“Oggi chi si ostina a difendere la moneta unica è il più grande anti-europeista della storia. Il Movimento 5 Stelle conferma la sua posizione: è imperativo far scegliere al popolo sovrano – all’intero popolo italiano – il destino del progetto Euro attraverso lo strumento referendario”. E “parlare di Euro, di soluzioni alternative e in generale il prepararsi tecnicamente all’uscita dalla moneta unica non deve essere considerato come un atto sovversivo, ma di responsabilità politica“. Un post sul sito di Beppe Grillo, citando l’analisi di Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia, sostiene la necessità di una consultazione popolare sulla moneta unica che è la “rovina d’Europa“. Già in mattinata ad Agorà il capogruppo M5s al Senato Nicola Morra aveva detto che “qualora gli italiani lo volessero, con un referendum, noi usciremmo dall’euro“, perché “la moneta unica penalizza i Paesi poveri, i Paesi deboli, e noi lo siamo, lo dobbiamo ammettere”.
All’inizio del testo viene riportata l’analisi del Nobel. “Nelle democrazie dell’Eurozona, l’ostilità verso la moneta unica sta degenerando in un’ostilità verso il più vasto progetto dell’Europa Unita e dei suoi valori costituenti”. Quindi, “secondo l’economista statunitense, l’Euro è incapace di risolvere le crisi sistemiche dei paesi dell’Eurozona, acuisce le disuguaglianze e mina alla radice quello che alle origini doveva essere un progetto di vera e reale cooperazione tra popoli”. Per i 5 Stelle l’unione monetaria è “una ‘costruzione’ priva di fondamenta che si è rivelata, nel corso degli anni, uno dei grandi mali dell’Unione Europea. Inutile citare le frasi di ex presidenti del Consiglio italiani secondo cui ‘con l’Euro avremmo lavorato un giorno in meno e guadagnato come se avessimo lavorato un giorno in più'”. Il “vero ostacolo da superare, le catene da rompere per rilanciare il dialogo tra popoli con economie e strutture sociali profondamente diverse” sono invece proprio “i vincoli oggi rappresentati da quella unione monetaria (e il sistema di Governo dell’Eurozona che si portano dietro)”.
Il post prosegue ricordando come l’introduzione della moneta unica abbia “bloccato il cambio tra 19 economie profondamente diverse e ha creato dei grandi vantaggi competitivi soprattutto per uno, la Germania. I tedeschi sfruttano una moneta molto sottovalutata per la loro economia, attraverso la quale stanno accumulando un surplus commerciale eccessivo ai danni degli altri Paesi dell’unione monetaria. Surplus che, tra le altre cose, viola le stesse regole sulle partite correnti dell’Unione Europea”. E le cose non funzionano allo stesso modo nella “periferia dell’Eurozona“. Lì, “al contrario, non potendo svalutare la moneta, vengono imposti abbattimenti dei salari tramite le riforme. Questo impoverimento del ceto medio pilotato da Bruxelles e Francoforte, assieme all’incapacità di risolvere il problema migrazione e sicurezza, sta pericolosamente veicolando consenso verso gli estremismi politici, dai quali il Movimento 5 Stelle si è sempre distinto con il suo approccio propositivo, costruttivo e post ideologico“.
“La modifica dei vincoli europei – che dovrebbe riformare l’eccessiva rigidità di alcuni regolamenti – è volutamente ferma al palo – si legge ancora-. Il Governo italiano si è abbondantemente dimostrato incapace di cambiare marcia a livello europeo, inchinandosi sia a Bruxelles come a Strasburgo al volere dei poteri forti, delle lobby, delle banche e, in generale, smerciando favori ad amici di amici”. Ci si domanda se qualcuno si sia accorto della la presidenza semestrale italiana del Consiglio dell’Unione Europea, che si è svolta “mentre tanti, troppi cittadini hanno sofferto e continuano a soffrire dei sintomi economici negativi di questo imbarazzante stallo. Quelli italiani, in particolare, pagano la non credibilità di un esecutivo mai eletto e mai all’altezza delle aspettative”. Quindi, conclude il post, “anche per questo oggi parlare di Euro, di soluzioni alternative e in generale il prepararsi tecnicamente all’uscita dalla moneta unica non deve essere considerato come un atto sovversivo, ma di responsabilità politica“.