Smantellare pezzo per pezzo gruppi industriali decotti e ricostruirli pezzo per pezzo all’estero, in Bulgaria. Per riconsegnarli intatti nelle mani dei proprietari originali, previa intestazione a una rete di prestanome, senza passare attraverso rischiose procedure fallimentari. Alla faccia dei creditori, destinati così a restare a bocca asciutta che siano dipendenti, banche, fornitori o il fisco, beffato due volte: dalle aziende e dai loro proprietari. Ma soprattutto beffata, grazie al trasferimento all’estero e a un vuoto normativo comunitario, la legge che punisce il reato di bancarotta fraudolenta e tutti gli altri ad esso connessi.
Il servizio chiavi in mano per aggirare creditori e bancarotta fraudolenta – Il business ricalca il modello del contrabbando di auto rubate. Ma la sua domanda, contrariamente a quella per le quattro ruote, è cresciuta esponenzialmente con la crisi, visti gli oltre 80mila fallimenti d’impresa registrati in Italia tra il 2010 e il 2015 (dati Cerved). A tentare di svilupparlo in tutta Italia ci hanno pensato il commercialista spezzino Vittorio Petricciola e il conterraneo Roberto Piras, pregiudicato “dedito al contrabbando di t.l.r. fin dagli anni settanta specializzatosi – in seguito – nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti, da sempre ritenuto vicino ad ambienti della criminalità mafiosa di matrice calabrese”, come si legge nell’ordinanza che ne ha disposto l’arresto eseguita giovedì 1 settembre all’alba. I due, secondo la Procura di Piacenza, hanno promosso un’associazione a delinquere che ha testato il servizio chiavi in mano sul travagliato gruppo Dorini di Piacenza, tra il resto primo concessionario italiano dei veicoli commerciali Volvo oltre che sviluppatore immobiliare, con creditori insinuati ai passivi delle varie aziende del gruppo per circa 60 milioni di euro e quasi 100 milioni di euro di proprietà da mettere in salvo. Anche per consentire all’omonima famiglia e, in particolare, all’erede maschio Pierangelo, di continuare a mantenere un più che agiato stile di vita fino ad allora finanziato direttamente dalle casse aziendali come dimostra il flusso di denaro distratto, secondo l’accusa, per pagare le rate del leasing di un appartamento di 200 metri quadri in corso Venezia a Milano “dove abita Berlusconi, la figlia”. Una piccola parte del totale contando anche la casa di Montecarlo e le spese vive, come lamenta il patriarca Angelo Dorini parlando con la moglie Carmen Grillo intercettato dagli inquirenti: “Scusami lui ha 10mila euro al mese o dodici da pagare a Montecarlo, ascoltami sette, otto, diecimila al mese li spende al bar, ristorante e sono ventimila, lui ha bisogno di ventimila euro tutti i mesi, dove li va a prendere, più ha quattordicimila euro al mese per pagare la casa … sono altri quattordici, lui ha bisogno di 35mila euro al mese, dove li prende, dove li prende, e continua ad andare a fare trappole. Poi lui adesso ha venduto quei 78 appartamenti che gli ha rubati a Giardi, lo so, li ha venduti ma c’è su un mutuo da due milioni e mezzo di euro da pagare e non gli abbiamo dato niente ecco perché … i 78 appartamenti lui li ha girati, ha fatto un giro con Montecarlo, non so, ma anche lì ha fatto delle firme false, adesso poi lo arrestano”, conclude. Trascurando il fatto che secondo il suo contabile una delle società del gruppo non può pagare i contributi dei dipendenti perché costretta a pagare i viaggi di famiglia all’agenzia Viaggi dello Zodiaco. O che lui stesso ha percepito da alcune aziende di famiglia in decozione emolumenti ritenuti dagli inquirenti sproporzionati rispetto alla situazione aziendale e ingiustificati, tanto da essere considerate “delle vere e proprie distrazioni”.
L’inchiesta della Procura di Piacenza e gli arresti – Con l’avvicinarsi della conclusione del lavoro, la “procedura” con la sua articolata rete di prestatori d’opera, è stata ritenuta sufficientemente collaudata dai suoi ideatori che, rileva ancora l’ordinanza, fatti i debiti aggiustamenti e correzioni, l’hanno esportata nel milanese offrendola alla Giemmebi 2000, società di Giovanni Benazzo specializzata nella lavorazione e la tornitura di materie prime oberata da 4,5 milioni di debiti e trasferita in Bulgaria a fine 2015. Ma l’obiettivo, secondo la ricostruzione dei pm, è di cavalcare l’onda lunga della crisi delle imprese italiane in ginocchio estendendo il servizio anche a Parma, a Firenze, a Torino e a Genova. Il sogno si è infranto contro la barriera della Procura di Piacenza che, dopo quasi un anno di indagini coordinate dal pm Roberto Fontana innescate da una segnalazione della Dia di Genova, ha svelato tutte le maglie della rete costituita da prestanome e collaboratori in Italia e all’estero e arricchita da professionisti e curatori fallimentari ritenuti compiacenti dagli inquirenti, oltre ad esponenti delle forze dell’ordine e banchieri che si sono spesi per i Dorini, famiglia di imprenditori piacentini il cui nome era uscito anche nell’ambito dell’inchiesta su Banca Etruria, per via di alcuni prestiti dell’istituto aretino a imprese del gruppo oggetto di una perquisizione del gennaio scorso. In manette sono finite otto persone: Angelo e Pierangelo Dorini, Carmen Grillo (domiciliari), Vittorio Petricciola, Roberto Piras, Pierpaolo Zambella, Giuseppe Fago e Gian Marco Govi. Quattordici, invece, i denunciati a piede libero. Disposto, poi, il sequestro di una lunga lista di beni mobili e immobili oltre alla somma di 739mila euro, per un controvalore complessivo di circa 150 milioni. Le accuse per gli indagati vanno dalla bancarotta fraudolenta al riciclaggio passando per il trasferimento fraudolento di valori e l’associazione a delinquere.
