Rinunciare ai fedelissimi Raffaele Marra e Salvatore Romeo, e anche agli assessori Paola Muraro e Raffaele De Dominicis. Usa il pugno duro il direttorio del Movimento 5 Stelle nei confronti della sindaca Virginia Raggi. Che in un primo momento a Beppe Grillo ha detto di essere disposta a seguire le richieste dei vertici del M5s, e poi ha frenato resistendo ai diktat. Oggi nella Capitale sarà una nuova giornata di incontri e c’è attesa per l’arrivo del leader. Quello che è certo è che i consiglieri 5 stelle vedranno la sindaca, mentre i vertici continueranno la riunione interrotta nelle scorse ore. È insomma un vero e proprio braccio di ferro quello in atto a Roma, teatro di polemiche e veleni tutti interni ai 5 Stelle.
Lo scontro è andato in scena con il vertice che alla Camera ha impegnato il direttorio (composto dai deputati Di Battista, Di Maio, Ruocco, Sibilia e Fico) e il mini direttorio del M5s (Perilli, Taverna, Vignaroli e Castaldo) per oltre nove ore. Sotto accusa la gestione del caso Muraro, l’assessora all’Ambiente in Campidoglio che per quasi due mesi ha nascosto di essere indagata dalla procura di Roma. Il membro del direttorio Luigi Di Maio infatti era stato informato a inizio agosto con mail e messaggi dei parlamentari Taverna e Castaldo, ma insieme ai colleghi aveva deciso di aspettare di vedere le carte. “Sei responsabile degli Enti locali eppure non ti sei mai accorto dei problemi, da Quarto fino a Roma”, una delle accuse durante la riunione. Ad attaccarlo soprattutto i parlamentari romani Paola Taverna e Stefano Vignaroli che da una parte ribadiscono di aver informato i vertici e dall’altra continuano a difendere l’assessora all’Ambiente.
Video di Irene Buscemi
Un poker di licenziamenti – Le richieste – anticipate dall’agenzia Adnkronos e confermate al fattoquotidiano.it da fonti interne al M5s – sono arrivate nella tarda serata del 6 settembre dopo quasi dieci ore di riunione dai toni accesi: via i fedelissimi e via anche gli assessori finiti al centro delle polemiche. Si tratta di Marra, vice capo di gabinetto, e Romeo, capo della segreteria politica. Il primo è stato additato come l’autore della lettera inviata all’Anticorruzione che ha poi portato alle dimissioni del capo di gabinetto Carla Maria Raineri. Il secondo, invece, era citato in una missiva spedita alla Raggi dall’ex assessore al Bilancio Marcello Minenna, che definiva “intrinsecamente illegittima” la delibera con cui si decideva la sua nomina.
Ma non solo. Perché il direttorio ha chiesto alla sindaca di ripensare anche alla nomina dell’assessora Paola Muraro. La titolare all’Ambiente ha detto davanti alla commissione Ecomafie di essere a conoscenza da quasi due mesi dell’ indagine per reati ambientali a suo carico, e così ha fatto anche la stessa sindaca, mentre in passato avevano sempre negato: è così che è deflagrato definitivamente il caos all’interno del Movimento.
Una riflessione alla Raggi è stata chiesta anche sul neo assessore al Bilancio Raffaele De Dominicis, ufficializzata soltanto due giorni fa, per sostituire il dimissionario Minenna. L’incarico affidato all’ex magistrato della Corte dei conti è finito al centro delle polemiche dopo i riferimenti fatti dallo stesso De Dominicis, a Pieremilio Sammarco, il titolare dello studio dove ha lavorato la sindaca come avvocato e anche il professore universitario che le ha fatto ottenere nel 2003 il praticantato nello studio Previti (con il quale ha collaborato fino al 2006).
Grillo oggi a Roma. La Raggi resiste al diktat – In un primo momento la sindaca aveva accettato almeno in parte le richieste, poi nella notte il passo indietro. Una la questione fondamentale che interessa Grillo: la defenestrazione di Marra e Romeo che nell’ambiente ormai chiamano “il gatto e la volpe”. All’inizio la Raggi sembrava disposta ad accettare tutti i quattro punti del diktat del direttorio. Poi, però, ha frenato su ogni fronte: dal siluramento di Marra, che vorrebbe solamente spostare d’ufficio, a quello di Romeo, per il quale potrebbe profilarsi un ridimensionamento del ruolo e dello stipendio. Il vice capo di gabinetto Marra a chi gli chiedeva un commento sul suo prossimo licenziamento auspicato dal direttorio: “Chiedete a loro. Prima o poi parlerò anche io“, ha detto, uscendo dal Campidoglio.
