“Non sappiamo neppure noi quanto verrà a costare la gestione del Mose. Soltanto con la messa in acqua delle paratoie e con la sperimentazione lo potremo accertare al cento per cento”. Papale papale, uno dei commissari straordinari subentrati – dopo gli scandali – nella gestione del Consorzio Venezia Nuova, ammette che se l’impegno è quello di completare l’opera, la parte operativa, soprattutto da un punto di vista economico, rimane un grande punto interrogativo. Non sono bastati decenni di discussioni e progetti, più di 5 miliardi di euro impegnati dallo Stato per salvare Venezia e la laguna dalle acque alte, per rispondere a un interrogativo che è cruciale in un’epoca di crisi e di vacche magre.

Luigi Magistro è stato catapultato a Venezia, insieme all’avvocato Giuseppe Fiengo e al professor Francesco Ossola, dopo gli arresti dei vertici del Consorzio Venezia Nuova e di decine tra politici e funzionari veneti, a causa di uno scandalo senza precedenti. E nel giorno in cui illustra l’arrivo delle prime 4 paratoie prodotte in Croazia (sulle ultime 57 commissionate), spiega a ilfattoquotidiano.it che dopo le inchieste, le segnalazioni da parte dei commissari alla magistratura e all’Autorità nazionale anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone, è venuto il momento di “voltare pagina”.

Rispetterete il cronoprogramma?
“L’impegno è di ultimare le barriere per il giugno 2018. La logica del commissariamento prevedeva, al di là delle situazioni illecite venute alla luce, di raggiungere questo obiettivo”.

Chi si occuperà della gestione?
“A partire dal 2018 è previsto un periodo sperimentale di tre anni che vedrà impegnato il Consorzio Venezia Nuova nella messa a punto. Poi la gestione spetterà a un soggetto terzo”.

Verrà individuato con una gara europea?
“Certamente, ci sarà un bando per la gestione di un’opera straordinaria e di portata innovativa. Ma sarà la fase sperimentale a dare indicazioni sulle esigenze di manutenzione e gestione. E quindi anche dei costi”.

Un anno fa il ministro Del Rio aveva dichiarato che si stavano “mettendo in piedi” le prime stime. Quanto ci costerà il Mose?
“Come ho detto, sono previsti tre anni di gestione sperimentale. Prima di quella data, ovvero entro il 2017, sarà il Cvn a effettuare una stima dei costi. E durante il triennio i rimborsi della gestione avverranno a piè di lista. Non vi sarà produzione di utili”.

Ma avrete qualche parametro indicativo.
“Si sentono tante cifre, ma alcune mi sembrano davvero eccessive…”.

Si riferisce agli 80 milioni annui finiti sui giornali negli ultimi mesi?
“Non abbiamo ancora individuato gli ordini di grandezza perché una stima precisa non è possibile finché non si inizierà a gestire operativamente il Mose. Di sicuro non saranno centinaia di milioni, non saranno cifre stratosferiche”.

Ma il punto interrogativo rimane.
“Certo. Basti pensare alla reazione dei materiali alla permanenza in acqua. Soltanto la realtà ci potrà dare una risposta al 100 per cento”.

I primi problemi sono già emersi a maggio, con due paratoie.
“Si è trattato di una prova di sollevamento, dopo un periodo lungo di inattività. Un’altra prova è prevista la prossima settimana. A Treponti si è registrata una presenza di sedimenti superiore a quella attesa che ha causato i problemi anche nella fase di rientro in sede delle paratoie. E’ un tema che abbiamo approfondito subito. In quella zona sarà richiesta una maggiore pulizia”.

E nelle altre bocche di porto?
“Sono notizia di oggi i risultati delle verifiche a Malamocco e Chioggia. Lì il fenomeno dei sedimenti non si è presentato e questo fa ben sperare per il futuro”.

Proprio le paratoie dovranno essere tirate fuori ciclicamente, nell’arco di cinque anni, per essere ripulite. Sarà un costo notevole.
“Verranno portate all’Arsenale dove subiranno una lavorazione di ripulitura e riverniciatura, ovvero una manutenzione ordinaria. Quella straordinaria è prevista in periodi molto più lunghi”.

Quanto pesa il Consorzio Venezia Nuova ora che la gestione è in mano ai commissari?
“Nulla, perché noi siamo subentrati al Consorzio anche da un punto di vista amministrativo. E le decisioni spettano a noi. Ma è evidente che esiste una forma di interlocuzione con i consorziati, che sono numerosi e vengono messi al corrente delle decisioni. Anche perché i soci rispondono economicamente delle scelte”.

I commissari si occupano anche di sottoporre a verifica la gestione nell’era di Giovanni Mazzacurati, durante la quale sono proliferate le tangenti.
“Di quello che abbiamo scoperto e scopriamo anche oggi informiamo puntualmente il prefetto di Roma, l’Autorità anticorruzione, se necessario la magistratura e la Guardia di Finanza. Teniamo relazioni trimestrali molto dettagliate”.

Quali anomalie avete scoperto?
 “Quelle penali hanno dato corso alle inchieste e le conoscono tutti. Al nostro arrivo di anomalie ce n’erano non poche. Sono state tutte segnalate”.

Di che natura sono?
“Sia tecnica, che gestionale. Ma mi lasci dire una cosa…”.

Dica.
“Io spero che le scoperte di questo genere siano finite, anche se non posso escluderlo. D’altra parte è dal 2010 che la Finanza è qui e molti fatti cominciano a essere coperti dalla prescrizione. Sul passato si è scavato in modo approfondito. Credo che sia arrivato il momento di voltare pagina, ovvero di realizzare quest’opera. Miliardi e miliardi stanno sott’acqua, è venuto il momento di dare a Venezia e a tutta la collettività un’opera straordinaria. Adesso, dopo un periodo un po’ buio si inizia finalmente a vedere la luce”.

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