“Non riesco a rasserenarmi, mi sembra d’essere tornato indietro nel tempo”. Perché il giorno più bello della sua vita, C. F., non potrà viverlo nel luogo dove avrebbe voluto, a Gallarate, in provincia di Varese, e con il sindaco a celebrare l’unione con il proprio compagno. Perché il giovane primo cittadino della città lombarda, Andrea Cassani, 33 anni, i matrimoni gay non vuole proprio celebrarli. “Riconosco i diritti degli omosessuali, ma non mi sento di celebrare l’unione tra due persone dello stesso sesso. E lo stesso, credo, valga per i componenti della mia giunta – spiega il sindaco di Gallarate a ilfattoquotidiano.it – Se ci sarà qualche ufficiale civile disposto, nessuno negherà loro la funzione”.

Tutto inizia venerdì 2 settembre, quando C. F., come racconta sulla pagina Facebook OmofobiaStop, si è presentato un appuntamento con il neo sindaco Andrea Cassani”, eletto a giugno con l’appoggio di Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d’Italia e tre liste civiche, per chiedere di unirsi con il proprio compagno a Gallarate, dove vive. “Mi sono sentito rispondere di no da parte del sindaco, con la giustificazione che il matrimonio è solo tra uomo e donna. Il primo cittadino è cosciente di aver giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo?”, si chiede C.F. annunciando l’intenzione di spostarsi a Milano per celebrare il rito civile.

Ma Cassani, contattato dal Fatto, non fa marcia indietro, anzi: “Se questo governo, non eletto da nessuno, con un Parlamento illegittimo, ha deciso di approvare la Cirinnà, ne prendo atto ma è un mio diritto non celebrare le unioni civili. Dove iniziano i miei diritti, finiscono quelli degli altri”. Del resto, anche prima dell’elezione, il neo sindaco di Gallarate più volte era stato esplicito sulla propria bacheca nei confronti dei diritti degli omosessuali. “Sono tutti gay-friendly con i soldi dei contribuenti (al Festival di Sanremo)”, scriveva a febbraio nei giorni della polemica per la presenza di Elton John sul palco dell’Ariston, difendendo anche l’iniziativa di accendere le luci del Pirellone alla vigilia del Family Day e alcuni giorni prima aveva anche condiviso un lungo pensiero di Oriana Fallaci sulla “ideologia dell’omosessualità”. E ora ribadisce, come chiarito anche nel suo programma amministrativo “Una città viva e vivibile”: “Siamo stati eletti con un programma che puntava forte sulla famiglia, quella tradizionale, non possiamo rimangiarci quanto abbiamo detto in campagna elettorale”.

Classe ’83, maroniano di ferro, sposato e papà di due figli, Cassani è stato segretario della Lega nel Gallaratese e consigliere comunale del Carroccio a Jerago con Ornago poi dirigente regionale, prima di candidarsi come sindaco del comune varesino. Subito dopo l’elezione – vinta al ballottaggio con il 55,24 per cento di voti dopo un primo turno in cui la sola lista della Lega aveva raggiunto il 21,4 per cento delle preferenze  aveva già tuonato contro gli immigrati chiedendo lo stop a nuovi arrivi a Gallarate ed escludendo il coinvolgimento dei richiedenti asilo in lavori socialmente utili nel suo comune. Ora tocca alle unioni civili, altro cavallo di battaglia del Carroccio. Ma la comunità gay non ci sta: “Sono stato umiliato e sono pronto alla guerra. Ho ricevuto il supporto di diversi avvocati. Cassani è un omofobo. Perfino un prete della diocesi milanese – scrive C. F. sulla sua pagina Facebook – mi ha telefonato per esprimermi solidarietà e dirmi che Cassani è un cretino. A volte la Chiesa è più avanti delle istituzioni”.

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