Il Ministero dell’Interno continua a non rispondere a quanti, non solo attivisti e associazioni umanitarie, ma anche giornalisti, giuristi e parlamentari della stessa maggioranza, chiedono conto dell’espulsione diretta di mercoledì scorso, quando quaranta persone sono state rimpatriate dal confine di Ventimiglia a Khartum (Sudan). L’unica fonte ufficiale disposta a confermare l’operazione è la Questura di Imperia, attraverso il suo portavoce Raimondo Martorano: “Il servizio è stato disposto dal Ministero dell’Interno, alla presenza di funzionari del consolato del Sudan. Gli espulsi non avevano titolo per soggiornare in Italia e non hanno formalizzato alcuna istanza di protezione, quindi, in base all’accordo bilaterale, gli è stata notificata l’espulsione esecutiva”.
L’accordo cui si riferisce è il “Memorandum of Understanding” (memorandum d’intesa, ndr) tra Italia e Sudan firmato il 3 agosto dal capo della polizia italiana, Franco Gabrielli, senza ratifica del Parlamento e attualmente irreperibile sul sito del Ministero. Per avere delucidazioni sul merito dell’accordo, che legittimerebbe il rimpatrio collettivo in Sudan, bisognerà attendere che il Ministro dell’Interno Angelino Alfano risponda all’interrogazione parlamentare annunciata dal senatore Luigi Manconi (Pd). Fino a quel momento, riportiamo le dichiarazioni rilasciate dal governo sudanese guidato dalla dittatura militare del presidente Omar al-Bashir, ricercato dal 2008 dalla Corte penale internazionale per genocidio e crimini di guerra: “Le autorità italiane ci hanno contattato per aiutarli a identificare i nostri connazionali intrappolati al confine franco-italiano. Li abbiamo trovati in pessime condizioni e li abbiamo riportati in Sudan”.
Questura d’Imperia: “Non avevano chiesto protezione”. Governo sudanese: “Erano in pessime condizioni”
Per Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia e blogger di ilfattoquotidiano.it, non solo il nostro Governo avrebbe violato “l’obbligo di non-refoulement, previsto dal diritto internazionale, che vieta di trasferire persone verso Paesi dove rischiano gravi violazioni dei loro diritti umani fondamentali” ma lo avrebbe fatto “in aperta violazione della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che vieta rimpatri collettivi, e la convenzione di Ginevra, che vieta la collaborazione con funzionari del paese di provenienza”.
Aggiunge un elemento l’onlus Italians for Darfur: “Sappiamo che in quel volo c’erano almeno tre persone provenienti dalla zona del Sudan dove in questi anni la guerra ha provocato oltre 300mila morti.” A informare l’associazione è stato un uomo che si sarebbe trovato con loro al momento del fermo: “Siamo in contatto con lui perché ci ha aiutato a salvare Meriam Ibrahim, cristiana ortodossa condannata all’impiccagione nel 2014. In seguito è dovuto scappare perché lo volevano morto. Non poteva chiedere il visto e come tutti ha dovuto affidarsi ai trafficanti. Martedì scorso ci ha contattato da Ventimiglia, ci ha riferito dei rimpatri e dato i nominativi di tre giovani del Darfur che erano con lui e sono stati espulsi”.
“Almeno tre di loro provenivano dal Darfur, dove la guerra ha provocato 300mila morti”
Alcuni ragazzi del Gambia ancora presenti a Ventimiglia sono riusciti a metterci in contatto telefonicamente con uno dei ragazzi rimpatriati, che racconta: “Mi trovavo vicino alla chiesa dove sono accolte alcune famiglie, avevo con me il badge del campo della Croce Rossa. Mi ha avvicinato la polizia dicendomi che mi avrebbero portato in Commissariato per una foto e poi rilasciato, gli ho creduto. Mi sono ritrovato con una quarantina di connazionali, ci hanno sequestrato i telefoni e le borse e ci hanno obbligato a dare le impronte per l’ennesima volta, percuotendo e spogliando chi si opponeva. In seguito ci hanno portato alla Questura di Imperia, dove tre funzionari sudanesi ci hanno spiegato che ci avrebbero riportato a Khartoum il giorno dopo. In serata la polizia ci ha diviso in tre gruppi, ho dormito in cella e alle 5 del mattino ci hanno portato all’aeroporto di Torino, ognuno scortato da due agenti. Durante il volo ci hanno tenuto legati”. L’uso delle fascette ai polsi è una prassi di sicurezza in operazioni di questo tipo.
