La fragile tregua raggiunta a Bologna tra Pd e Anpi si spezza sulla strada per Firenze. Qui infatti l’associazione dei partigiani ha annunciato che diserterà la Festa dell’Unità organizzata al parco delle Cascine fino all’11 settembre. Motivo di scontro è ancora una volta il referendum costituzionale del prossimo autunno, con l’Anpi in trincea per il “no” alla riforma voluta dal governo Renzi. “Il Pd di Firenze – spiega l’Anpi provinciale in una nota – ha invitato la nostra associazione a essere presente con un proprio banchino. Ma dopo alcuni contatti telefonici, la segreteria del Partito democratico metropolitano di Firenze ha formalmente risposto dicendo di ritenere difficilmente conciliabile la compresenza di opinioni opposte all’interno di una festa caratterizzata dalla campagna per il ‘sì’ al referendum”.
Salta dunque il tradizionale stand dall’Anpi, negli anni sempre presente alla kermesse. A differenza di quanto accaduto a Bologna, dove il Pd locale ha fatto un passo indietro e concesso libertà all’associazione aprendo così le porte della festa, nel capoluogo toscano le posizioni sono rimaste distanti. “Prendiamo atto – scrivono Vania Bagni e Luigi Remaschi, vicepresidenti dell’Anpi fiorentino – che a Firenze non si siano potute replicare le soluzioni che altrove, come a Bologna e a Reggio Emilia, hanno permesso all’Anpi di essere presente nelle analoghe feste del Pd. Auspichiamo – concludono – che permanga comunanza di valori e che si concretizzi la possibilità di un confronto sincero e costruttivo sul tema della riforma costituzionale, e che, nell’interesse di tutte le cittadine ed i cittadini, la discussione possa essere ampia e partecipata”.
A nulla sono serviti i tentativi di dialogo. I contatti erano partiti circa a metà agosto, a pochi giorni dall’inaugurazione. Una volta ricevuto l’invito (solo telefonico), l’Anpi aveva chiarito di voler portare nel suo spazio volantini e materiale di sostegno alla campagna per il “no”. Lo aveva messo nero su bianco in una lettera spedita il 19 agosto alla segreteria del partito. “Onde evitare inutili tensioni – si legge nel testo che lo stesso Anpi ha reso pubblico – vorremmo chiarire che lo spazio che vorrete metterci a disposizione, sarà allestito con documenti e materiali che rappresentano le posizioni etiche, culturali e politiche proprie della nostra identità e del nostro impegno”. Parole poco gradite dal segretario del Pd, Fabio Incatasciato, che aveva replicato ponendo dei paletti ben precisi: venite pure, ma nel “rispetto delle posizioni politiche del Pd sul referendum”. Da qui il rifiuto dell’Anpi, proprio nella città del premier, e nemmeno a dieci giorni dal suo invito al presidente Carlo Smuraglia per un confronto pubblico sulla riforma (che si terrà molto probabilmente a Bologna).
C’è da dire che a Firenze, viste le condizioni di partenza, pochi vedevano possibile un disgelo tra i partigiani e i dem. Il primo fronte infatti si era aperto già prima della festa, l’11 agosto, nell’anniversario della Liberazione della città dai nazi fascisti. In quell’occasione l’Anpi era insorta contro il sindaco, il renziano Dario Nardella, che per la prima volta aveva deciso di fare a meno della testimonianza dei partigiani nelle commemorazioni ufficiali. “Nessun nostro rappresentante, erede dei partigiani che combatterono per la cacciata dell’esercito nemico, lasciando sul terreno, secondo le cronache, 205 morti e 435 feriti, è stato invitato a prendere la parola in ricordo di quella giornata”. Qualche giorno dopo, lo stesso sindaco, dal Meeting Cl di Rimini, aveva cercato di minimizzare la polemica, attribuendone la colpa ai giornalisti. “Parlando con i partigiani non ho registrato nessun tipo di livore”. Eppure l’ultimo scontro per la partecipazione alla festa dimostra il contrario.