Gli abilitati Tfa devono essere assunti dal Ministero? La battaglia che i vincitori del Tirocinio Formativo Attivo portano avanti da tempo forse è arrivata ad un momento di svolta: per la prima volta il Tar del Lazio ha inserito nelle Graduatorie ad Esaurimento (le liste che danno diritto ad un posto fisso nella scuola) centinaia di ricorrenti. Ancora solo con riserva, ma non era mai successo prima. Anche se la strada è ancora molto lunga, si tratta di un primo spiraglio aperto nelle maglie della normativa del Ministero.
La questione è molto tecnica e nasce dalla creazione da parte dell’ex ministro Mariastella Gelmini dei tanto contestati Tfa, l’unico strumento di abilitazione all’insegnamento esistente in Italia dopo la chiusura delle vecchie scuole di specializzazione Ssis nel 2009. Un canale che riconosce un titolo spendibile per insegnare come supplenti e per avere acceso al concorsone, aperto solo agli abilitati. Ma che non dà diritto di per sé al posto fisso, da guadagnarsi attraverso un altro concorso pubblico. Su questo – va detto – il Ministero è sempre stato chiaro e la situazione non è mai cambiata: quando gli aspiranti docenti si sono iscritti al Tfa – superando una difficile prova d’accesso, spendendo un anno della loro vita e almeno duemila euro dei propri risparmi – sapevano che al termine non sarebbero stati assunti in automatico.
Intanto, però, sono successe molte cose. La sanatoria con cui l’allora ministro Profumo ha elargito l’abilitazione a migliaia di altri docenti che pure non erano stati ammessi al Tfa, riconoscendo loro il valore del servizio prestato nelle scuole. Poi il piano straordinario voluto da Matteo Renzi e Stefania Giannini, che ha stabilizzato tutti i precari storici, escludendo i più giovani abilitati (spesso anche più qualificati dal punto di vista dei titoli). Infine l’ultimo concorsone, che sta sottoponendo nuovamente i docenti abilitati a delle prove simili a quelle già superate, bocciandone però un numero molto superiore alle attese. Per questo da tempo i cosiddetti “tieffini” – che continuano a chiedere un “doppio canale” di assunzione al Ministero – si sono rivolti anche ai tribunali per vedersi riconosciuti i loro diritti. Basandosi essenzialmente su un presupposto: in passato un corso-concorso praticamente identico al Tfa (le vecchie Ssis) ha garantito l’accesso alle Graduatorie ad Esaurimento, da cui il Miur distribuisce ogni anno le cattedre disponibili.
L’orientamento dei giudici (in particolare del tribunale amministrativo) in generale è sempre stato negativo: con l’eccezione di qualche accoglimento sporadico dal Consiglio di Stato e dal Giudice del lavoro, senza ulteriori sviluppi, i ricorsi erano stati tutti respinti. Adesso qualcosa potrebbe cambiare: il Tar del Lazio ha ammesso con riserva nelle graduatorie chi aveva presentato ricorso. Si tratta ancora di una misura che dovrà essere discussa nel merito a partire dal prossimo 20 ottobre. Ma la portata qualitativa e quantitativa (si parla di centinaia di ammessi) del provvedimento apre una breccia nel muro del Ministero.
“È un passo importante, perché non era mai successo prima e perché ribalta la prospettiva: adesso dovrà essere il Miur ad appellarsi al Consiglio di Stato”, spiega l’avvocato Sirio Solidoro, che sta curando il contenzioso. “Gli abilitati Tfa meritano di essere assunti perché hanno superato delle prove e lo stesso titolo in passato ha già portato all’assunzione. Da oggi siamo un po’ più vicini al traguardo”. Tanti “tieffini” potrebbero arrivarci comunque da soli: chi ha partecipato al Concorsone 2016, e lo ha vinto, potrebbe essere stabilizzato già a settembre. Altri, però, non ce l’hanno fatta. E altri ancora ce ne saranno presto: nei prossimi mesi verrà bandito un terzo ciclo di Tirocinio, dopo che i primi due hanno sfornato circa 30mila abilitati. E questo nonostante il governo abbia già deciso che il Tfa è uno strumento sbagliato, da sostituire con un nuovo corso-concorso abilitante con apprendistato. Che ovviamente darà diritto all’assunzione. Come accadeva prima del Tfa, e accadrà dopo il Tfa. Praticamente per tutti, tranne che per i “tieffini”.
Twitter: @lVendemiale
Scuola
Scuola, il Tar dà ragione ai Tfa: centinaia di abilitati in graduatoria (con riserva)
La questione è molto tecnica e nasce dalla creazione da parte dell’ex ministro Gelmini dei tanto contestati Tfa, l’unico strumento di abilitazione all’insegnamento esistente in Italia dopo la chiusura delle vecchie scuole di specializzazione Ssis nel 2009
Gli abilitati Tfa devono essere assunti dal Ministero? La battaglia che i vincitori del Tirocinio Formativo Attivo portano avanti da tempo forse è arrivata ad un momento di svolta: per la prima volta il Tar del Lazio ha inserito nelle Graduatorie ad Esaurimento (le liste che danno diritto ad un posto fisso nella scuola) centinaia di ricorrenti. Ancora solo con riserva, ma non era mai successo prima. Anche se la strada è ancora molto lunga, si tratta di un primo spiraglio aperto nelle maglie della normativa del Ministero.