Il metodo Petricciola: “Se la vuoi fare è così, se no te la prendi nel culo, fallisci in Italia” – Dettagliatissimo il quadro tracciato dalle oltre 500 pagine di ordinanza firmata dal gip Giuseppe Bersani. Dove si ricostruisce lo schema operativo seguito dal “gruppo” efficacemente sintetizzato dal suo ideatore (“se la vuoi fare è così, se no te la prendi nel culo, fallisci in Italia”) che con l’evolversi del caso Dorini stila una “monografia” da utilizzare per il futuro. Innanzitutto c’è la vendita del prodotto, ovvero la proposta ai soci e agli amministratori di società decotte di una soluzione globale alternativa alle soluzioni legali per la composizione della crisi d’impresa e che prevede lo svuotamento patrimoniale completo delle società, la conservazione dei beni in capo ai soci mediante intestazione fittizia a soggetti di fiducia e il trasferimento delle società, private di ogni attività, in Bulgaria per impedire la dichiarazione di fallimento in Italia e il conseguente esercizio dell’azione penale per il reato di bancarotta fraudolenta. Se il potenziale cliente diventa tale, la macchina si mette in moto e le società da svuotare vengono progressivamente intestate a prestanome dell’associazione pronti anche a svolgere il ruolo di liquidatori. Quindi si creano delle società ad hoc intestate e gestite dal “gruppo di lavoro” alle quali trasferire i beni mobili e immobili delle aziende in liquidazione in cambio di corrispettivi più che simbolici (spesso inferiori all’1% del valore di stima) e quasi mai versati, per poi riciclare gli stessi beni con altri passaggi di mano per arrivare a portarli in capo ai proprietari originari schermati da prestanome e/o fiduciarie. Quanto alle aziende svuotate, ricostruiscono ancora gli inquirenti, l’iter prevede il loro trasferimento in Bulgaria, non prima di aver aperto delle sedi locali. Il passaggio è fondamentale per escludere la giurisdizione italiana in caso d’istanza di fallimento nell’anno successivo al trasferimento. Una volta effettuato il cambio di sede, infatti, decade la giurisdizione originaria sull’impresa. A rendere ancora più complicata la tracciabilità delle aziende, poi, interviene la loro fusione con delle società locali create ad hoc e il gioco, sulla carta, è fatto.
Il gruppo di lavoro: dalla mente alle teste di legno fino ai professionisti “compiacenti” – A trattare con i clienti per i quali poi studiava il piano operativo e dirigeva le operazioni, secondo i pm era Petricciola. Piras condivideva con lui la direzione oltre ad occuparsi del trasferimento dei camion del gruppo e a mettere a disposizione la sede delle sue attività commerciali spezzine per le riunioni del gruppo. Caso a sé l’avvocato Zambella, consulente legale dei Dorini apparentemente all’oscuro delle trame della partita, ma per la procura era in realtà consapevole e interessato ad avere un ruolo sempre più attivo nel “gruppo”, tanto da non fermarsi neanche quando, nel nuovo caso milanese, si tratta di avere a che fare con la criminalità organizzata per un affare di rifiuti a Voghera. Del resto l’avvocato mostra anche in altre occasioni la più ampia disponibilità nei confronti di affiliati alla ‘ndrangheta come emerge in alcune intercettazioni. Il più importante dei prestanome era invece Giuseppe Fago, lo stesso che era salito agli onori delle cronache l’8 gennaio scorso quando una delle società dei Dorini a lui intestata, la Praha Invest, avrebbe dovuto essere perquisita dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta su Banca Etruria. Le Fiamme Gialle – che quel giorno avevano passato al lentino altre due società della famiglia piacentina e quelle di due suoi soci, tra i quali il massone Francesco Casprini – avevano però scoperto che la sede della Praha, beneficiaria di almeno un finanziamento di 2 milioni di euro da parte dell’istituto aretino, coincideva con quella del carcere di La Spezia. Interpellato dalla stampa locale Fago non era entrato nel merito della sede sociale, ma aveva ammesso di non sapere “nulla di Banca Etruria, delle modalità con le quali venivano erogati i finanziamenti, né dell’investimento a Praha. Io facevo da prestanome all’imprenditore emiliano Pierangelo Dorini nella Praha Invest e non ho toccato neppure un centesimo di tutti quei soldi”. Dichiarazione, quest’ultima, che è stata duramente contestata da Dorini junior a chi ne ha dato notizia. Completavano la squadra il rumeno Sorin Moraru, addetto alle attività bulgare, e altre quattro teste di legno. Dall’interno, nel caso piacentino, operava invece Gian Marco Govi, dipendente di fiducia dei Dorini per i quali si occupava dell’amministrazione e della messa in pratica di tutte le decisioni dei vertici ai quali era direttamente a riporto.