Raggi sembra orientata a tenere duro anche sulla defenestrazione dei due assessori, soprattutto dal punto di vista delle modalità: la sindaca, come d’altra parte Vignaroli e Taverna, aspetta di “vedere le carte” sull’indagine a carico di Muraro. Più in generale Raggi non sembra intenzionata a revocare di sua iniziativa le deleghe all’assessore all’ambiente e a De Dominicis. Discorso diverso, invece, se i due si dimettessero. A quel punto gli allontanamenti sarebbero quattro: un poker che suona come un vero e proprio azzeramento in Campidoglio. Il secondo, dato che dalle dimissioni in blocco dell’assessore Minenna, del capo di gabinetto Raineri, dei vertici di Atac e Ama Rettighieri, Brandolese e Solidoro sono passati soltanto cinque giorni.
Muraro, un caso dentro il direttorio: Luigi Di Maio sapeva dell’indagine – Nelle nove ore di incontro a porte chiuse alla Camera è andato in scena un vero e proprio processo a Luigi Di Maio. Il deputato, tra i leader del direttorio e referente degli Enti locali per il Movimento, era infatti a conoscenza dell’indagine a carico dell’assessora Paola Muraro. A informarlo è stata la senatrice Paola Taverna con una mail il 4 agosto scorso, a cui ne è seguita un’altra dell’eurodeputato Fabio Massimo Castaldo in cui si davano i dettagli della situazione giudiziaria dell’ex consulente Ama.
Non c’è solo la mail a inguaiare la posizione di Di Maio. Come riporta Repubblica, c’è uno scambio di messaggi tra il vicepresidente della Camera e due parlamentari del mini direttorio, appunto Taverna e Castaldo. Il 4 agosto sempre, lui scrive: “Quale reato viene contestato alla Muraro?”. E Castaldo risponde: “Attività di gestione dei rifiuti non autorizzata”. Poi Di Maio scrive alla Taverna: “Posso sapere almeno se il 335 è pulito?”. La senatrice risponde: “No”. Dicendo quindi chiaramente che la titolare all’Ambiente è iscritta nel registro degli indagati.
Di Maio all’inizio aveva detto di non essere a conoscenza della situazione. La stessa Raggi aveva provato a salvarlo, garantendo di non averlo avvisato. Proprio Taverna, durante il confronto delle scorse ore, ha attaccato duramente il deputato del direttorio: “Non puoi dare la colpa a noi. E’ finito il tempo dei ragazzini”, ha gridato secondo la ricostruzione di Repubblica. La senatrice insieme al parlamentare Stefano Vignaroli ha anche continuato a difendere Muraro. Quest’ultimo è il grande sponsor della nomina fin dall’inizio (gliel’ha presentata la senatrice Pd Laura Puppato mesi fa) e continua a ritenerla una buona scelta.
Di Maio, schiacciato dalle accuse dei colleghi, ha provato a scusarsi. Secondo alcuni il problema è che fin dall’inizio si sono sottovalutate le conseguenze: il sospetto era che Muraro fosse indagata in seguito a una delle tante denunce ricevute dall’ex presidente di Ama Daniele Fortini e quindi la linea è sempre stata quella di aspettare di “vedere le carte”. Anche ora, nonostante il direttorio chieda un passo indietro della titolare all’Ambiente, si è pronti a trattare perché fino ad oggi, spiegano, “nessuno sa per che cosa è indagata”. Di questa situazione non erano a conoscenza né Beppe Grillo né Davide Casaleggio.
Politica
Roma, vertici M5s a Raggi: ‘Via Muraro, De Dominicis, Marra e Romeo’. Ma la sindaca resiste. Polemiche su Di Maio
Diktat alla sindaca dopo nove ore di incontro fiume del direttorio alla Camera. Che chiede di rinunciare ai due assessori, al vice capo di gabinetto e al capo della segreteria politica. In un primo momento la prima cittadina sembrava disposta a seguire le richieste: poi ha frenato resistendo a tutti i quattro punti. Attesa per l'arrivo di Beppe Grillo. Sotto accusa il deputato che a inizio agosto era stato informato dell'indagine a carico della titolare all'Ambiente
Rinunciare ai fedelissimi Raffaele Marra e Salvatore Romeo, e anche agli assessori Paola Muraro e Raffaele De Dominicis. Usa il pugno duro il direttorio del Movimento 5 Stelle nei confronti della sindaca Virginia Raggi. Che in un primo momento a Beppe Grillo ha detto di essere disposta a seguire le richieste dei vertici del M5s, e poi ha frenato resistendo ai diktat. Oggi nella Capitale sarà una nuova giornata di incontri e c’è attesa per l’arrivo del leader. Quello che è certo è che i consiglieri 5 stelle vedranno la sindaca, mentre i vertici continueranno la riunione interrotta nelle scorse ore. È insomma un vero e proprio braccio di ferro quello in atto a Roma, teatro di polemiche e veleni tutti interni ai 5 Stelle.