La questione è molto tecnica e nasce dalla creazione da parte dell’ex ministro Mariastella Gelmini dei tanto contestati Tfa, l’unico strumento di abilitazione all’insegnamento esistente in Italia dopo la chiusura delle vecchie scuole di specializzazione Ssis nel 2009. Un canale che riconosce un titolo spendibile per insegnare come supplenti e per avere acceso al concorsone, aperto solo agli abilitati. Ma che non dà diritto di per sé al posto fisso, da guadagnarsi attraverso un altro concorso pubblico. Su questo – va detto – il Ministero è sempre stato chiaro e la situazione non è mai cambiata: quando gli aspiranti docenti si sono iscritti al Tfa – superando una difficile prova d’accesso, spendendo un anno della loro vita e almeno duemila euro dei propri risparmi – sapevano che al termine non sarebbero stati assunti in automatico.
Intanto, però, sono successe molte cose. La sanatoria con cui l’allora ministro Profumo ha elargito l’abilitazione a migliaia di altri docenti che pure non erano stati ammessi al Tfa, riconoscendo loro il valore del servizio prestato nelle scuole. Poi il piano straordinario voluto da Matteo Renzi e Stefania Giannini, che ha stabilizzato tutti i precari storici, escludendo i più giovani abilitati (spesso anche più qualificati dal punto di vista dei titoli). Infine l’ultimo concorsone, che sta sottoponendo nuovamente i docenti abilitati a delle prove simili a quelle già superate, bocciandone però un numero molto superiore alle attese. Per questo da tempo i cosiddetti “tieffini” – che continuano a chiedere un “doppio canale” di assunzione al Ministero – si sono rivolti anche ai tribunali per vedersi riconosciuti i loro diritti. Basandosi essenzialmente su un presupposto: in passato un corso-concorso praticamente identico al Tfa (le vecchie Ssis) ha garantito l’accesso alle Graduatorie ad Esaurimento, da cui il Miur distribuisce ogni anno le cattedre disponibili.
L’orientamento dei giudici (in particolare del tribunale amministrativo) in generale è sempre stato negativo: con l’eccezione di qualche accoglimento sporadico dal Consiglio di Stato e dal Giudice del lavoro, senza ulteriori sviluppi, i ricorsi erano stati tutti respinti. Adesso qualcosa potrebbe cambiare: il Tar del Lazio ha ammesso con riserva nelle graduatorie chi aveva presentato ricorso. Si tratta ancora di una misura che dovrà essere discussa nel merito a partire dal prossimo 20 ottobre. Ma la portata qualitativa e quantitativa (si parla di centinaia di ammessi) del provvedimento apre una breccia nel muro del Ministero.
“È un passo importante, perché non era mai successo prima e perché ribalta la prospettiva: adesso dovrà essere il Miur ad appellarsi al Consiglio di Stato”, spiega l’avvocato Sirio Solidoro, che sta curando il contenzioso. “Gli abilitati Tfa meritano di essere assunti perché hanno superato delle prove e lo stesso titolo in passato ha già portato all’assunzione. Da oggi siamo un po’ più vicini al traguardo”. Tanti “tieffini” potrebbero arrivarci comunque da soli: chi ha partecipato al Concorsone 2016, e lo ha vinto, potrebbe essere stabilizzato già a settembre. Altri, però, non ce l’hanno fatta. E altri ancora ce ne saranno presto: nei prossimi mesi verrà bandito un terzo ciclo di Tirocinio, dopo che i primi due hanno sfornato circa 30mila abilitati. E questo nonostante il governo abbia già deciso che il Tfa è uno strumento sbagliato, da sostituire con un nuovo corso-concorso abilitante con apprendistato. Che ovviamente darà diritto all’assunzione. Come accadeva prima del Tfa, e accadrà dopo il Tfa. Praticamente per tutti, tranne che per i “tieffini”.
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‘In Ucraina è guerra per procura’: a dirlo è il segretario di Stato Usa Marco Rubio. E il Cremlino plaude
Politica
Tajani: “L’Italia non userà fondi di coesione per comprare armi”. Si spacca il Pd: chi sta con Schlein
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "In un mutato e minaccioso quadro internazionale, il piano Ue per la difesa è per i Socialisti e Democratici europei un primo importante passo per assicurare il necessario sostegno all’Ucraina e la sicurezza dei nostri cittadini. A Bruxelles siamo al lavoro perché dal Parlamento venga una spinta forte nella direzione della condivisione e del coordinamento degli investimenti, verso una vera difesa comune europea". Lo scrive sui social l'eurodeputato Pd, Giorgio Gori.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "La linea del Partito Socialista Europeo è chiara, netta ed inequivocabile: il ReArm Europe è un atto iniziale importante per la creazione di una difesa comune europea". Lo scrive la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno del Pd, sui social.