Il ruolo attivo dei curatori fallimentari – Ai margini del campo, ma con ruoli essenziali per la riuscita della partita, hanno poi giocato quattro professionisti ritenuti compiacenti dagli inquirenti. Da un lato il commercialista Stefano Godani e il notaio Rosario Patanè, che si sono occupati degli atti necessari per la fuga. Dall’altro i curatori fallimentari di due società del gruppo nominati dal tribunale, Carlo Bernardelli e Antonino Desi che, in seguito alla loro condotta nell’affare Donini, sono stati interdetti per sei mesi dall’esercizio dell’attività professionale (rispettivamente di commercialista e di avvocato) limitatamente all’assunzione d’incarichi e allo svolgimento delle funzioni di curatore fallimentare, commissario giudiziale e liquidatore giudiziale nelle procedure concorsuali. In particolare a Bernardelli il pm contesta il reato di favoreggiamento per aver riferito a Govi e alla Grillo che era in corso un’inchiesta penale a carico del gruppo piacentino. Non solo. Il commercialista era stato interpellato dalla Procura interessata ad ottenere alcune scritture contabili senza esporsi con gli indagati. Ma lui, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, aveva prontamente riferito agli stessi indagati informazioni sull’indagine a partire dal fatto che la richiesta dei documenti non era farina del suo sacco ma della procura, per chiudere con il dettaglio non trascurabile che a svolgere le indagini era la Direzione Investigativa Antimafia. All’avvocato Desi, invece, è contestato il concorso in bancarotta documentale e in falso in atto pubblico in quanto, una volta appresa dagli indagati l’esistenza di un documento contabile chiave sia per l’indagine che per i creditori che avrebbe dovuto tutelare, li avrebbe invitati a sottrarlo alla curatela (“io da curatore non voglio neanche vederlo”, avrebbe detto), cioè a se stesso. E, a sua volta, nella sua relazione sul fallimento della Rent 104 ha omesso di tenere conto del documento come del resto aveva anticipato secondo quanto riferito dai suoi interlocutori: “Io sono anche pubblico ufficiale e bisogna stare attenti a queste cose qui .. anche farmele vedere … io faccio finta di non averle viste”.
Con sentenza del 27 febbraio 2017, il Tribunale penale di Piacenza, ha applicato, su richiesta di Pierangelo Dorini, a seguito di patteggiamento, la pena di anni 4 e mesi 6 di reclusione.
Lobby
Imprenditori decotti, il sistema per tenersi i beni senza fallire. Grazie a professionisti legati alla ‘Ndrangheta
Le indagini della Procura di Piacenza sul servizio chiavi in mano architettato dal commercialista Petricciola e dal pregiudicato Piras che, grazie a una rete di prestanome, permetteva la riapertura di aziende decotte nell'Est Europa, riconsegnate intatte ai proprietari. Alla faccia di creditori e fisco ed eludendo la giurisdizione italiana sulla bancarotta fraudolenta. Il modello testata sulla famiglia Dorini arrestata insieme ai suoi consiglieri. Il nome degli imprenditori piacentini era spuntato anche nell'inchiesta su Banca Etruria. Ecco come è andata
Smantellare pezzo per pezzo gruppi industriali decotti e ricostruirli pezzo per pezzo all’estero, in Bulgaria. Per riconsegnarli intatti nelle mani dei proprietari originali, previa intestazione a una rete di prestanome, senza passare attraverso rischiose procedure fallimentari. Alla faccia dei creditori, destinati così a restare a bocca asciutta che siano dipendenti, banche, fornitori o il fisco, beffato due volte: dalle aziende e dai loro proprietari. Ma soprattutto beffata, grazie al trasferimento all’estero e a un vuoto normativo comunitario, la legge che punisce il reato di bancarotta fraudolenta e tutti gli altri ad esso connessi.