Lo scontro è andato in scena con il vertice che alla Camera ha impegnato il direttorio (composto dai deputati Di Battista, Di Maio, Ruocco, Sibilia e Fico) e il mini direttorio del M5s (Perilli, Taverna, Vignaroli e Castaldo) per oltre nove ore. Sotto accusa la gestione del caso Muraro, l’assessora all’Ambiente in Campidoglio che per quasi due mesi ha nascosto di essere indagata dalla procura di Roma. Il membro del direttorio Luigi Di Maio infatti era stato informato a inizio agosto con mail e messaggi dei parlamentari Taverna e Castaldo, ma insieme ai colleghi aveva deciso di aspettare di vedere le carte. “Sei responsabile degli Enti locali eppure non ti sei mai accorto dei problemi, da Quarto fino a Roma”, una delle accuse durante la riunione. Ad attaccarlo soprattutto i parlamentari romani Paola Taverna e Stefano Vignaroli che da una parte ribadiscono di aver informato i vertici e dall’altra continuano a difendere l’assessora all’Ambiente.
Un poker di licenziamenti – Le richieste – anticipate dall’agenzia Adnkronos e confermate al fattoquotidiano.it da fonti interne al M5s – sono arrivate nella tarda serata del 6 settembre dopo quasi dieci ore di riunione dai toni accesi: via i fedelissimi e via anche gli assessori finiti al centro delle polemiche. Si tratta di Marra, vice capo di gabinetto, e Romeo, capo della segreteria politica. Il primo è stato additato come l’autore della lettera inviata all’Anticorruzione che ha poi portato alle dimissioni del capo di gabinetto Carla Maria Raineri. Il secondo, invece, era citato in una missiva spedita alla Raggi dall’ex assessore al Bilancio Marcello Minenna, che definiva “intrinsecamente illegittima” la delibera con cui si decideva la sua nomina.
Ma non solo. Perché il direttorio ha chiesto alla sindaca di ripensare anche alla nomina dell’assessora Paola Muraro. La titolare all’Ambiente ha detto davanti alla commissione Ecomafie di essere a conoscenza da quasi due mesi dell’ indagine per reati ambientali a suo carico, e così ha fatto anche la stessa sindaca, mentre in passato avevano sempre negato: è così che è deflagrato definitivamente il caos all’interno del Movimento.
Una riflessione alla Raggi è stata chiesta anche sul neo assessore al Bilancio Raffaele De Dominicis, ufficializzata soltanto due giorni fa, per sostituire il dimissionario Minenna. L’incarico affidato all’ex magistrato della Corte dei conti è finito al centro delle polemiche dopo i riferimenti fatti dallo stesso De Dominicis, a Pieremilio Sammarco, il titolare dello studio dove ha lavorato la sindaca come avvocato e anche il professore universitario che le ha fatto ottenere nel 2003 il praticantato nello studio Previti (con il quale ha collaborato fino al 2006).
Grillo oggi a Roma. La Raggi resiste al diktat – In un primo momento la sindaca aveva accettato almeno in parte le richieste, poi nella notte il passo indietro. Una la questione fondamentale che interessa Grillo: la defenestrazione di Marra e Romeo che nell’ambiente ormai chiamano “il gatto e la volpe”. All’inizio la Raggi sembrava disposta ad accettare tutti i quattro punti del diktat del direttorio. Poi, però, ha frenato su ogni fronte: dal siluramento di Marra, che vorrebbe solamente spostare d’ufficio, a quello di Romeo, per il quale potrebbe profilarsi un ridimensionamento del ruolo e dello stipendio. Il vice capo di gabinetto Marra a chi gli chiedeva un commento sul suo prossimo licenziamento auspicato dal direttorio: “Chiedete a loro. Prima o poi parlerò anche io“, ha detto, uscendo dal Campidoglio.