Rispondendo a ilfattoquotidiano.it, Eltayeb Algadir, console del Sudan in Italia, aggiunge che è “la prima volta che siamo coinvolti in un rimpatrio collettivo. Siamo andati in tre a Ventimiglia per identificare i nostri connazionali”. Chi ha pagato il volo? “Non so se l’Italia o l’Europa, certamente non il Sudan.” Le persone rimpatriate dovranno ritornare nelle zone in conflitto da dove provengono? “A Khartoum sono stati rilasciati in libertà, potranno andare dove vogliono.” Oltre alla guerra in Darfur, in Sudan ci sono conflitti locali, persecuzioni politiche, etniche e religiose, come si può garantire la loro sicurezza? “Da fuori ci si può fare idee sbagliate, ma il Sudan è un paese libero, spero abbiate modo di visitarlo, così potreste vederlo coi vostri occhi”.
Il racconto: “Mi ha avvicinato la polizia dicendomi che mi avrebbero portato in Commissariato per una foto e poi rilasciato, gli ho creduto
Secondo quanto riportato sul blog Diritti e Frontiere da Fulvio Vassallo Paleologo, avvocato esperto di diritto di asilo e docente presso l’Università di Palermo, questa operazione non sarebbe la prima, come ribadisce a ilfattoquotidiano.it: “Respingimenti coatti e collettivi sono già avvenuti verso la Nigeria, l’Egitto e la Tunisia. Rispetto al Sudan, ho potuto vedere diversi decreti di espulsione convalidati dal giudice di pace di Taranto nella giornata del 22 agosto. Siamo sicuri sia solo uno l’aereo partito per il Sudan la scorsa settimana? Il Ministero dell’Interno – prosegue l’avvocato – sa di non avere le carte in regola e gioca sul tempo. Si tratta di un ritorno alle peggiori prassi espulsive sperimentate dal ministro Maroni nel 2008, per le quali l’Italia venne condannata dalla Corte Europea dei diritti umani a Strasburgo per la violazione dell’articolo 3 della Convenzione sui diritti umani”.
Come riporta Nigrizia, nel 2015 sono giunti in Italia quasi 9mila sudanesi, mentre al 21 agosto di quest’anno sono oltre il 7% dei 103mila sbarcati nel 2016 sulle coste italiane: “Non arriverebbero così numerosi se non ci fosse un’emergenza umanitaria”.
Eppure, se per anni il Sudan è stato isolato e condannato dalla comunità internazionale per le continue violazioni dei diritti di cui si rendeva protagonista, dal 2015 si registra uno spostamento della politica dell’Unione europea nei confronti del Paese di Omar al-Bashir, che si rivela un partner strategico e affidabile con cui prendere accordi per “risolvere alla radice il problema delle migrazioni”, ora che Frontex non può più contare sulle prigioni libiche di Mu’amar Gheddafi.
