L’apertura del presidente dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone, lo stop del magistrato anti ndrangheta, Nicola Gratteri, e la dichiarazione al vetriolo del ministro Ncd, Enrico Costa.

Si infiamma il dibattito sulla legalizzazione della cannabis, mentre il ddl promosso da Benedetto Della Vedova e Luigi Manconi ha faticosamente cominciato il suo iter in Parlamento.  A far deflagrare il dibattito sono sono proprio le parole di Cantone che confessa di aver cambiato idea: “Fino a poco tempo fa – dice intervistato da Radio Radicale – ero assolutamente contrario all’idea della legalizzazione perché non mi convincevano gran parte degli argomenti, che servisse cioè per sconfiggere la criminalità organizzata, perché le droghe leggere sono una parte insignificante degli utili della criminalità organizzata, o che servisse per evitare una serie di problemi di salute dei ragazzi. Adesso ho un po’ cambiato posizione. Credo soprattutto che una legalizzazione intelligente possa evitare il danno peggiore per i ragazzi, cioè entrare in contatto con ambienti della criminalità”.

Cantone si conferma “contrario ad una legalizzazione totale – precisa il presidente dell’Anac – Le droghe leggere rappresentano introiti insignificanti per la mafia e credo che le droghe pesanti che rendono soldi non si potranno mai legalizzare. Ma c’è questo argomento, evitare contatti di giovani con ambienti della criminalità organizzata e l’altro aspetto è che droghe leggere controllate probabilmente evitano interventi chimici che stanno portando anche alla tendenza all’assuefazione o al vizio. Questi due argomenti oggi mi fanno essere su questa proposta di legge molto più laico e per molti aspetti favorevole”. Il presidente dell’Anac sottolinea come ci siano “cose su cui la proibizione resta indispensabile: il proibizionismo sulle droghe pesanti è giusto, mentre sulle droghe leggere ci sono questi due argomenti, cioè evitare i contatti con la criminalità organizzata e consentire l’uso di droghe leggere controllate che siano il meno possibile trattate chimicamente e che quindi facciano meno male possibile. Questi possono essere argomenti che con una vendita controllata e quindi in qualche modo limitata potrebbero dare un senso” alla proposta.

Alle parole dell’ex magistrato anticamorra, risponde Gratteri, procuratore capo di Catanzaro, che invece è contrario a qualsiasi tipo di legalizzazione della cannabis. “Uno Stato democratico – dice il magistrato calabrese – non può permettersi il lusso di legalizzare ciò che provoca danni alla salute dei cittadini”. Lo stop di Gratteri non è legato, però, solo a una questione ideologica, perché “il guadagno che si sottrarrebbe alle mafie è quasi ridicolo rispetto a quanto la criminalità  trae dal traffico di cocaina e eroina, ed anche se spesso la marijuana è il primo passaggio per arrivare poi all’assunzione di droghe pesanti”.

Più velenoso il commento di Costa, ministro per gli Affari regionali con delega alla famiglia, che alle parole di Cantone replica invitando “i magistrati, dall’alto della loro esperienza e della loro conoscenza delle dinamiche legate allo spaccio della droga, non alzino bandiera bianca, ma contribuiscano a individuare innovative ed efficaci tecniche di contrasto alla criminalità organizzata”. Secondo l’esponente del Nuovo Centrodestra, infatti, “la statalizzazione dello spaccio rappresenterebbe un messaggio di debolezza nei confronti della criminalità (non siamo riusciti nel contrasto, ci arrendiamo) e delle famiglie che oggi vivono un’ansia che non è solo economica, ma anche educativa. Si lavori senza indugio, piuttosto, a migliorare la lotta allo spaccio. Ogni suggerimento normativo sarà utile”.

Alcuni mesi fa, rispondendo proprio al Parlamento, la direzione nazionale antimafia, basandosi su dati ufficiali, aveva stimato che in Italia circolano almeno 1,5 tonnellate di cannabis all’anno; sarebbero 3 milioni i consumatori stabili. Un dato riconosciuto – aveva scritto il procuratore nazionale Franco Roberti – che le mafie hanno saldamente in mano il monopolio del traffico e che i taleban afghani sono i principali produttori al mondo. “Equivale a dire che la produzione di cannabis è una delle fonti di finanziamento del terrorismo”. Intanto il ddl sulla legalizzazione, che ha tra i primi firmatari il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova (eletto con Scelta Civica, ma ex radicale), è stato incardinato in commissione dove è atteso da oltre 1700 emendamenti.

A Cantone per ora risponde solo Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, Forza Italia. “Gli invierò i testi di Paolo Borsellino e di Nicola Gratteri che spiegano perché si debba essere contrari alla legalizzazione della cannabis. Cantone dimostra incompetenza e irresponsabilità. Per fortuna che Borsellino e i Gratteri dicono cose chiare in materia di lotta alla droga, mentre Cantone si iscrive al partito delle sciocchezze“. Secondo Gasparri, “Cantone offre argomenti miserevoli. Se mi dovesse capitare di incrociarlo in Parlamento gli dirò personalmente ciò che penso”. Contrario alla legalizzazione è anche Giacomo Portas, leader dei Moderati ma eletto alla Camera con il Pd. “Non è una questione di laicità – dice – i giovani li dobbiamo allontanare dalla criminalità prima di tutto con l’educazione, e poi contrastando ancora di più i criminali”. Hanno accolto con soddisfazione le parole del presidente dell’Anticoruzzione, invece, Pippo Civati, leader di Possibile, e Arturo Scotto, capogruppo alla Camera di Sinistra Italiana. “Condivisibili le parole di Raffaele Cantone sulla cannabis legale – dice Farina – È un formidabile strumento antimafia. Ne prenda atto chi la blocca da mesi”.

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