Glifosato vietato nelle zone frequentate dai bambini. Scattano oggi, 22 agosto, le restrizioni imposte dall’Italia all’impiego del più potente e diffuso erbicida del mondo in parchi pubblici e parchi giochi, oltre che nelle fasi di pre-raccolta in agricoltura. Lo ha disposto, in via temporanea, un decreto del Ministero della Salute che ha anche revocato le autorizzazioni all’immissione in commercio dei prodotti fitosanitari che lo contengono. Una misura “all’avanguardia in Europa e nel mondo” secondo il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, ma non “all’altezza nella difesa dei cittadini se non verranno bloccate le importazioni dai Paesi che continuano ad utilizzare il glifosato in pre-raccolta”. Il glifosato, brevettato dalla Monsanto nel 1974, è stato classificato nel 2015 come “probabilmente cancerogeno per l’uomo” dall‘Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc).
Dopo questa decisione, la lunga querelle sul noto erbicida che divide da anni il mondo scientifico, e politico, è entrata nel vivo. L’Agenzia della sicurezza alimentare europea (Efsa) nel novembre scorso ha infatti definito “improbabile” che la sostanza attiva dell’erbicida fosse cancerogena. Un parere ribadito anche dalla Fao e dall’Oms lo scorso maggio. A fine giugno la Commissione europea ha quindi messo un punto alla questione prorogando l’autorizzazione alla messa in commercio del Glifosato, anche se solo fino alla fine del 2017 e in attesa di un parere definitivo dell’Agenzia chimica europea sui rischi per la salute. Parere che potrebbe arrivare anche prima del 31 dicembre 2017.
Contemporaneamente la Commissione Ue ha però deciso di proporre la limitazione dell’uso dell’erbicida nelle aree “frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie” e di “rafforzare l’esame minuzioso del suo uso pre-raccolto”, ricevendo poi il via libera da parte del Comitato dei 28 per la salute delle piante.
Il governo italiano ha adottato questa decisione, anche per la fase di pre-raccolto, tuttavia Coldiretti avverte che questa misura si riferisce “al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura”. Al contempo, avvisa l’associazione dei coltivatori, “occorre ora adottare coerentemente misure precauzionali sull’ingresso in Italia di prodotti stranieri trattati con modalità analoghe come il grano, utilizzato per la pasta, proveniente da Usa e Canada dove viene fatto un uso intensivo dell’erbicida per seccare e garantire ‘artificialmente un livello proteico elevato”.
“L’Italia – sottolinea la Coldiretti – è il principale produttore europeo di grano duro, destinato alla pasta con 4,8 milioni di tonnellate su una superficie coltivata, pari a circa 1,3 milioni di ettari ma sono ben 2,3 milioni di tonnellate di grano duro che arrivano dall’estero e di queste oltre la metà (1,2 milioni di tonnellate) arriva dal Canada, con note marche che usano l’erbicida in maniera esclusiva facendone addirittura un elemento di distintività“. Il risultato, denuncia la Coldiretti, è che quasi un pacco di pasta su cinque italiano è fatto con grano trattato con glifosato nonostante il divieto imposto in Italia.
Con questo divieto, “l’Italia si conferma all’avanguardia in Europa e nel mondo nelle politiche rivolte alla sicurezza alimentare ed ambientale ma non siamo all’altezza nella difesa dei cittadini se non verranno bloccate le importazioni dai Paesi che continuano ad utilizzare il glifosate in preraccolta” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “l’agricoltura italiana è la più green d’Europa con il divieto all’utilizzo degli ogm e il maggior numero di aziende biologiche, ma è anche al vertice della sicurezza alimentare mondiale”.