La Roma perde la testa, la Champions League, almeno 30 milioni di euro e forse tutta la stagione. Il ritorno dei preliminari contro il Porto è un harakiri giallorosso (0-3 in casa senza storia, chiudendo in 9 contro 11), ma anche un fallimento per tutto il nostro calcio: per la sesta volta negli ultimi sette anni la rappresentante italiana non riesce a superare i playoff di qualificazione. Il quarto posto nell’Europa che conta ormai è un miraggio: la Serie A ne conta sistematicamente solo due. Come Ucraina, Russia, Portogallo. Ridimensionamento definitivo.
Il disastro, evidentemente, è di sistema. Stavolta ci ha messo del suo la Roma, trasformando quello che poteva essere un comodo ritorno casalingo (dopo l’1-1 di Oporto) nell’ennesimo psicodramma all’Olimpico. Ancora una volta l’eroe negativo è Daniele De Rossi, colpevole senza scusanti di farsi cacciare al 40′ per un inutile fallo a gamba tesa a centrocampo. I giallorossi erano già entrati malissimo in campo, subendo lo svantaggio su calcio da fermo dopo appena sette minuti. Ma è soprattutto l’espulsione del capitano (poi ad inizio secondo tempo arriverà anche la seconda, altrettanto ingiustificata, del giovane Emerson) a rovinare una partita da trenta e passa milioni di euro.
Tanto valeva il preliminare di Champions League per la Roma: 2 per la vittoria ai playoff, 12 per l’accesso alla fase a gironi, 8,25 dal market-pool, 6 dai diritti tv. Almeno, perché poi ulteriori successi nel tabellone di Champions, e magari l’eventuale passaggio agli ottavi, avrebbero garantito un’altra pioggia di milioni. Mentre uscendo oggi nelle casse giallorosse arriveranno solo 14 milioni, e poi spiccioli dalla più povera Europa League. L’anno scorso solo arrivando agli ottavi (complice anche l’assenza di una terza italiana), la Roma aveva incassato complessivamente circa 75 milioni di euro dalla Uefa. L’eliminazione, oltre che disastro sportivo, è anche e soprattutto un salasso economico: un ridimensionamento del mercato (non a caso fermo in attesa dell’esito di questa partita cruciale, e a questo punto forse senza ulteriori sviluppi), del progetto giallorosso. E di tutto il calcio italiano.
Da quando nel 2009 è entrata in vigore la riforma dei preliminari fortemente voluta da Michel Platini (con la divisione fra “campioni” e “piazzati” e il conseguente inasprimento del sorteggio), l’Italia soltanto due volte è riuscita a qualificare la sua rappresentante: la Fiorentina nel 2009, il Milan nel 2013. Prima e dopo solo delusioni, con Sampdoria, Udinese (due volte), più recentemente Napoli e Lazio. Negli ultimi due anni le sconfitte contro Athletic Bilbao e Bayer Leverkusen hanno pregiudicato tutta la stagione di partenopei e biancocelesti. Adesso la Roma rischia di subire lo stesso contraccolpo (che come visto non sarà solo morale). Ma le conseguenze saranno per tutta la Serie A: altro che quarta squadra in Champions. Oggi l’Italia non merita più di due.