in generale, e dell’Islam politico in particolare”.
La laicità passa anche, e soprattutto, dal modo in cui le collettività umane evolvono e negoziano al loro interno i diritti, le relazioni sessuali e le visioni dei rapporti tra i generi: come è necessario opporsi agli stereotipi sessisti, all’uso mercificato dei corpi di donne e uomini nel mercato globale così è necessario opporsi alla copertura del corpo femminile in nome di tradizioni o di letture religiose alla cui base c’è sempre il patriarcato che governa, con la benedizione dei fondamentalismi di ogni credo, e decide chi sono le donne degne e chi, invece, le cagne.
Articolo Precedente
Olimpiadi Rio 2016, la naturalezza di Rachele contro l’omofobia
Articolo Successivo
Cannabis, Cantone: “Sì a legalizzazione”. Lo stop di Gratteri: “Contrario”. Ministro Costa: “Magistrati combattano spaccio”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Romania, l’aspirante presidente Georgescu fermato dalla polizia mentre va a depositare gli atti della candidatura. Al primo turno (annullato) aveva vinto
Mondo
Lavrov contro il piano di Macron e Starmer: “No all’opzione delle forze di pace. Gli europei incitano l’Ucraina a continuare il conflitto”
Economia & Lobby
Bruxelles affossa le speranze del ministro Pichetto: “Mai più gas russo”. Ma la partita è aperta
Roma, 26 feb. (Adnkronos) - Il seguito dell'esame della mozione sfiducia al ministro della Giustizia Carlo Nordio alla Camera si svolgerà martedì 4 marzo se conclusi i precedenti Odg, altrimenti giovedì 13 marzo. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
Roma, 26 feb. (Adnkronos) - "Due anni fa, nelle acque di Cutro, si consumava una delle più tragiche stragi di migranti nel Mediterraneo. Un’imbarcazione salpata dalla Turchia con oltre 180 persone a bordo, si è trasformata in una bara per almeno 94 di loro, tra cui donne e bambini. Una tragedia annunciata, che avrebbe potuto e dovuto essere evitata. Su questa strage pesa una responsabilità politica chiara". Così Angelo Bonelli parlamentare di Avs in una nota.
"Il governo di Giorgia Meloni, che dopo la tragedia si recò a Cutro per promettere che avrebbe inseguito gli scafisti 'lungo tutto il globo terracqueo', non ha mai fatto luce sulle scelte e sulle omissioni che hanno portato a quel naufragio. Perché l’allarme lanciato da Frontex non è stato accolto con la tempestività necessaria? Perché si è lasciata quella barca in balia delle onde, senza un intervento di soccorso adeguato? A due anni di distanza, il governo continua con la sua politica repressiva e propagandistica sull'immigrazione, senza affrontare le cause profonde delle migrazioni né garantire i salvataggi in mare. Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, con il suo linguaggio disumano – definendo le vittime un 'carico residuale' – ha incarnato la cinica indifferenza con cui questo esecutivo ha trattato la vicenda".
"Ma l’ipocrisia del governo Meloni non si ferma qui. Dopo aver promesso di dare la caccia agli scafisti, ha permesso che Mohammed Almasri – accusato dalla Corte penale internazionale di crimini contro l'umanità e crimini di guerra, ritenuto responsabile di omicidi, violenze sessuali e torture nella prigione di Mitiga a Tripoli, dove migliaia di migranti vengono rinchiusi e torturati – fosse scortato in Libia con un aereo di Stato. Un gesto che rivela, ancora una volta, la complicità del governo italiano con le milizie libiche responsabili di abusi indicibili nei confronti di uomini, donne e bambini che cercano di fuggire dall’inferno. La premier Meloni deve rispondere alla famiglie delle 94 vittime: perché non sono partiti mezzi adeguati che avrebbero potuto mettere in sicurezza l'imbarcazione sulla quale viaggiavano i migranti? Perché non è partita la Guardia costiera?. Oggi come allora chiediamo verità e giustizia per le vittime di Cutro e per i 30 mila migranti morti nel Mediterraneo in 10 anni: 1.452 (tra morti e dispersi) solo nel 2024", conclude Bonelli.
Roma, 26 feb (Adnkronos) - In vista della giornata della donna dell'8 marzo, la seduta del Question time della Camera di mercoledì 5 marzo sarà dedicata alla condizione socio economica femminile. Lo ha stabilito la Conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
Roma, 26 feb. (Adnkronos) - “Questa mattina abbiamo parlato di maggiori controlli sulle partecipazioni societarie. Chiederemo garanzie reali. Io Federazione voglio esprimere, lo stiamo verificando sul piano legale, anche il mio consenso al passaggio delle quote, così come avviene nel caso delle fusioni. Vogliamo approvare il passaggio. Chiaramente avrà un impatto sulle norme del codice civile e se questo non è consentito in termine di autorizzazione, chiederemo le garanzie dovute”. Lo ha detto il presidente della Figc Gabriele Gravina nella conferenza stampa al termine del Consiglio.
Roma, 26 feb (Adnkronos) - Le comunicazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Parlamento in vista del Consiglio europeo si terranno il prossimo 18 marzo in Senato, con consegna del discorso alla Camera alle 15,30, e il 19 marzo dalle 9.30 a Montecitorio. E' quanto emerso dalla capigruppo di Montecitorio.
Roma, 26 feb. (Adnkronos) - “Azione chiede che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni venga immediatamente in Aula per un’informativa urgente sul vertice di Londra, che avrà al centro il riarmo e la difesa comune tra Regno Unito ed Europa”. Lo ha chiesto Matteo Richetti, capogruppo di Azione alla Camera, in occasione della conferenza dei capigruppo.
“Dopo il vertice di Parigi, a cui la premier ha partecipato, il prossimo incontro a Londra segna un passaggio cruciale per il futuro della sicurezza europea. Se il Parlamento ha terminato le discussioni su borsette, Twiga, Billionaire e vari altri minima immoralia sarebbe tempo di affrontare le questioni che ridefiniranno l’assetto dell’Occidente per i prossimi 50 anni".
"Il mondo sta cambiando a una velocità tale che l’inerzia non è più un’opzione: le aperture di Trump a Putin rischiano di mettere l’Europa nell’angolo e di costruire una pace sulle spalle degli ucraini. L’Europa deve scongiurare questo scenario e dotarsi di una strategia chiara per la liberazione dei territori ucraini e per il futuro della propria sicurezza. La difesa comune europea non è più un’idea astratta, è una necessità: l’Europa non può più permettersi di restare spettatrice delle mosse delle altre superpotenze - ha concluso il capogruppo di Azione”.
Roma, 26 feb. (Adnkronos) - "Due anni dalla strage di Cutro, in cui 100 persone hanno perso la vita e il governo italiano ha perso la faccia e la dignità. 'Avremmo potuto salvarli', ha detto Nicola Aloi, l’ex comandante della Capitaneria di Porto di Crotone, al momento del naufragio. Non hanno potuto salvarli a causa delle 'regole di ingaggio' ministeriali, che hanno bloccato l’iniziativa degli uomini della capitaneria". Lo scrive su Facebook Nicola Fratoianni di Avs.
"Un disastro dovuto alla cecità e alla brutalità - prosegue il leader di SI - di una politica cinica sulla pelle dei più deboli. Rimane la rabbia. Anche perché dal giorno dopo, come se nulla fosse accaduto, - conclude Fratoianni - hanno ricominciato a fare decreti contro le Ong, hanno ricominciato a fare la guerra a chi salva vite".