Il servizio chiavi in mano per aggirare creditori e bancarotta fraudolenta – Il business ricalca il modello del contrabbando di auto rubate. Ma la sua domanda, contrariamente a quella per le quattro ruote, è cresciuta esponenzialmente con la crisi, visti gli oltre 80mila fallimenti d’impresa registrati in Italia tra il 2010 e il 2015 (dati Cerved). A tentare di svilupparlo in tutta Italia ci hanno pensato il commercialista spezzino Vittorio Petricciola e il conterraneo Roberto Piras, pregiudicato “dedito al contrabbando di t.l.r. fin dagli anni settanta specializzatosi – in seguito – nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti, da sempre ritenuto vicino ad ambienti della criminalità mafiosa di matrice calabrese”, come si legge nell’ordinanza che ne ha disposto l’arresto eseguita giovedì 1 settembre all’alba. I due, secondo la Procura di Piacenza, hanno promosso un’associazione a delinquere che ha testato il servizio chiavi in mano sul travagliato gruppo Dorini di Piacenza, tra il resto primo concessionario italiano dei veicoli commerciali Volvo oltre che sviluppatore immobiliare, con creditori insinuati ai passivi delle varie aziende del gruppo per circa 60 milioni di euro e quasi 100 milioni di euro di proprietà da mettere in salvo. Anche per consentire all’omonima famiglia e, in particolare, all’erede maschio Pierangelo, di continuare a mantenere un più che agiato stile di vita fino ad allora finanziato direttamente dalle casse aziendali come dimostra il flusso di denaro distratto, secondo l’accusa, per pagare le rate del leasing di un appartamento di 200 metri quadri in corso Venezia a Milano “dove abita Berlusconi, la figlia”. Una piccola parte del totale contando anche la casa di Montecarlo e le spese vive, come lamenta il patriarca Angelo Dorini parlando con la moglie Carmen Grillo intercettato dagli inquirenti: “Scusami lui ha 10mila euro al mese o dodici da pagare a Montecarlo, ascoltami sette, otto, diecimila al mese li spende al bar, ristorante e sono ventimila, lui ha bisogno di ventimila euro tutti i mesi, dove li va a prendere, più ha quattordicimila euro al mese per pagare la casa … sono altri quattordici, lui ha bisogno di 35mila euro al mese, dove li prende, dove li prende, e continua ad andare a fare trappole. Poi lui adesso ha venduto quei 78 appartamenti che gli ha rubati a Giardi, lo so, li ha venduti ma c’è su un mutuo da due milioni e mezzo di euro da pagare e non gli abbiamo dato niente ecco perché … i 78 appartamenti lui li ha girati, ha fatto un giro con Montecarlo, non so, ma anche lì ha fatto delle firme false, adesso poi lo arrestano”, conclude. Trascurando il fatto che secondo il suo contabile una delle società del gruppo non può pagare i contributi dei dipendenti perché costretta a pagare i viaggi di famiglia all’agenzia Viaggi dello Zodiaco. O che lui stesso ha percepito da alcune aziende di famiglia in decozione emolumenti ritenuti dagli inquirenti sproporzionati rispetto alla situazione aziendale e ingiustificati, tanto da essere considerate “delle vere e proprie distrazioni”.
L’inchiesta della Procura di Piacenza e gli arresti – Con l’avvicinarsi della conclusione del lavoro, la “procedura” con la sua articolata rete di prestatori d’opera, è stata ritenuta sufficientemente collaudata dai suoi ideatori che, rileva ancora l’ordinanza, fatti i debiti aggiustamenti e correzioni, l’hanno esportata nel milanese offrendola alla Giemmebi 2000, società di Giovanni Benazzo specializzata nella lavorazione e la tornitura di materie prime oberata da 4,5 milioni di debiti e trasferita in Bulgaria a fine 2015. Ma l’obiettivo, secondo la ricostruzione dei pm, è di cavalcare l’onda lunga della crisi delle imprese italiane in ginocchio estendendo il servizio anche a Parma, a Firenze, a Torino e a Genova. Il sogno si è infranto contro la barriera della Procura di Piacenza che, dopo quasi un anno di indagini coordinate dal pm Roberto Fontana innescate da una segnalazione della Dia di Genova, ha svelato tutte le maglie della rete costituita da prestanome e collaboratori in Italia e all’estero e arricchita da professionisti e curatori fallimentari ritenuti compiacenti dagli inquirenti, oltre ad esponenti delle forze dell’ordine e banchieri che si sono spesi per i Dorini, famiglia di imprenditori piacentini il cui nome era uscito anche nell’ambito dell’inchiesta su Banca Etruria, per via di alcuni prestiti dell’istituto aretino a imprese del gruppo oggetto di una perquisizione del gennaio scorso. In manette sono finite otto persone: Angelo e Pierangelo Dorini, Carmen Grillo (domiciliari), Vittorio Petricciola, Roberto Piras, Pierpaolo Zambella, Giuseppe Fago e Gian Marco Govi. Quattordici, invece, i denunciati a piede libero. Disposto, poi, il sequestro di una lunga lista di beni mobili e immobili oltre alla somma di 739mila euro, per un controvalore complessivo di circa 150 milioni. Le accuse per gli indagati vanno dalla bancarotta fraudolenta al riciclaggio passando per il trasferimento fraudolento di valori e l’associazione a delinquere.