"Non c’è nessuna rincorsa bellicista, nessuna distruzione del welfare e di quanto con fatica abbiamo costruito dopo la pandemia ma solo la necessità di rendere più sicuro il nostro continente e le nostre democrazie. Cosi come fu per il NextGenerationEu siamo davanti ad una svolta storica per l’Unione Europea che punterà su indipendenza strategica, acquisti comuni e innovazione".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “Per la difesa europea servono investimenti comuni in sicurezza, una sola politica estera, economia forte e società coesa, serve un vero salto di qualità verso gli Stati Uniti d’Europa. Di fronte alle minacce che si profilano bisogna sostenere le nostre capacità di difesa nel modo più credibile, senza frammentare le spese tra gli Stati e neanche dando ancora soldi all’America come vorrebbe Trump. Il punto di vista portato dalla segretaria Schlein al vertice del Pse è stato ascoltato ed è positivo l’accordo dei socialisti europei sui fondi di coesione. Il Pd indica una strada di fermezza, consapevolezza e responsabilità sociale, senza farsi distrarre da alcun richiamo”. Lo dichiara Debora Serracchiani, componente della segreteria nazionale del Partito democratico.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Decidere maggiori investimenti per rendere più sicuro e protetto il nostro continente è una scelta non più rinviabile. La difesa europea è un pilastro fondamentale della nostra autonomia strategica. Non possiamo avere tentennamenti su questo obiettivo. La discussione non è sul se, ma sul come arrivarci". Così Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione Esteri e Difesa a Palazzo Madama.
"In questi giorni i nostri a Bruxelles stanno facendo un lavoro prezioso per evitare che si utilizzino i fondi di coesione per finanziare spese militari e per incentivare, attraverso gli strumenti europei vecchi e nuovi, le collaborazioni industriali e gli acquisti comuni fra Paesi Europei, l’interoperabilità dei sistemi e i programmi sugli abilitanti strategici (spazio, cyber, difesa aerea, trasporto strategico). In questo quadro, va salutato positivamente che dopo il Next Generation si consolidi l’idea di emettere debito comune per finanziare un bene pubblico europeo come la difesa".
"Anche perché sarà per noi meno complicato continuare la nostra battaglia per estenderlo agli altri pilastri dell’autonomia strategica, a partire dalle politiche per accompagnare la transizione ecologica e digitale. Un passo importante quindi, come sottolineato dal nostro gruppo a Bruxelles, a cui certamente ne dovranno seguire altri se si vuole davvero rafforzare la nostra difesa comune”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "L’Unione Europea si trova a un bivio: o si presenta unita o rischia la marginalità politica. La guerra in Ucraina, e l’attuale voltafaccia americano, hanno reso evidente l’urgenza di una politica di difesa comune che non può essere frenata dagli interessi delle singole nazioni". Così l'eurodeputato Pd, Pierfrancesco Maran. "Una Difesa progressivamente comune perché, agendo come 27 eserciti nazionali, rischiamo l’impotenza".
"Oggi è necessario un passaggio di fase che aumenti gli investimenti volti a garantire una deterrenza da nuova aggressioni russe dopo il disimpegno americano ma anche a rendere più omogenea la difesa europea, con forniture simili, riducendo le duplicazioni di spese tra paesi e le inefficienze. L’Unione Europea deve dotarsi di una propria architettura di sicurezza, capace di garantire responsività e affermarsi come attore decisivo nello scenario internazionale".
"L’iniziativa della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, al di là del nome infelice 'RearmEU', è un primo passo in questa direzione. Va tuttavia integrata e sviluppata identificando con chiarezza quali sono le linee di spesa utilizzate, in che modo questo aiuto può supportare immediatamente l’Ucraina, come si intende sostenere una crescente produzione industriale europea nell’ottica di arrivare ad una vera interoperabilità e difesa comune".
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Penso che sia l’ennesimo episodio di antisemitismo che vuole legare la guerra in Medio oriente all’insulto alla memoria della Shoah. È terribile". Lo dice all'Adnkronos il segretario di Sinistra per Israele Emanuele Fiano a proposito del ritrovamento nel cantiere del museo della Shoah a Roma di escrementi, una testa di maiale e scritte che ricordano i morti a Gaza oltre ad alcuni volantini pro Palestina sono. Sull'episodio indaga la Digos.
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "La sinistra". Lo scrive su Twitter il senatore del Pd Filippo Sensi rilanciando un post di Pedro Sanchez in cui, a margine del Consiglio europeo straordinario, il premier spagnolo tra l'altro dice: "Oggi dobbiamo mandare un messaggio chiaro ai cittadini: l’Europa è molto più potente di quanto pensiamo. Nessuno minaccerà la nostra pace, la nostra sicurezza o la nostra prosperità".