“I grandi uomini si misurano da ciò che danno e non da ciò che ricevono e i Vigili del Fuoco di Bari hanno dato tanto, nei limiti delle loro possibilità”. E’ l’incipit del documento interno, a firma di Domenico Damiani, segretario del Confsal Vvf Bari, indirizzato dai vigili del fuoco intervenuti nel disastro ferroviario del 12 luglio scorso, tra Andria e Corato, ai Comandi regionale e nazionale del corpo.
Hanno atteso un mese esatto, “per rispetto e per non cavalcare l’onda delle emozioni”, ma poi hanno deciso di affidare al documento il ritratto di una situazione divenuta insostenibile: “parco automezzi per metà vetusto e per metà con problemi che ne compromettono l’efficienza, attrezzature col contagocce mai rinnovate, automezzi praticamente vuoti”. E difatti basta dare uno sguardo al parcheggio per averne conferma: la lunga schiera di camion, automobili, jeep e autobotti parcheggiate nel Comando provinciale, sono quelli che ormai hanno esalato l’ultimo respiro e sono in eterna attesa di riparazione o di rottamazione. La situazione – denuncia il sindacato – è ulteriormente peggiorata dopo l’intervento nella strage ferroviaria.
“Spesso – spiega a IlFattoQuotidiano.it Damiani – siamo costretti ad attendere che rientri qualcuno per poter fare un nuovo intervento. E questo vale anche per il personale”. Altro capitolo: in Puglia, regione da 19mila chilometri quadrati, ci sono 1520 vigili del fuoco per 4 milioni di abitanti. Senza contare malattie, riposi, infortuni, ferie. Il risultato è una coperta troppo corta.
A questo si aggiungono i già noti problemi dei vigili del fuoco italiani: stipendi bassi, inferiori anche di 300 euro rispetto a quelli delle altre forze dipendenti dal Ministero dell’Interno, straordinari pagati poco e mancato riconoscimento del “lavoro usurante”.
“Il giorno della strage siamo riusciti a non farci mancare niente – chiarisce il segretario provinciale Confsal – perché questa è una caratteristica dei Vigili del Fuoco. Grazie ai nostri elisoccorritori abbiamo abbattuto i tempi di intervento permettendo anche alle squadre via terra di arrivare nel punto esatto. Se avessimo avuto del personale e dei mezzi in più, avremmo forse potuto salvaguardare meglio i nostri operatori”. “Cinque o sei di noi hanno avuto mancamenti quel giorno, ma del resto quelli eravamo”.
I Vigili del Fuoco sono in sofferenza in tutta Italia, ma fra le varie regioni ci sono delle differenze che per Confsal “sono frutto di calcoli anomali del Ministero uniti a scelte politiche precise”. Calabria e Campania hanno investito per l’acquisto dei mezzi per i Comandi regionali fondi europei altrimenti non spesi. Possibilità negata in Puglia perché la Regione è stata virtuosa, ha speso tutto e non c’è più niente da raschiare sul fondo del barile.
Concordano Biagio d’Alberto, segretario generale Fp Cgil Puglia e Giancarlo Cacciatore, segretario del Conapo Puglia. Di recente quest’ultimo ha scritto una nota al ministro per l’Interno Angelino Alfano per far presente l’emergenza estiva in provincia di Lecce: su 10mila interventi all’anno, 5mila di questi si effettuano solo tra il 15 giugno e il 15 settembre, senza alcun rinforzo. Nel Nucleo cinofili – racconta ancora Cacciatore – sono i vigili del fuoco, in tutta Italia, ad acquistare i cani a proprie spese. “Siamo i figli minori del Ministero – conclude il sindacalista – questa è la realtà”.
Ma per il direttore regionale dei Vigili del Fuoco, Salvatore Spanò, la situazione non è allarmante come sembra. “La mancanza di personale è sintomatica in tutta Italia, se – ad esempio – ci sono 30mila vigili del fuoco in tutto il Paese, ci sarà sempre quel 6-7% di carenza organica. Ma per fine anno saranno banditi i concorsi”. Quanto ai mezzi “sono un po’ vecchi ma non c’è una criticità precisa in tal senso”.
C’è un secondo documento inviato da Damiani che chiede anche altro: un supporto psicologico costante. Il progetto che prevede l’assistenza psicologica è ancora in fase embrionale, la Direzione regionale ha chiesto e ottenuto qualche seduta psicologica per affrontare i momenti successivi al disastro. “Ma non può bastare – aggiunge Damiani -. Occorre velocizzare l’organizzazione a livello nazionale di un supporto psicologico costante, perché lo stress lo accumuliamo negli anni non solo in pochi giorni”. “Sa come facciamo nel frattempo? – conclude – ci attrezziamo con il fai-da-te. Facciamo i debriefing tra noi, imparando da soli come fare per non crollare”.