Diritti
Migranti, “notte in cella e legati in aereo”. Parlano gli espulsi dall’Italia al Sudan. E il Viminale tace
In esclusiva il racconto dal vivo dell'operazione scattata la settimana scorsa a Ventimiglia dopo la firma di un memorandum con il governo di Khartum. Il ministero dell'Interno al momento tace di fronte alle richieste di chiarimento provenienti anche dalla maggioranza, a partire dal Pd Manconi. Noury (Amnesty): "Il Paese africano non rispetta i diritti umani, l'Italia viola diritto internazionale". Il console Algadir: "I rimpatriati sono liberi di andare dove vogliono"
Il Ministero dell’Interno continua a non rispondere a quanti, non solo attivisti e associazioni umanitarie, ma anche giornalisti, giuristi e parlamentari della stessa maggioranza, chiedono conto dell’espulsione diretta di mercoledì scorso, quando quaranta persone sono state rimpatriate dal confine di Ventimiglia a Khartum (Sudan). L’unica fonte ufficiale disposta a confermare l’operazione è la Questura di Imperia, attraverso il suo portavoce Raimondo Martorano: “Il servizio è stato disposto dal Ministero dell’Interno, alla presenza di funzionari del consolato del Sudan. Gli espulsi non avevano titolo per soggiornare in Italia e non hanno formalizzato alcuna istanza di protezione, quindi, in base all’accordo bilaterale, gli è stata notificata l’espulsione esecutiva”.
L’accordo cui si riferisce è il “Memorandum of Understanding” (memorandum d’intesa, ndr) tra Italia e Sudan firmato il 3 agosto dal capo della polizia italiana, Franco Gabrielli, senza ratifica del Parlamento e attualmente irreperibile sul sito del Ministero. Per avere delucidazioni sul merito dell’accordo, che legittimerebbe il rimpatrio collettivo in Sudan, bisognerà attendere che il Ministro dell’Interno Angelino Alfano risponda all’interrogazione parlamentare annunciata dal senatore Luigi Manconi (Pd). Fino a quel momento, riportiamo le dichiarazioni rilasciate dal governo sudanese guidato dalla dittatura militare del presidente Omar al-Bashir, ricercato dal 2008 dalla Corte penale internazionale per genocidio e crimini di guerra: “Le autorità italiane ci hanno contattato per aiutarli a identificare i nostri connazionali intrappolati al confine franco-italiano. Li abbiamo trovati in pessime condizioni e li abbiamo riportati in Sudan”.
Per Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia e blogger di ilfattoquotidiano.it, non solo il nostro Governo avrebbe violato “l’obbligo di non-refoulement, previsto dal diritto internazionale, che vieta di trasferire persone verso Paesi dove rischiano gravi violazioni dei loro diritti umani fondamentali” ma lo avrebbe fatto “in aperta violazione della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che vieta rimpatri collettivi, e la convenzione di Ginevra, che vieta la collaborazione con funzionari del paese di provenienza”.
Aggiunge un elemento l’onlus Italians for Darfur: “Sappiamo che in quel volo c’erano almeno tre persone provenienti dalla zona del Sudan dove in questi anni la guerra ha provocato oltre 300mila morti.” A informare l’associazione è stato un uomo che si sarebbe trovato con loro al momento del fermo: “Siamo in contatto con lui perché ci ha aiutato a salvare Meriam Ibrahim, cristiana ortodossa condannata all’impiccagione nel 2014. In seguito è dovuto scappare perché lo volevano morto. Non poteva chiedere il visto e come tutti ha dovuto affidarsi ai trafficanti. Martedì scorso ci ha contattato da Ventimiglia, ci ha riferito dei rimpatri e dato i nominativi di tre giovani del Darfur che erano con lui e sono stati espulsi”.
Alcuni ragazzi del Gambia ancora presenti a Ventimiglia sono riusciti a metterci in contatto telefonicamente con uno dei ragazzi rimpatriati, che racconta: “Mi trovavo vicino alla chiesa dove sono accolte alcune famiglie, avevo con me il badge del campo della Croce Rossa. Mi ha avvicinato la polizia dicendomi che mi avrebbero portato in Commissariato per una foto e poi rilasciato, gli ho creduto. Mi sono ritrovato con una quarantina di connazionali, ci hanno sequestrato i telefoni e le borse e ci hanno obbligato a dare le impronte per l’ennesima volta, percuotendo e spogliando chi si opponeva. In seguito ci hanno portato alla Questura di Imperia, dove tre funzionari sudanesi ci hanno spiegato che ci avrebbero riportato a Khartoum il giorno dopo. In serata la polizia ci ha diviso in tre gruppi, ho dormito in cella e alle 5 del mattino ci hanno portato all’aeroporto di Torino, ognuno scortato da due agenti. Durante il volo ci hanno tenuto legati”. L’uso delle fascette ai polsi è una prassi di sicurezza in operazioni di questo tipo.