Il metodo Petricciola: “Se la vuoi fare è così, se no te la prendi nel culo, fallisci in Italia” – Dettagliatissimo il quadro tracciato dalle oltre 500 pagine di ordinanza firmata dal gip Giuseppe Bersani. Dove si ricostruisce lo schema operativo seguito dal “gruppo” efficacemente sintetizzato dal suo ideatore (“se la vuoi fare è così, se no te la prendi nel culo, fallisci in Italia”) che con l’evolversi del caso Dorini stila una “monografia” da utilizzare per il futuro. Innanzitutto c’è la vendita del prodotto, ovvero la proposta ai soci e agli amministratori di società decotte di una soluzione globale alternativa alle soluzioni legali per la composizione della crisi d’impresa e che prevede lo svuotamento patrimoniale completo delle società, la conservazione dei beni in capo ai soci mediante intestazione fittizia a soggetti di fiducia e il trasferimento delle società, private di ogni attività, in Bulgaria per impedire la dichiarazione di fallimento in Italia e il conseguente esercizio dell’azione penale per il reato di bancarotta fraudolenta. Se il potenziale cliente diventa tale, la macchina si mette in moto e le società da svuotare vengono progressivamente intestate a prestanome dell’associazione pronti anche a svolgere il ruolo di liquidatori. Quindi si creano delle società ad hoc intestate e gestite dal “gruppo di lavoro” alle quali trasferire i beni mobili e immobili delle aziende in liquidazione in cambio di corrispettivi più che simbolici (spesso inferiori all’1% del valore di stima) e quasi mai versati, per poi riciclare gli stessi beni con altri passaggi di mano per arrivare a portarli in capo ai proprietari originari schermati da prestanome e/o fiduciarie. Quanto alle aziende svuotate, ricostruiscono ancora gli inquirenti, l’iter prevede il loro trasferimento in Bulgaria, non prima di aver aperto delle sedi locali. Il passaggio è fondamentale per escludere la giurisdizione italiana in caso d’istanza di fallimento nell’anno successivo al trasferimento. Una volta effettuato il cambio di sede, infatti, decade la giurisdizione originaria sull’impresa. A rendere ancora più complicata la tracciabilità delle aziende, poi, interviene la loro fusione con delle società locali create ad hoc e il gioco, sulla carta, è fatto.
Il gruppo di lavoro: dalla mente alle teste di legno fino ai professionisti “compiacenti” – A trattare con i clienti per i quali poi studiava il piano operativo e dirigeva le operazioni, secondo i pm era Petricciola. Piras condivideva con lui la direzione oltre ad occuparsi del trasferimento dei camion del gruppo e a mettere a disposizione la sede delle sue attività commerciali spezzine per le riunioni del gruppo. Caso a sé l’avvocato Zambella, consulente legale dei Dorini apparentemente all’oscuro delle trame della partita, ma per la procura era in realtà consapevole e interessato ad avere un ruolo sempre più attivo nel “gruppo”, tanto da non fermarsi neanche quando, nel nuovo caso milanese, si tratta di avere a che fare con la criminalità organizzata per un affare di rifiuti a Voghera. Del resto l’avvocato mostra anche in altre occasioni la più ampia disponibilità nei confronti di affiliati alla ‘ndrangheta come emerge in alcune intercettazioni. Il più importante dei prestanome era invece Giuseppe Fago, lo stesso che era salito agli onori delle cronache l’8 gennaio scorso quando una delle società dei Dorini a lui intestata, la Praha Invest, avrebbe dovuto essere perquisita dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta su Banca Etruria. Le Fiamme Gialle – che quel giorno avevano passato al lentino altre due società della famiglia piacentina e quelle di due suoi soci, tra i quali il massone Francesco Casprini – avevano però scoperto che la sede della Praha, beneficiaria di almeno un finanziamento di 2 milioni di euro da parte dell’istituto aretino, coincideva con quella del carcere di La Spezia. Interpellato dalla stampa locale Fago non era entrato nel merito della sede sociale, ma aveva ammesso di non sapere “nulla di Banca Etruria, delle modalità con le quali venivano erogati i finanziamenti, né dell’investimento a Praha. Io facevo da prestanome all’imprenditore emiliano Pierangelo Dorini nella Praha Invest e non ho toccato neppure un centesimo di tutti quei soldi”. Dichiarazione, quest’ultima, che è stata duramente contestata da Dorini junior a chi ne ha dato notizia. Completavano la squadra il rumeno Sorin Moraru, addetto alle attività bulgare, e altre quattro teste di legno. Dall’interno, nel caso piacentino, operava invece Gian Marco Govi, dipendente di fiducia dei Dorini per i quali si occupava dell’amministrazione e della messa in pratica di tutte le decisioni dei vertici ai quali era direttamente a riporto.
Il ruolo attivo dei curatori fallimentari – Ai margini del campo, ma con ruoli essenziali per la riuscita della partita, hanno poi giocato quattro professionisti ritenuti compiacenti dagli inquirenti. Da un lato il commercialista Stefano Godani e il notaio Rosario Patanè, che si sono occupati degli atti necessari per la fuga. Dall’altro i curatori fallimentari di due società del gruppo nominati dal tribunale, Carlo Bernardelli e Antonino Desi che, in seguito alla loro condotta nell’affare Donini, sono stati interdetti per sei mesi dall’esercizio dell’attività professionale (rispettivamente di commercialista e di avvocato) limitatamente all’assunzione d’incarichi e allo svolgimento delle funzioni di curatore fallimentare, commissario giudiziale e liquidatore giudiziale nelle procedure concorsuali. In particolare a Bernardelli il pm contesta il reato di favoreggiamento per aver riferito a Govi e alla Grillo che era in corso un’inchiesta penale a carico del gruppo piacentino. Non solo. Il commercialista era stato interpellato dalla Procura interessata ad ottenere alcune scritture contabili senza esporsi con gli indagati. Ma lui, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, aveva prontamente riferito agli stessi indagati informazioni sull’indagine a partire dal fatto che la richiesta dei documenti non era farina del suo sacco ma della procura, per chiudere con il dettaglio non trascurabile che a svolgere le indagini era la Direzione Investigativa Antimafia. All’avvocato Desi, invece, è contestato il concorso in bancarotta documentale e in falso in atto pubblico in quanto, una volta appresa dagli indagati l’esistenza di un documento contabile chiave sia per l’indagine che per i creditori che avrebbe dovuto tutelare, li avrebbe invitati a sottrarlo alla curatela (“io da curatore non voglio neanche vederlo”, avrebbe detto), cioè a se stesso. E, a sua volta, nella sua relazione sul fallimento della Rent 104 ha omesso di tenere conto del documento come del resto aveva anticipato secondo quanto riferito dai suoi interlocutori: “Io sono anche pubblico ufficiale e bisogna stare attenti a queste cose qui .. anche farmele vedere … io faccio finta di non averle viste”.