Raggi sembra orientata a tenere duro anche sulla defenestrazione dei due assessori, soprattutto dal punto di vista delle modalità: la sindaca, come d’altra parte Vignaroli e Taverna, aspetta di “vedere le carte” sull’indagine a carico di Muraro. Più in generale Raggi non sembra intenzionata a revocare di sua iniziativa le deleghe all’assessore all’ambiente e a De Dominicis. Discorso diverso, invece, se i due si dimettessero. A quel punto gli allontanamenti sarebbero quattro: un poker che suona come un vero e proprio azzeramento in Campidoglio. Il secondo, dato che dalle dimissioni in blocco dell’assessore Minenna, del capo di gabinetto Raineri, dei vertici di Atac e Ama Rettighieri, Brandolese e Solidoro sono passati soltanto cinque giorni.
Muraro, un caso dentro il direttorio: Luigi Di Maio sapeva dell’indagine – Nelle nove ore di incontro a porte chiuse alla Camera è andato in scena un vero e proprio processo a Luigi Di Maio. Il deputato, tra i leader del direttorio e referente degli Enti locali per il Movimento, era infatti a conoscenza dell’indagine a carico dell’assessora Paola Muraro. A informarlo è stata la senatrice Paola Taverna con una mail il 4 agosto scorso, a cui ne è seguita un’altra dell’eurodeputato Fabio Massimo Castaldo in cui si davano i dettagli della situazione giudiziaria dell’ex consulente Ama.
Non c’è solo la mail a inguaiare la posizione di Di Maio. Come riporta Repubblica, c’è uno scambio di messaggi tra il vicepresidente della Camera e due parlamentari del mini direttorio, appunto Taverna e Castaldo. Il 4 agosto sempre, lui scrive: “Quale reato viene contestato alla Muraro?”. E Castaldo risponde: “Attività di gestione dei rifiuti non autorizzata”. Poi Di Maio scrive alla Taverna: “Posso sapere almeno se il 335 è pulito?”. La senatrice risponde: “No”. Dicendo quindi chiaramente che la titolare all’Ambiente è iscritta nel registro degli indagati.
Di Maio all’inizio aveva detto di non essere a conoscenza della situazione. La stessa Raggi aveva provato a salvarlo, garantendo di non averlo avvisato. Proprio Taverna, durante il confronto delle scorse ore, ha attaccato duramente il deputato del direttorio: “Non puoi dare la colpa a noi. E’ finito il tempo dei ragazzini”, ha gridato secondo la ricostruzione di Repubblica. La senatrice insieme al parlamentare Stefano Vignaroli ha anche continuato a difendere Muraro. Quest’ultimo è il grande sponsor della nomina fin dall’inizio (gliel’ha presentata la senatrice Pd Laura Puppato mesi fa) e continua a ritenerla una buona scelta.
Di Maio, schiacciato dalle accuse dei colleghi, ha provato a scusarsi. Secondo alcuni il problema è che fin dall’inizio si sono sottovalutate le conseguenze: il sospetto era che Muraro fosse indagata in seguito a una delle tante denunce ricevute dall’ex presidente di Ama Daniele Fortini e quindi la linea è sempre stata quella di aspettare di “vedere le carte”. Anche ora, nonostante il direttorio chieda un passo indietro della titolare all’Ambiente, si è pronti a trattare perché fino ad oggi, spiegano, “nessuno sa per che cosa è indagata”. Di questa situazione non erano a conoscenza né Beppe Grillo né Davide Casaleggio.
Orgoglio e vitalizio
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Crisi Raggi, Toninelli: “Errori in buona fede, state ingigantendo tutto”
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Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Vogliamo il pilastro europeo dell'Alleanza atlantica e non lo delegheremo alla Francia e alla Gran Bretagna". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo. "Per avere i granai pieni -ha aggiunto- bisogna avere gli arsenali pieni, la difesa è la premessa della libertà e della democrazia".
Bruxelles, 18 mar. - (Adnkronos) - Le sedici aziende dell’Alleanza “Value of Beauty”, lanciata a febbraio 2024, hanno presentato a Bruxelles uno studio commissionato a Oxford Economics sull’impatto socioeconomico del settore. Il Gruppo L’Oréal, Kiko Milano, Beiersdorf, Iff, e altri grandi marchi dell’industria vogliono inserirsi nello spiraglio aperto dalla Commissione europea per favorire la semplificazione normativa in vari ambiti, e per chiedere un dialogo strategico sul futuro del settore, come già successo per agricoltura e automotive.
Il settore guarda con attenzione alle proposte su una legge europea vincolante per le biotecnologie e alla strategia per la bioeconomia, che la Commissione si impegna a presentare entro la fine dell’anno. Ma guarda con attenzione anche agli sviluppi nelle relazioni commerciali in Occidente alla luce della recente entrata in vigore dei dazi di Washington sull’import dall’Unione europea.