Rispondendo a ilfattoquotidiano.it, Eltayeb Algadir, console del Sudan in Italia, aggiunge che è “la prima volta che siamo coinvolti in un rimpatrio collettivo. Siamo andati in tre a Ventimiglia per identificare i nostri connazionali”. Chi ha pagato il volo? “Non so se l’Italia o l’Europa, certamente non il Sudan.” Le persone rimpatriate dovranno ritornare nelle zone in conflitto da dove provengono? “A Khartoum sono stati rilasciati in libertà, potranno andare dove vogliono.” Oltre alla guerra in Darfur, in Sudan ci sono conflitti locali, persecuzioni politiche, etniche e religiose, come si può garantire la loro sicurezza? “Da fuori ci si può fare idee sbagliate, ma il Sudan è un paese libero, spero abbiate modo di visitarlo, così potreste vederlo coi vostri occhi”.
Secondo quanto riportato sul blog Diritti e Frontiere da Fulvio Vassallo Paleologo, avvocato esperto di diritto di asilo e docente presso l’Università di Palermo, questa operazione non sarebbe la prima, come ribadisce a ilfattoquotidiano.it: “Respingimenti coatti e collettivi sono già avvenuti verso la Nigeria, l’Egitto e la Tunisia. Rispetto al Sudan, ho potuto vedere diversi decreti di espulsione convalidati dal giudice di pace di Taranto nella giornata del 22 agosto. Siamo sicuri sia solo uno l’aereo partito per il Sudan la scorsa settimana? Il Ministero dell’Interno – prosegue l’avvocato – sa di non avere le carte in regola e gioca sul tempo. Si tratta di un ritorno alle peggiori prassi espulsive sperimentate dal ministro Maroni nel 2008, per le quali l’Italia venne condannata dalla Corte Europea dei diritti umani a Strasburgo per la violazione dell’articolo 3 della Convenzione sui diritti umani”.
Come riporta Nigrizia, nel 2015 sono giunti in Italia quasi 9mila sudanesi, mentre al 21 agosto di quest’anno sono oltre il 7% dei 103mila sbarcati nel 2016 sulle coste italiane: “Non arriverebbero così numerosi se non ci fosse un’emergenza umanitaria”.
Eppure, se per anni il Sudan è stato isolato e condannato dalla comunità internazionale per le continue violazioni dei diritti di cui si rendeva protagonista, dal 2015 si registra uno spostamento della politica dell’Unione europea nei confronti del Paese di Omar al-Bashir, che si rivela un partner strategico e affidabile con cui prendere accordi per “risolvere alla radice il problema delle migrazioni”, ora che Frontex non può più contare sulle prigioni libiche di Mu’amar Gheddafi.
