Alcune decine di richiedenti asilo, da varie parti d’Italia, hanno deciso di aiutare concretamente le persone che hanno perso tutto a causa del terremoto di mercoledì andando a dare una mano nei centri distrutti dal sisma. Già mercoledì venti profughi ospiti di una struttura gestita dal Gus a Monteprandone (Ascoli Piceno), quasi tutti nordafricani, sono partiti come volontari alla volta di Amandola, uno dei centri marchigiani più colpiti, per prestare soccorso in supporto alla Protezione civile comunale. “Sono stati loro – ha detto Paolo Bernabucci del Gus – a chiedere di poter dare una mano in questo momento tragico per la regione che li ospita”.
Altri dieci migranti ospiti dei centri di accoglienza “Damasco” di Benevento raggiungeranno oggi i luoghi colpiti, mentre il Consorzio Maleventum ha comunicato alla Protezione Civile e alla Prefettura di Rieti la possibilità di ospitare gratuitamente 100 persone sfollate e senza tetto nelle proprie strutture in provincia di Benevento. Offerte di contributo sono arrivate anche da migranti e richiedenti asilo assistiti a Taranto, Modugno e Bitonto dalla cooperativa Costruiamo Insieme. “Non è solo un modo per ricambiare l’accoglienza ricevuta, ma anche e soprattutto la volontà di poter dimostrare che possono contribuire ad aiutare e magari migliorare la nostra Italia”, ha spiegato in una nota Nicole Sansonetti, presidente della coop.
Gli ospiti delle strutture Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) di Gioiosa Ionica, in Calabria, hanno invece deciso di devolvere il loro pocket money – i 2,5 euro giornalieri che ricevono per le piccole spese personali – ai migranti ospitati fino a oggi ad Amatrice, dove crollate tutte le cinque strutture di accoglienza. Lo ha reso noto l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, che gestisce il sistema Sprar, in una nota che spiega come tra i profughi che abitavano nel centro del reatino “al momento resta un solo disperso, mentre sette persone sono state trasferite negli ospedali per ricevere cure adeguate e nessuno sarebbe in pericolo di vita” e “auspica che iniziative come quella dei richiedenti asilo di Gioiosa Ionica possano velocemente estendersi a tutte le altre strutture Sprar presenti nei Comuni italiani”.