Con sentenza del 27 febbraio 2017, il Tribunale penale di Piacenza, ha applicato, su richiesta di Pierangelo Dorini, a seguito di patteggiamento, la pena di anni 4 e mesi 6 di reclusione.
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Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Un piano B per il Festival della Rai. In attesa di conoscere nei dettagli la delibera con cui il Comune di Sanremo ha deciso di disegnare il bando per una gara con cui assegnare la realizzazione del festival, la Rai si è messa al lavoro per approntare un'ipotesi alternativa che parte dalla conseguenza più logica: immaginare l'organizzazione in un'altra città di un festival che avrà necessariamente alcune caratteristiche diverse. A partire dal nome: non più Festival della Canzone Italiana, che è la denominazione legata al festival di Sanremo e quindi a possibili contese di copyright, ma un titolo alternativo che potrebbe essere Festival della Musica Italiana o qualcosa di simile. L'evento sarebbe in ogni caso, visto che la Rai è membro Ebu, il festival che eleggerebbe il rappresentante italiano all'Eurovision Song Contest.
Per la location si è già parlato insistentemente di Torino in questi mesi ma - a quanto apprende l'Adnkronos - non è stata presa ancora alcuna decisione al riguardo. Torino viene citata al momento come esempio solo perché nel capoluogo piemontese la Rai ha organizzato un'edizione dell'Eurovision Song Contest nel 2022 particolarmente riuscita tanto da ottenere il plauso dell'Ebu. La scelta della città, oltre che alla presenza di strutture adeguate ad ospitare un simile evento, dipenderà anche dalla qualità dell'eventuale accordo con l'amministrazione comunale. La Rai, naturalmente, punterà ad una convenzione lunga e inattaccabile, che metta cioè al riparo da quanto accaduto con Sanremo.
Intanto, il servizio pubblico aspetta anche di leggere nella sua interezza la delibera con cui il Comune istituisce il bando di gara. Una delibera che, alla lettura delle anticipazioni, ha piuttosto irritato la Rai, sia per la richiesta di un cospicuo aumento della richiesta economica (la base d'asta sarebbe di 6,5 milioni l'anno, contro gli attuali 5 previsti dall'ultima convenzione), sia per l'inserimento della richiesta vincolante di realizzare ben altri 4 programmi tv in onda dalla città dei fiori. Il Comune, dal canto suo, ha fatto sapere che la delibera è il frutto di una riflessione sulle tempistiche per l'organizzazione di un evento che richiede tempi lunghi di preparazione. Non sarebbero invece molte le speranze riposte nell'esito del ricorso in appello al Consiglio di Stato, dopo la decisione del Tar della Liguria che a dicembre ha dichiarato illegittimo l'affidamento diretto (senza gara) alla Rai dell'organizzazione del Festival della Canzone Italiana. Ricorso che verrà dibattuto nel merito il 22 maggio prossimo.
Ma su Sanremo, si sa, in Rai si comincia a lavorare all'edizione successiva il giorno dopo la finale di ogni anno. E la prima opzione dell'azienda resterebbe comunque il festival a Sanremo se potessero ripetersi le condizioni degli ultimi anni. Quel che è certo è che il servizio pubblico non può rinunciare a quello che è l'evento dell'anno per l'intrattenimento televisivo: una kermesse che illumina ben più di una settimana di programmazione e che ha totalizzato nell'ultima edizione oltre 65 milioni di raccolta pubblicitaria, con un trend continuamente in crescita negli ultimi 6 anni. Quindi a Sanremo o altrove, questo festival s'ha da fare. (di Antonella Nesi)
Napoli , 6 mar. - (Adnkronos) - Max blitz antidroga dei carabinieri tra Napoli e Salerno: smantellate 15 piazze di spaccio e indagato a piede per favoreggiamento anche un sacerdote. I militari del Gruppo Carabinieri di Torre Annunziata hanno eseguito un'ordinanza di applicazione di misure cautelari personali, emessa dal gip del Tribunale di Torre Annunziata, su richiesta della Procura oplontina, nei confronti di 51 soggetti (dei quali 15 in carcere, 17 agli arresti domiciliari e 19 sottoposti all'obbligo di presentazione alla p.g.) gravemente indiziati dei reati di detenzione illecita e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina. Le misure cautelari sono state eseguite nei confronti di 48 indagati, mentre dei restanti tre, due sono attualmente all'estero e il terzo è tuttora attivamente ricercato. Tra questi anche il tiktoker Antonio Gemignani, noto come Papusciello.