Articolo Precedente
Disabili, albergo vietato a una cieca accompagnata dal cane guida. Il motivo: “Garantiamo ambiente senza animali”
Articolo Successivo
Rimini, Confindustria Alberghi: “Inaccettabile vietare hotel a cieca accompagnata da un cane guida”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Politica
Commissione Covid, fuga in avanti di Fdi: “Scandalo mascherine”. Irritazione di Forza Italia. L’opposizione: “Uso politico dei lavori”
Mondo
Trump: “Zelensky? “Ha avuto 3 anni per fare la pace”. La replica: “Vive di disinformazione russa”. Putin: “Isteria di Kiev inappropriata, nessuna la esclude”
Politica
Caso Paragon, Nordio in Aula: ‘Nessuno è stato intercettato da Polizia penitenziaria nel 2024’. Mediterranea: ‘Spionaggio iniziato un anno fa’
Milano, 19 feb. (Adnkronos) - "Nei mesi che hanno preceduto le elezioni, tutte le volte che mi chiedevano di spiegare il punto del programma, io ho ribadito, con la massima intensità, l'importanza del ruolo che rivestono tutti gli addetti alla segreteria, i segretari, i direttori e i greenkeeper, che rappresentano la spina dorsale dei circoli. Il pannello che abbiamo realizzato per l'allestimento della tenda federale recita 'Federazione Italiana Golf A.i.t.g Insieme per la crescita del golf italiano' e qua tocchiamo il punto saliente di quello che dovrà essere il lavoro del prossimo mandato anno: la massima collaborazione e il dialogo fra tutti gli attori principali del mondo del golf, in particolare con i circoli, di cui A.i.t.g inevitabilmente è anche espressione per il lavoro quotidiano che svolge". E' quanto affermato dal presidente della Federazione Italiana Golf-Fig, Cristiano Cerchiai, durante la conferenza dal titolo 'Novità del settore, migliori pratiche per l’irrigazione, adempimenti e sicurezza sul lavoro in un campo da golf', convegno a cura di A.i.t.g. Associazione italiana tecnici del golf, alla prima giornata di lavori della IX edizione di Myplant & Garden, il Salone internazionale del Verde, l’appuntamento professionale tra i più importanti al mondo per le filiere del florovivaismo, in programma a Fiera Milano Rho, dal 19 al 21 febbraio 2025.
"Se mi avete sentito dire, durante la fase di campagna, che dal punto di vista tecnico i professionisti rappresentano gli ambasciatori del golf, per coloro che si approcciano per la prima volta al nostro mondo, è anche vero, dall'altro lato, che addetti alla segreteria e i direttori rappresentano le prime persone che noi incontriamo quando varchiamo la soglia di un circolo e sono i nostri riferimenti all'interno di esso -spiega Cerchiai-. Vorrei spendere due parole a vantaggio e a favore di coloro che svolgono molto spesso un lavoro oscuro che sono i greenkeeper, che raramente vedono le lu ci della ribalta, ma ci mettono costantemente in condizione di giocare sfruttando le condizioni migliori del nostro campo".
“Tra i punti del programma e ancora una volta la collaborazione con A.i.t.g sarà molto forte, vi è sicuramente quel ruolo importantissimo che i tecnici A.i.t.g rivestono nella formazione delle figure professionali all'interno della Scuola nazionale di golf - continua - Lavoreremo con loro, ho già cominciato a parlarne per un aggiornamento dei programmi e anche per introdurre un percorso di formazione continua, come peraltro avviene già in molte altre realtà professionali, per esempio la mia”.
“Non posso, quindi, che ringraziare ancora una volta il coordinatore della sezione, il segretario e direttore Davide Lantos e l'altro coordinatore Corrado Graglia, per il lavoro che fino ad oggi abbiamo svolto e per cui a volte dovremo svolgere ancora. A tutta l’A.i.t.g e ai suoi rappresentanti ricordo che dovremo mettere in campo il nostro massimo impegno e la nostra massima collaborazione per riuscire a completare il percorso di modifica normativa del Piano di Azione Nazionale, riferito all'utilizzo dei prodotti fitosanitari sugli interventi erbosi dei campi da golf. Quindi, dovremo attivarci insieme per contattare e per interloquire con i ministeri competenti, perché il risultato deve essere ottenuto anche in tempi relativamente rapidi”, conclude.