“Cinque delle sette più grandi aziende del settore hanno la loro sede nell’Ue”, ha sottolineato l’amministratore delegato del Gruppo L’Oréal, Nicolas Hieronimus.
A Bruxelles i sedici membri dell’Alleanza chiedono politiche per la produzione sostenibile di ingredienti e la formazione di personale per sbloccare il potenziale del settore. Un aspetto legato, secondo l’amministratore delegato di Kiko Milano, Simone Dominici, all’impatto positivo che la cura del corpo e dell’estetica ha sull’autostima e sulla salute mentale dei consumatori. Aspetti non trascurati dallo studio dell’Oxford Economics presentato all’ombra dei palazzi delle istituzioni europee. Il rapporto mostra che la spesa dei consumatori nell’Ue per i prodotti di bellezza e cura della persona ha superato i 180 miliardi di euro e dato lavoro a oltre tre milioni di persone, un numero che supera il totale della forza lavoro presente in 13 Stati membri dell’Ue. Troppi anche gli oneri per l'industria della cosmetica che rendono necessaria una revisione della direttiva sulle acque reflue. Forte dei 496 milioni di euro generati ogni giorno e dei 3,2 milioni di posti di lavoro, la cordata dei grandi nomi dell’industria della bellezza chiede che tutti i settori che contribuiscono ai microinquinanti nelle acque siano ritenuti responsabili, in linea con il principio “chi inquina paga”.
I riflettori dell’Alleanza, che guarda anche agli interessi di tutti gli attori della filiera - dagli agricoltori ai vetrai, importanti nella catena del valore quanto le case di fragranze - sono rivolti in primis sull’attesa revisione del regolamento Reach (Regulation on the registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals), che regolamenta le sostanze chimiche autorizzate e soggette a restrizione nell’Unione europea. L’Alleanza chiede che a questa iniziativa, annunciata nel 2020 come parte del pacchetto sul Green deal, si aggiunga anche una revisione del regolamento sui prodotti cosmetici.
L’appello ha come obiettivo la riduzione degli oneri amministrativi e lo stimolo all'innovazione, senza sacrificare l’approccio basato sul rischio per la salute e la responsabilità per la tutela dell’ambiente. Trasmette ottimismo l’iniziativa della Commissione di considerare delle esenzioni per alcune imprese colpite dalla direttiva della diligenza dovuta che imponeva oneri considerati sproporzionati alle piccole e medie imprese, la colonna portante del settore.
“Vogliamo impiegare più tempo alla sostenibilità, piuttosto che alla rendicontazione amministrativa”, è stato l’appello degli amministratori delegati durante la conferenza stampa che ha preceduto gli incontri istituzionali al Parlamento europeo, tra cui quello con la presidente dell’istituzione, Roberta Metsola. Lo studio presentato dimostra che una parte consistente della cura per la sostenibilità ambientale passa anche dalla cosmetica. L’Oréal ha già annunciato che entro il 2030 il 100% della plastica utilizzata nelle confezioni sarà ottenuta da fonti riciclate o bio-based.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Mandare soldati in Ucraina mentre ci sono i bombardamenti è una pazzia e l'Italia non farà questa scelta". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Gli inglesi sono usciti dall'Europa e adesso ci convocano una volta a settimana, facessero domanda per rientrare nell'Unione europea". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Dei Servizi segreti non si parla nell'Autogrill, si parla nel Copasir, io all'Autogrill ci vado a comprare il panino". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Da oggi sono autorizzato a dire che la Meloni non smentisce l'utilizzo di intercettazioni preventive nei confronti di un giornalista che attacca il Governo. È una cosa enorme, che ha a che fare con la dignità delle Istituzioni. Se non vi rendete conto che su questa cosa si gioca il futuro della libertà, allora sappiate che c'è qualcuno che lascia agli atti questa frase, perchè quando intercetteranno voi, in modo illegittimo, con i trojan illegali, saremo comunque dalla vostra parte per difendere il vostro diritto di cittadini, mentre voi oggi vi state voltando dal'altra parte". Lo ha affermato Matteo Renzi nella sua dichiarazione di voto sulle risoluzioni sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Giorgia Meloni va al Consiglio europeo senza una linea, senza sapere da che parte stare, senza aver avuto il coraggio di rispondere a quella frase che lei stessa aveva detto: 'come diceva Pericle la felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio'. Se la felicità e la libertà dipendono dal coraggio, Giorgia Meloni -ha concluso l'ex premier- non è felice, non è libera".