Rinunciare ai fedelissimi Raffaele Marra e Salvatore Romeo, e anche agli assessori Paola Muraro e Raffaele De Dominicis. Usa il pugno duro il direttorio del Movimento 5 Stelle nei confronti della sindaca Virginia Raggi. Che in un primo momento a Beppe Grillo ha detto di essere disposta a seguire le richieste dei vertici del M5s, e poi ha frenato resistendo ai diktat. Oggi nella Capitale sarà una nuova giornata di incontri e c’è attesa per l’arrivo del leader. Quello che è certo è che i consiglieri 5 stelle vedranno la sindaca, mentre i vertici continueranno la riunione interrotta nelle scorse ore. È insomma un vero e proprio braccio di ferro quello in atto a Roma, teatro di polemiche e veleni tutti interni ai 5 Stelle.
Lo scontro è andato in scena con il vertice che alla Camera ha impegnato il direttorio (composto dai deputati Di Battista, Di Maio, Ruocco, Sibilia e Fico) e il mini direttorio del M5s (Perilli, Taverna, Vignaroli e Castaldo) per oltre nove ore. Sotto accusa la gestione del caso Muraro, l’assessora all’Ambiente in Campidoglio che per quasi due mesi ha nascosto di essere indagata dalla procura di Roma. Il membro del direttorio Luigi Di Maio infatti era stato informato a inizio agosto con mail e messaggi dei parlamentari Taverna e Castaldo, ma insieme ai colleghi aveva deciso di aspettare di vedere le carte. “Sei responsabile degli Enti locali eppure non ti sei mai accorto dei problemi, da Quarto fino a Roma”, una delle accuse durante la riunione. Ad attaccarlo soprattutto i parlamentari romani Paola Taverna e Stefano Vignaroli che da una parte ribadiscono di aver informato i vertici e dall’altra continuano a difendere l’assessora all’Ambiente.
Un poker di licenziamenti – Le richieste – anticipate dall’agenzia Adnkronos e confermate al fattoquotidiano.it da fonti interne al M5s – sono arrivate nella tarda serata del 6 settembre dopo quasi dieci ore di riunione dai toni accesi: via i fedelissimi e via anche gli assessori finiti al centro delle polemiche. Si tratta di Marra, vice capo di gabinetto, e Romeo, capo della segreteria politica. Il primo è stato additato come l’autore della lettera inviata all’Anticorruzione che ha poi portato alle dimissioni del capo di gabinetto Carla Maria Raineri. Il secondo, invece, era citato in una missiva spedita alla Raggi dall’ex assessore al Bilancio Marcello Minenna, che definiva “intrinsecamente illegittima” la delibera con cui si decideva la sua nomina.
Ma non solo. Perché il direttorio ha chiesto alla sindaca di ripensare anche alla nomina dell’assessora Paola Muraro. La titolare all’Ambiente ha detto davanti alla commissione Ecomafie di essere a conoscenza da quasi due mesi dell’ indagine per reati ambientali a suo carico, e così ha fatto anche la stessa sindaca, mentre in passato avevano sempre negato: è così che è deflagrato definitivamente il caos all’interno del Movimento.
Una riflessione alla Raggi è stata chiesta anche sul neo assessore al Bilancio Raffaele De Dominicis, ufficializzata soltanto due giorni fa, per sostituire il dimissionario Minenna. L’incarico affidato all’ex magistrato della Corte dei conti è finito al centro delle polemiche dopo i riferimenti fatti dallo stesso De Dominicis, a Pieremilio Sammarco, il titolare dello studio dove ha lavorato la sindaca come avvocato e anche il professore universitario che le ha fatto ottenere nel 2003 il praticantato nello studio Previti (con il quale ha collaborato fino al 2006).