Milano, 19 feb. (Adnkronos) - "Nei mesi che hanno preceduto le elezioni, tutte le volte che mi chiedevano di spiegare il punto del programma, io ho ribadito, con la massima intensità, l'importanza del ruolo che rivestono tutti gli addetti alla segreteria, i segretari, i direttori e i greenkeeper, che rappresentano la spina dorsale dei circoli. Il pannello che abbiamo realizzato per l'allestimento della tenda federale recita 'Federazione Italiana Golf A.i.t.g Insieme per la crescita del golf italiano' e qua tocchiamo il punto saliente di quello che dovrà essere il lavoro del prossimo mandato anno: la massima collaborazione e il dialogo fra tutti gli attori principali del mondo del golf, in particolare con i circoli, di cui A.i.t.g inevitabilmente è anche espressione per il lavoro quotidiano che svolge". E' quanto affermato dal presidente della Federazione Italiana Golf-Fig, Cristiano Cerchiai, durante la conferenza dal titolo 'Novità del settore, migliori pratiche per l’irrigazione, adempimenti e sicurezza sul lavoro in un campo da golf', convegno a cura di A.i.t.g. Associazione italiana tecnici del golf, alla prima giornata di lavori della IX edizione di Myplant & Garden, il Salone internazionale del Verde, l’appuntamento professionale tra i più importanti al mondo per le filiere del florovivaismo, in programma a Fiera Milano Rho, dal 19 al 21 febbraio 2025.
"Se mi avete sentito dire, durante la fase di campagna, che dal punto di vista tecnico i professionisti rappresentano gli ambasciatori del golf, per coloro che si approcciano per la prima volta al nostro mondo, è anche vero, dall'altro lato, che addetti alla segreteria e i direttori rappresentano le prime persone che noi incontriamo quando varchiamo la soglia di un circolo e sono i nostri riferimenti all'interno di esso -spiega Cerchiai-. Vorrei spendere due parole a vantaggio e a favore di coloro che svolgono molto spesso un lavoro oscuro che sono i greenkeeper, che raramente vedono le lu ci della ribalta, ma ci mettono costantemente in condizione di giocare sfruttando le condizioni migliori del nostro campo".
“Tra i punti del programma e ancora una volta la collaborazione con A.i.t.g sarà molto forte, vi è sicuramente quel ruolo importantissimo che i tecnici A.i.t.g rivestono nella formazione delle figure professionali all'interno della Scuola nazionale di golf - continua - Lavoreremo con loro, ho già cominciato a parlarne per un aggiornamento dei programmi e anche per introdurre un percorso di formazione continua, come peraltro avviene già in molte altre realtà professionali, per esempio la mia”.
“Non posso, quindi, che ringraziare ancora una volta il coordinatore della sezione, il segretario e direttore Davide Lantos e l'altro coordinatore Corrado Graglia, per il lavoro che fino ad oggi abbiamo svolto e per cui a volte dovremo svolgere ancora. A tutta l’A.i.t.g e ai suoi rappresentanti ricordo che dovremo mettere in campo il nostro massimo impegno e la nostra massima collaborazione per riuscire a completare il percorso di modifica normativa del Piano di Azione Nazionale, riferito all'utilizzo dei prodotti fitosanitari sugli interventi erbosi dei campi da golf. Quindi, dovremo attivarci insieme per contattare e per interloquire con i ministeri competenti, perché il risultato deve essere ottenuto anche in tempi relativamente rapidi”, conclude.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - Nell'ambito della mostra 'Tony Cragg Infinite Forme e Bellissime', a cura di Sergio Risaliti e Stéphane Vergera, aperta al pubblico fino al 4 maggio nei saloni del Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano, il 20 febbraio e il 3 aprile (alle 15.30) è in programma la visita tattile per persone con disabilità visiva, in collaborazione con l'Associazione di volontariato Museum - Odv, che collabora sin dal 1994 presso tutti i musei comunali, statali e privati, realizzando visite tattili, laboratori artistici, teatro al buio, corsi di formazione, progetti con gli Istituti scolastici di ogni ordine e grado, tutte attività a titolo gratuito e rivolte a persone con disabilità visiva.
