La procura di Siena ha aperto un fascicolo e ha indagato, per falso in bilancio e manipolazione di mercato, l’ex presidente del Monte dei Paschi di Siena Alessandro Profumo e l’amministratore delegato dell’istituto senese Fabrizio Viola. Il fascicolo è già stato inviato alla procura di Milano, competente per il reato più grave tra quelli ipotizzati, cioè la manipolazione del mercato. L’ipotesi dei magistrati senesi è che i bilanci della banca dal 2011 al 2014 siano stati falsati da una rappresentazione non corretta dei derivati Alexandria e Santorini. I pm milanesi, destinatari di esposti analoghi a quelli ricevuti da Siena, ha ora ancora 18 mesi di tempo per decidere se archiviare o chiedere il rinvio a giudizio per Viola e Profumo, arrivati entrambi in Mps nel 2012 con il compito di ristrutturare la banca dopo gli anni di malagestione di Giuseppe Mussari e Antonio Vigni. Profumo si è dimesso l’anno scorso, Viola è ancora in sella e deve tentare di mandare in porto il rischioso piano di salvataggio annunciato a luglio, che prevede una nuova ricapitalizzazione da 5 miliardi per l’istituto che oggi vale in Borsa meno di 700 milioni.
La notizia dell’inchiesta è stata confermata all’agenzia Reuters da ambienti vicini all’istituto, secondo cui si tratta “di un atto dovuto” che “trae le proprie origini da un esposto effettuato da un azionista della banca che peraltro, in sede assembleare, aveva proposto l’azione di responsabilità nei confronti dei predetti soggetti, azione poi respinta con sostanziale unanimità di voti”. E con tanto di voto contrario del ministero del Tesoro che con il suo 4,02% è ormai primo socio della sofferente Rocca Salimbeni. La banca, in un comunicato, ha poi “precisato ancora una volta che le operazioni in questione (i derivati Santorini e Alexandria, ndr) sono state poste in essere dalla vecchia gestione e dagli ex-manager, mentre la nuova dirigenza ha dapprima posto sotto esame tali operazioni effettuando, motu proprio, un restatement di bilancio, per poi chiudere le operazioni diminuendo drasticamente la rischiosità di tali strumenti”. La posizione della banca riflette anche quella di Profumo, spiega il portavoce dell’attuale presidente della società di intermediazione mobiliare Equita.
Le indagini della procura di Siena, stando alla fonte sentita da Reuters, sono partite nel 2015 a seguito di alcuni esposti presentati da piccoli azionisti, comitati senesi e associazioni di consumatori. “I magistrati di Siena, che hanno deciso di non archiviare le indagini e di trasmettere il fascicolo a Milano, evidentemente ritengono che vi sia stata da parte dei manager di Mps l’intenzione di fornire una rappresentazione non corretta di Alexandria e Santorini nei bilanci dal 2011 al 2014, approvati durante la gestione di Profumo e Viola”, ha riferito la fonte. Le complesse operazioni Santorini e Alexandria sono state nel frattempo chiuse da Mps attraverso accordi prima con Deutsche Bank, poi con Nomura.
All’inizio dell’anno, in occasione della chiusura delle indagini milanesi che ha visto rinviati a giudizio i precedenti vertici di Montepaschi tra i quali Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri, i pm di Milano hanno stabilito che Alexandria era un derivato, mentre era stato rappresentato nei bilanci come una complessa operazione in Btp. La Consob, facendo proprie le risultanze della magistratura di Milano, ha quindi imposto a Montepaschi di rappresentare in bilancio Alexandria come derivato, cosa che Mps ha comunicato a metà dicembre scorso, per poi effettuare la riscrittura contabile nel bilancio 2015.
L’assemblea dello scorso 14 aprile ha approvato quel bilancio, chiuso con un utile consolidato di 388 milioni di euro per effetto della nuova contabilizzazione del contratto Alexandria, che ha portato un beneficio di 500 milioni ai conti. In quell’occasione i soci, a larghissima maggioranza (99,95% delle azioni ammesse al voto), hanno appunto respinto la richiesta di due azionisti di avviare una azione di responsabilità contro l’ex presidente Profumo e il numero uno Viola per la contabilizzazione di Alexandria.
Fino ad allora Montepaschi aveva comunque “avvisato” della possibilità di ritenere Alexandria un derivato, rappresentandolo come tale “pro forma” nella nota integrativa ai bilanci fino al 2014. Questo però non è stato sufficiente per i pm di Siena, secondo i quali i bilanci sono stati comunque redatti secondo una forma non corretta. Sulla base dei bilanci finiti nel mirino dei pubblici ministeri, Montepaschi ha varato due aumenti di capitale, da 5 miliardi nel 2014 e da 3 miliardi nel 2015. La settimana scorsa dalla relazione semestrale dell’istituto è emerso inoltre che diversi azionisti hanno chiesto risarcimenti per un totale di 283 milioni di euro sostenendo che sono stati falsati i prospetti degli aumenti di capitale del 2008, 2011 e 2014.