Grillo oggi a Roma. La Raggi resiste al diktat – In un primo momento la sindaca aveva accettato almeno in parte le richieste, poi nella notte il passo indietro. Una la questione fondamentale che interessa Grillo: la defenestrazione di Marra e Romeo che nell’ambiente ormai chiamano “il gatto e la volpe”. All’inizio la Raggi sembrava disposta ad accettare tutti i quattro punti del diktat del direttorio. Poi, però, ha frenato su ogni fronte: dal siluramento di Marra, che vorrebbe solamente spostare d’ufficio, a quello di Romeo, per il quale potrebbe profilarsi un ridimensionamento del ruolo e dello stipendio. Il vice capo di gabinetto Marra a chi gli chiedeva un commento sul suo prossimo licenziamento auspicato dal direttorio: “Chiedete a loro. Prima o poi parlerò anche io“, ha detto, uscendo dal Campidoglio.
Raggi sembra orientata a tenere duro anche sulla defenestrazione dei due assessori, soprattutto dal punto di vista delle modalità: la sindaca, come d’altra parte Vignaroli e Taverna, aspetta di “vedere le carte” sull’indagine a carico di Muraro. Più in generale Raggi non sembra intenzionata a revocare di sua iniziativa le deleghe all’assessore all’ambiente e a De Dominicis. Discorso diverso, invece, se i due si dimettessero. A quel punto gli allontanamenti sarebbero quattro: un poker che suona come un vero e proprio azzeramento in Campidoglio. Il secondo, dato che dalle dimissioni in blocco dell’assessore Minenna, del capo di gabinetto Raineri, dei vertici di Atac e Ama Rettighieri, Brandolese e Solidoro sono passati soltanto cinque giorni.
Muraro, un caso dentro il direttorio: Luigi Di Maio sapeva dell’indagine – Nelle nove ore di incontro a porte chiuse alla Camera è andato in scena un vero e proprio processo a Luigi Di Maio. Il deputato, tra i leader del direttorio e referente degli Enti locali per il Movimento, era infatti a conoscenza dell’indagine a carico dell’assessora Paola Muraro. A informarlo è stata la senatrice Paola Taverna con una mail il 4 agosto scorso, a cui ne è seguita un’altra dell’eurodeputato Fabio Massimo Castaldo in cui si davano i dettagli della situazione giudiziaria dell’ex consulente Ama.
Non c’è solo la mail a inguaiare la posizione di Di Maio. Come riporta Repubblica, c’è uno scambio di messaggi tra il vicepresidente della Camera e due parlamentari del mini direttorio, appunto Taverna e Castaldo. Il 4 agosto sempre, lui scrive: “Quale reato viene contestato alla Muraro?”. E Castaldo risponde: “Attività di gestione dei rifiuti non autorizzata”. Poi Di Maio scrive alla Taverna: “Posso sapere almeno se il 335 è pulito?”. La senatrice risponde: “No”. Dicendo quindi chiaramente che la titolare all’Ambiente è iscritta nel registro degli indagati.
Di Maio all’inizio aveva detto di non essere a conoscenza della situazione. La stessa Raggi aveva provato a salvarlo, garantendo di non averlo avvisato. Proprio Taverna, durante il confronto delle scorse ore, ha attaccato duramente il deputato del direttorio: “Non puoi dare la colpa a noi. E’ finito il tempo dei ragazzini”, ha gridato secondo la ricostruzione di Repubblica. La senatrice insieme al parlamentare Stefano Vignaroli ha anche continuato a difendere Muraro. Quest’ultimo è il grande sponsor della nomina fin dall’inizio (gliel’ha presentata la senatrice Pd Laura Puppato mesi fa) e continua a ritenerla una buona scelta.
Di Maio, schiacciato dalle accuse dei colleghi, ha provato a scusarsi. Secondo alcuni il problema è che fin dall’inizio si sono sottovalutate le conseguenze: il sospetto era che Muraro fosse indagata in seguito a una delle tante denunce ricevute dall’ex presidente di Ama Daniele Fortini e quindi la linea è sempre stata quella di aspettare di “vedere le carte”. Anche ora, nonostante il direttorio chieda un passo indietro della titolare all’Ambiente, si è pronti a trattare perché fino ad oggi, spiegano, “nessuno sa per che cosa è indagata”. Di questa situazione non erano a conoscenza né Beppe Grillo né Davide Casaleggio.