Avvalendosi di corrieri della droga provenienti da Napoli e Roma - si legge in una nota a firma del procuratore Nunzio Fragliasso - gli indagati avrebbero posto in essere un giro di affari di circa otto milioni di euro, con oltre 500.000 euro in contanti sequestrati dagli inquirenti nel corso delle indagini. Le investigazioni, condotte attraverso una poderosa attività di intercettazione telefonica e ambientale, che si è protratta per diversi mesi, hanno consentito di documentare e ricostruire le dinamiche relative alla gestione dell'attività di spaccio in ben 15 piazze di diverse città, in provincia di Napoli e di Salerno, nonché di recuperare e sequestrare complessivamente 19 chilogrammi di cocaina. Dalle indagini è emerso che alcuni indagati si servivano delle abitazioni di soggetti incensurati e anziani per occultare ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, mentre altri sfruttavano la presenza di neonati per eludere eventuali controlli.
E tra gli indagati figura anche un sacerdote di Torre Annunziata. Inoltre, una donna è stata ripresa durante lo spaccio di droga con un neonato in braccio. L'approvvigionamento delle varie piazze di spaccio avveniva mediante il ricorso a fidati corrieri che, a tal fine, utilizzavano autovetture dotate di scomparti segreti in cui lo stupefacente veniva abilmente occultato. Nel corso delle indagini, gli inquirenti hanno operato sette arresti in flagranza di reato, individuando anche soggetti in possesso di armi detenute illegalmente.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Domani, venerdì 7 marzo, dalle ore 15 alle ore 17, presso ExtraLibera, Via Stamira 5, a Roma, si terrà l’assemblea dei soggetti che fanno parte del comitato promotore del Referendum cittadinanza. Interverranno, tra gli altri, Emma Bonino, Riccardo Magi, Elly Schlein, Angelo Bonelli, Deepika Salhan, Sonny Olumati, Francesca Druetti, Antonella Soldo, Katia Scannavini, Pippo Civati, Paolo Bonetti, Natale Di Cola, Ileana Bello, Walter Massa e molti altri.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso oggi di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento. Pertanto, i tassi di interesse sui depositi presso la Bce, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale saranno ridotti rispettivamente al 2,50%, al 2,65% e al 2,90%, con effetto dal 12 marzo 2025. E’ quanto si legge nel comunicato diffuso dall’Eurotower.
Il consiglio direttivo “è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sul suo obiettivo del 2% a medio termine” soprattutto “nelle attuali condizioni caratterizzate da crescente incertezza, definirà l’orientamento di politica monetaria adeguato seguendo un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione”, viene evidenziato nella nota.
L’approccio della Banca centrale continuerà ad essere basato sui dati e a procedere ‘riunione per riunione’, ha detto la presidente della Bce, Christine Lagarde, nel corso della conferenza stampa a Francoforte. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo in materia di tassi di interesse “si baseranno sulla valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari in arrivo, della dinamica dell'inflazione sottostante e della forza della trasmissione della politica monetaria. Il Consiglio direttivo non si impegna a seguire un particolare percorso dei tassi”, ha sottolineato Lagarde, per la quale "i rischi per la crescita economica rimangono orientati verso il basso”.
“Un'escalation delle tensioni commerciali ridurrebbe la crescita dell’eurozona, frenando le esportazioni e indebolendo l'economia globale” e “il perdurare dell'incertezza sulle politiche commerciali globali potrebbe trascinare al ribasso gli investimenti”. Allo stesso modo “le tensioni geopolitiche, come la guerra ingiustificata della Russia contro l'Ucraina e il tragico conflitto in Medio Oriente, rimangono un'importante fonte di incertezza. La crescita potrebbe diminuire se gli effetti ritardati dell'inasprimento della politica monetaria durassero più a lungo del previsto”.
La crescita dell’eurozona “potrebbe essere più elevata se le condizioni di finanziamento più facili e il calo dell'inflazione consentiranno una ripresa più rapida dei consumi e degli investimenti interni. Anche un aumento della spesa per la difesa e le infrastrutture potrebbe contribuire alla crescita”, ha detto ancora la presidente della Bce.
Infine Lagarde spiega che "l'incertezza è aumentata e probabilmente peserà sugli investimenti e sulle esportazioni più di quanto previsto in precedenza”. La crescita “dovrebbe essere sostenuta dall'aumento dei redditi e dalla riduzione dei costi di finanziamento” e secondo le proiezioni dei tecnici “anche le esportazioni dovrebbero essere sostenute dall'aumento della domanda globale, a patto che le tensioni commerciali non si intensifichino ulteriormente”.
Le decisioni della Bce sui tassi di interesse quindi continueranno ad essere basate “sulla valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”.
