Niente da fare, i verbali completi dei cda di Arexpo continuano a rimanere chiusi a chiave in un cassetto. Nessuna intenzione di togliere il segreto. Per questo la consigliera lombarda del M5S Silvana Carcano ha scritto una lettera a Giovanni Azzone, il presidente della società proprietaria dei terreni su cui si è svolto Expo. Lo stesso Azzone che è anche rettore del Politecnico di Milano e che negli ultimi giorni è stato scelto dal premier Matteo Renzi per guidare Casa Italia, il piano lanciato dal governo per la prevenzione delle conseguenze dei terremoti.
È da mesi che a suon di istanze di accesso agli atti depositate in regione Lombardia, principale socio di Arexpo insieme al comune di Milano, il M5S sta cercando di recuperare il verbale del cda che si è tenuto il 17 marzo. Una riunione convocata nel mezzo di un periodo cruciale, perché erano i giorni in cui si discutevano le mosse del governo per entrare nel capitale sociale di Arexpo e contribuire così ai progetti del post Expo. E perché in quel periodo si doveva trovare un accordo economico con Expo che, grazie al pagamento delle infrastrutture realizzate sul sito e lasciate in eredità ad Arexpo, contribuisse a ridurre il rosso di bilancio della società guidata fino a febbraio dall’attuale sindaco di Milano Giuseppe Sala.
Ma su che cosa si sia deciso nel corso di quella riunione rimane il mistero, visto che l’unico documento recapitato in questi mesi al M5S è stata una copia del verbale talmente piena di omissis da essere incomprensibile. Persino tutti i punti all’ordine del giorno sono stati sbanchettati, a parte uno. Per questo Carcano si è rivolta al Difensore regionale, un’autorità indipendente prevista dalle norme lombarde per tutelare gli interessi dei cittadini. E il Difensore regionale, a fine giugno, le ha dato ragione, invitando Arexpo “a consegnare la documentazione richiesta in formato integrale”. Ma da allora non è arrivato nulla.
E nemmeno è servito un incontro nella seconda metà di luglio tra la consigliera e il prefetto di Milano Alessandro Marangoni che è stato informato, oltre che della mancata firma da parte di Arexpo del protocollo di legalità per le gare di appalto, proprio del rifiuto della società di rendere disponibile il verbale del cda. Di qui la lettera che Carcano ha inviato il 6 settembre ad Azzone, per sollecitare “l’invio immediato” della documentazione richiesta.
Ma Arexpo, contattata da IlFattoQuotidiano.it, fa sapere che “la società ha risposto alle deduzioni del Difensore regionale inviando, in accordo con l’avvocatura regionale, una serie di controdeduzioni. Tra le altre cose, la società ha spiegato che consentire l’accesso al verbale di un cda comporta il rischio che alcune notizie riservate possano diventare pubbliche e così danneggiare la società nel momento in cui sono in corso trattative con altri soggetti”.
Intanto i progetti per il post Expo, tra cui il centro di ricerca Human Technopole voluto da Renzi, sono ancora al palo. Azzone ha confermato che settimana prossima sarà presentata una bozza delle linee guida del progetto, in modo da avviare a breve una gara per il masterplan, che a questo punto non sarà pronto prima della primavera del 2017. In questi giorni inoltre, secondo quanto riportato dal Sole 24 ore, Arexpo si trova a dover affrontare un “braccio di ferro” con le banche finanziatrici, tra cui Intesa Sanpaolo e Bpm, per la rinegoziazione di una tranche della linea di credito da 160 milioni concessa nel 2013.
Novanta milioni sono già stati utilizzati, mentre sui restanti 70 è in corso una ridefinizione delle condizioni del prestito dal momento che Arexpo ha cambiato il proprio statuto per diventare società sviluppatrice del post Expo, da semplice proprietaria delle aree che era, ed è in attesa dell’ingresso del governo nel capitale sociale. Tale ingresso, che garantirà alla società 50 milioni di euro, è stato annunciato ormai un anno fa, ma non ancora avvenuto (la definizione del valore delle quote da parte del perito del tribunale dovrebbe arrivare nelle prossime settimane).
In attesa che alla liquidità della società contribuisca anche quanto deve essere recuperato per gli extra costi di bonifica dai vecchi proprietari dei terreni, tra cui la famiglia Cabassi e Fondazione Fiera, che è anche socio di Arexpo. Un obiettivo da perseguire anche in tribunale: “Avvieremo una causa entro fine settembre”, ha promesso a maggio l’amministratore delegato Giuseppe Bonomi.
@gigi_gno