Nel corso degli anni l'associazione ha svolto molti progetti in convenzione con le gallerie nazionali e, tutt'oggi, continua la collaborazione. Bam Eventi d’Arte ha desiderato proporre questi incontri perseguendo la linea interpretativa dell'artista Tony Cragg, il quale ha fatto della percezione in ogni sua forma un suo preciso intento, basti pensare alla mostra "Tony Cragg : per favore toccateci!" esibita a Dusseldorf nel 2024 e curata dal direttore Generale Felix Kramer, dove la percezione tattile è stata addirittura imposta ai visitatori, uso del tutto proibito nella prassi museale.
Il noto artista ha fatto della esplorazione della materia e del suo intrinseco significato uno dei temi centrali della sua ricerca artistica ed, in ossequio a tale desiderio, la visita renderà possibile al visitatore, affetto da disabilità visiva accarezzare con le mani ed apprezzare le superfici delle opere in mostra, leggendole come un documento Braille . L’associazione Museum ha organizzato la visita per i loro associati, che si svolgerà il 20 febbraio alle ore 15.30 e il 3 aprile alle ore 15.30, suddividendo in gruppi di sei associati con disabilità, più loro accompagnatori o cani guida, più quattro accompagnatori dell'associazione per ogni gruppo di partecipanti con disabilità visiva. Sarà presente all’evento Giulia Silvia Ghia, assessore alla Cultura, politiche Educative e Giovanili e allo Sport di Roma.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - Nell'ambito della mostra 'Tony Cragg Infinite Forme e Bellissime', a cura di Sergio Risaliti e Stéphane Vergera, aperta al pubblico fino al 4 maggio nei saloni del Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano, il 20 febbraio e il 3 aprile (alle 15.30) è in programma la visita tattile per persone con disabilità visiva, in collaborazione con l'Associazione di volontariato Museum - Odv, che collabora sin dal 1994 presso tutti i musei comunali, statali e privati, realizzando visite tattili, laboratori artistici, teatro al buio, corsi di formazione, progetti con gli Istituti scolastici di ogni ordine e grado, tutte attività a titolo gratuito e rivolte a persone con disabilità visiva.
Nel corso degli anni l'associazione ha svolto molti progetti in convenzione con le gallerie nazionali e, tutt'oggi, continua la collaborazione. Bam Eventi d’Arte ha desiderato proporre questi incontri perseguendo la linea interpretativa dell'artista Tony Cragg, il quale ha fatto della percezione in ogni sua forma un suo preciso intento, basti pensare alla mostra "Tony Cragg : per favore toccateci!" esibita a Dusseldorf nel 2024 e curata dal direttore Generale Felix Kramer, dove la percezione tattile è stata addirittura imposta ai visitatori, uso del tutto proibito nella prassi museale.
Il noto artista ha fatto della esplorazione della materia e del suo intrinseco significato uno dei temi centrali della sua ricerca artistica ed, in ossequio a tale desiderio, la visita renderà possibile al visitatore, affetto da disabilità visiva accarezzare con le mani ed apprezzare le superfici delle opere in mostra, leggendole come un documento Braille . L’associazione Museum ha organizzato la visita per i loro associati, che si svolgerà il 20 febbraio alle ore 15.30 e il 3 aprile alle ore 15.30, suddividendo in gruppi di sei associati con disabilità, più loro accompagnatori o cani guida, più quattro accompagnatori dell'associazione per ogni gruppo di partecipanti con disabilità visiva. Sarà presente all’evento Giulia Silvia Ghia, assessore alla Cultura, politiche Educative e Giovanili e allo Sport di Roma.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - “Una mostra di fotografie che ritraggono 20 donne. Sono onorata di far parte di questa selezione. Sono tantissime le donne in Italia e nel mondo, che spesso non vengono valorizzate e consultate per le loro capacità. Questa mostra darà effettivamente valore e visibilità a 20 delle nostre eccellenze”.