L'inflazione complessiva, indicano gli esperti, ora "si collocherebbe in media al 2,3% nel 2025, all’1,9% nel 2026 e al 2,0% nel 2027. La revisione al rialzo dell’inflazione complessiva per il 2025 riflette la più vigorosa dinamica dei prezzi dell’energia”. “L’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porterebbe in media al 2,2% nel 2025, al 2,0% nel 2026 e all’1,9% nel 2027”. Le misure dell’inflazione di fondo “suggeriscono perlopiù che l’inflazione si attesterà stabilmente intorno all’obiettivo del Consiglio direttivo del 2% a medio termine. L’inflazione interna resta elevata, principalmente perché salari e prezzi in determinati settori si stanno ancora adeguando al passato incremento dell’inflazione con considerevole ritardo. La crescita delle retribuzioni si sta però moderando secondo le attese e i profitti ne stanno parzialmente attenuando l’impatto sull’inflazione”, evidenzia Francoforte. Tuttavia, “il processo disinflazionistico è ben avviato. L’andamento dell’inflazione ha continuato a rispecchiare pressoché le attese dei nostri esperti e le ultime proiezioni sono strettamente in linea con le prospettive di inflazione precedenti”.
“La politica monetaria diviene sensibilmente meno restrittiva, poiché le riduzioni dei tassi di interesse rendono meno onerosi i nuovi prestiti a imprese e famiglie e il credito accelera”, si legge nella nota diffusa dalla Bce al termine del consiglio direttivo. “Al tempo stesso – sottolinea però l’Eurotower – l’allentamento delle condizioni di finanziamento è contrastato dai passati rialzi dei tassi di interesse che si stanno ancora trasmettendo ai crediti in essere, e il volume dei prestiti resta nel complesso contenuto”.
La Bce rende inoltre noto che l’economia fronteggia perduranti difficoltà e i nostri esperti hanno nuovamente corretto al ribasso le proiezioni di crescita: allo 0,9% per il 2025, all’1,2% per il 2026 e all’1,3% per il 2027.
Le revisioni al ribasso per il 2025 e il 2026, sottolinea l'Eurotower, "riflettono la diminuzione delle esportazioni e la continua debolezza degli investimenti, in parte a seguito dell’elevata incertezza sulle politiche commerciali e su quelle economiche più in generale. L’aumento dei redditi reali e il graduale venir meno degli effetti dei rialzi passati dei tassi di interesse restano le principali determinanti alla base dell’atteso incremento della domanda nel corso del tempo".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "C'è bisogno di un'Europa più coraggiosa, più forte e più giusta. Per questo è necessario andare avanti sulla strada del rafforzamento dell'Unione europea e della sua capacità di iniziativa politica". Così Pierfrancesco Majorino, componente della segreteria nazionale Pd.
"In questo quadro il vertice odierno del Pse ha visto in campo le proposte del Partito Democratico. Il contributo di Elly Schlein è stato essenziale e ha inevitabilmente messo in luce anche le contraddizioni del piano di Ursula von der Leyen. Un piano che ad oggi non porta alla difesa comune, ma al semplice riarmo generalizzato dei singoli Stati nazionali e a inevitabili tagli di voci che vanno invece assolutamente potenziate. Penso a coesione sociale e welfare".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Innovazione protagonista nella serata di ieri a Key - The Energy Transition Expo, nella seconda edizione del Premio 'Lorenzo Cagnoni', che è stato consegnato agli espositori per i sette progetti più innovativi presentati in fiera, uno per ogni settore merceologico della manifestazione, e alle tre Start-up dell’Innovation District dal più alto potenziale innovativo.
A premiare gli espositori, Maurizio Ermeti, presidente di Italian Exhibition Group, Corrado Peraboni, amministratore delegato di Italian Exhibition Group, Alessandra Astolfi, Global Exhibition Director della divisione Green&Technolgy di Ieg, Christian Previati, Exhibition Manager di Key, Francesco Naso, segretario generale Motus-E e Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys.
Le aziende premiate sono state: Horay Solar Co., Ltd, Italian Wind Technologies, Energy Dome, Rina, Renovis, Camel Energy GmbH e Alperia. Le tre Start-up che hanno ricevuto il riconoscimento sono state: Trailslight, Reefilla e Sizable Energy.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Innovazione protagonista nella serata di ieri a Key - The Energy Transition Expo, nella seconda edizione del Premio 'Lorenzo Cagnoni', che è stato consegnato agli espositori per i sette progetti più innovativi presentati in fiera, uno per ogni settore merceologico della manifestazione, e alle tre Start-up dell’Innovation District dal più alto potenziale innovativo.
A premiare gli espositori, Maurizio Ermeti, presidente di Italian Exhibition Group, Corrado Peraboni, amministratore delegato di Italian Exhibition Group, Alessandra Astolfi, Global Exhibition Director della divisione Green&Technolgy di Ieg, Christian Previati, Exhibition Manager di Key, Francesco Naso, segretario generale Motus-E e Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys.
Le aziende premiate sono state: Horay Solar Co., Ltd, Italian Wind Technologies, Energy Dome, Rina, Renovis, Camel Energy GmbH e Alperia. Le tre Start-up che hanno ricevuto il riconoscimento sono state: Trailslight, Reefilla e Sizable Energy.