Gli Stati Uniti e la Cina hanno annunciato la ratifica dell’accordo sul clima firmato l’anno scorso a Parigi al termine della COP21. Si tratta di una decisione storica anche se l’accordo per il taglio delle emissioni di gas serra è stato fortemente criticato dagli esperti per gli obiettivi timidi e il carattere non vincolante. Il patto per entrare in vigore ha inoltre bisogno della ratifica di almeno 55 Paesi, responsabili del 55 per cento delle emissioni globali di gas serra. “E’ un segnale forte”, ha commentato il direttore esecutivo di Greenpeace Italia Giuseppe Onufrio, “ma deve essere un punto di partenza e non di arrivo”. Secondo l’associazione, che attende il via libera da parte dell’Italia e dell’Unione Europea, Stati e Uniti e Cina ora dovranno “velocizzare l’adozione di provvedimenti utili a evitare le conseguenze peggiori dei cambiamenti climatici” e “fare pressione a livello internazionale affinché si completi il prima possibile la ratifica dell’accordo”.

Il Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo, il principale organo legislativo del regime comunista cinese, ha dato l’annuncio appena prima dell’incontro alla vigilia del G20 di Hangzhou tra il presidente cinese Xi Jinping e il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Una mossa che potrebbe fare da traino anche per tutti gli altri Paesi. “E’ il momento in cui abbiamo finalmente deciso di salvare il nostro pianeta”, ha detto Obama, “questa è la risposta a tutti coloro che pensavano impossibile centrare un target tanto strategico”. E ha concluso mostrando apprezzamento per la “leadership” mostrata da Usa e Cina: molti altri Paesi “devono ratificare formalmente l’accordo”, ha concluso, “perchè non ci siano più ritardi”.

Il patto è stato siglato a Parigi il 12 dicembre 2015, dopo due settimane di colloqui, dai negoziatori di 195 Paesi partecipanti alla conferenza Onu Cop21, con l’obiettivo di contrastare l’aumento delle temperature globali, combattendo l’emissione di gas terra. L’obiettivo è abbassare sotto i 2 gradi l’aumento entro il 2020, rispetto ai livelli pre industriali entro il 2020, possibilmente entro 1,5 gradi.

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