Sono le parole di Martina Caironi, atleta paralimpica e Legacy specialist in Milano Cortina 2026, intervistata dall’Adnkronos alla presentazione in anteprima della mostra di Fondazione Bracco “Una vita per lo sport. Volti e conquiste delle 100esperte” che gode del patrocinio del Comune di Milano e Fondazione Milano Cortina 2026.
L’esposizione sarà allestita dal 25 febbraio al 25 marzo, in Corso Vittorio Emanuele a Milano e si colloca nell’ambito del progetto ‘100 donne contro gli stereotipi’ (“#100esperte”), ideato dall’Osservatorio di Pavia e dall'associazione Gi.U.Li.A. Giornaliste, con lo sviluppo di Fondazione Bracco e con il supporto della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea per valorizzare l’expertise femminile.
Con la sua abilità artistica, il fotografo Gerald Bruneau ha saputo immortalare l’essenza delle donne-atlete: “È stato bello lavorare con questo fotografo - dice Caironi - Ha cercato lo scatto che raffigurasse l'atleta nel gesto tecnico e nella preparazione. È importante questo tipo di rappresentazione nello sport paralimpico ed è importante che venga mostrato, senza timore, lo strumento con cui si fa lo sport, nel mio caso una protesi con una lamina, e il gesto tecnico che l'atleta paralimpico ricerca, studia, prepara”, le sue parole.
Infine, l’atleta sottolinea l’importanza di smontare lo stigma attorno alla parola ‘paralimpico’: “Abbiamo un vocabolario molto ampio e abbiamo una parola per descrivere gli atleti con una disabilità: paralimpici - rimarca - Abbiamo inoltre una parola per spiegare l'evento più importante che viene ogni quattro anni, che è la Paralimpiade. Utilizziamo questi termini senza paura. La vera discriminazione non sta nel dire ‘para’, quello è il termine corretto - avverte - La discriminazione sta nel non considerare gli atleti paralimpici degli di essere raccontati, visti ed elogiati. Questa è la vera discriminazione”, le sue parole.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - “Il governo Meloni sarà ricordato come il governo della fuga perenne, campioni del mondo di scaricabarile con le proprie responsabilità. Infatti dopo l’inquietante liberazione di Almasri, in cui Giorgia Meloni si è data alla latitanza - che continua - con il Parlamento, ora il governo tenta di squagliarsela anche sul caso Paragon". Così la segretaria del Pd, Elly Schlein.
"Sappiamo che giornalisti e attivisti italiani sono stati spiati con il spyware Graphite, utilizzato esclusivamente da organi dello stato. È preciso dovere del governo fare chiarezza e dirci chi spiava queste persone e per quale motivo, risposta che oggi lo stesso governo si è rifiutato di dare alle interrogazioni in Parlamento, in cui peraltro si chiedeva se la Polizia penitenziaria avesse mai acquisito o utilizzato Paragon".
"Prima ancora di rispondere a questa semplice domanda, il sottosegretario Mantovano ha comunicato la classificazione di queste informazioni. Cosa sta nascondendo il governo Meloni? Il Paese si merita risposte e il luogo dove fornirle è il Parlamento".
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - "Ma nelle mani di chi siamo? Siamo nelle mani di nessuno. Ieri con un atto gravissimo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mantovano ha secretato, oggi lei ministro Nordio viene in aula e spiattella tutto. Ma non vi siete parlati?". Così Davide Faraone al question time alla Camera dopo che il ministro Carlo Nordio ha detto in aula che "nessuna persona è stata mai intercettata dalla polizia penitenziaria" rispondendo alla domanda delle opposizioni a cui il governo ieri aveva spiegato che si poteva rispondere solo nelle "sedi opportune" ovvero il Copasir. "E allora chi aveva in uso Paragon? Quindi sono le procure ministro? Diteci una volta per tutte chi lo ha utilizzato e con quali finalità. Vergogna".